Aula di Lettere

Aula di Lettere

Percorsi nel mondo umanistico

Sezioni
Accad(d)e che
Come te lo spiego
Interventi d'autore
Il passato ci parla
Sentieri di parole
Nuovo Cinema Paini
Storia di oggi
Le figure retoriche
Gli antichi e noi
Idee didattiche digitali
Le parole dei media
Dall'archivio
Tutti i temi del mese
Materie
Italiano
Lettere classiche
Storia e Geografia
Filosofia
Storia dell'arte
Scienze umane
Podcast
Chi siamo
Cerca
Accad(d)e che

40 anni dalla morte di Hannah Arendt

leggi
Moriva il 4 dicembre 1975 , una delle figure intellettuali più importanti nel panorama filosofico e teorico del Novecento. Nata in Germania nel 1906, di origini ebraiche, fu costretta a lasciare il suo paese per via delle persecuzioni naziste e dal 1937 le fu ritirata la cittadinanza tedesca. Rimase così apolide fino al 1951, quando ottenne la cittadinanza statunitense.
Clicca qui per leggere un "come te lo spiego" di Claudio Fiocchi dedicato agli apolidi in cui si parla anche di Hannah Arendt
All'Università fu allieva di due importanti filosofi tedeschi come Karl Jaspers, che fu il suo relatore di tesi di laurea, e Martin Heidegger, che fu per lei maestro e fonte di ispirazione intellettuale. Con Heidegger intrattenne anche un rapporto amoroso, interrotto anche per via dell'adesione di Heidegger al nazismo. Dopo la guerra i due si riavvicinarono. Le opere più importanti di Arendt sono incentrate sulla politica: Vita activa. La condizione umana (1958) riprende alcuni concetti centrali nella filosofia politica aristotelica e analizza come le società contemporanee abbiano perduto quel carattere propriamente politico di partecipazione attiva del cittadino alla vita pubblica (in greco "praxis") per incentrarsi maggiormente sul privato, in particolare sul lavoro e sulla produzione, delegando ad apparati burocratici la gestione della cosa pubblica. Fra le opere più celebri di Arendt occorre ricordare anche La banalità del male, pubblicato nel 1963, che Arendt scrisse dopo aver seguito il processo Eichmann in qualità di inviata per il settimanale New Yorker. In esso Arendt cerca di indagare, descrivere e comprendere il male assoluto del nazismo e dei totalitarsmi (argomento affrontato anche nell'opera L'origine dei totalitarismi del 1951). Le azioni criminali di Eichmann e degli altri gerarchi non erano le azioni di uomini mostruosi e demoniaci: erano uomini normali, Eichmann era un uomo normale, troppo normale. La banalità del male si trovava nell'incapacità di rendersi conto di quello che si stava compiente. Eichmann era talmente asservito a quella che per lui era normalità da non essere capace di pensare cosa stesse facendo, quali fossero le sue azioni e le conseguenze da esse derivate.
La banalità del male è stato oggetto di un "come te lo spiego" qui su Aula di Lettere scritto da Claudio Fiocchi. Clicca qui per leggerlo
Hannah Arendt morì a New York per un arresto cardiaco il 4 dicembre 1975. Crediti immagini: Apertura: targa celebrativa dedicata ad Hannah Arendt. Di ptwo, su flickr. Link Box: francobollo celebrativo dedicato dalle Poste Tedesche ad Arendt. Link  
Stamp_Hannah_Arendt
8753668688_813de5c975_k

Devi completare il CAPTCHA per poter pubblicare il tuo commento