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Adesso ci tocca diventare grandi

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Mi viene sempre in mente una cosa che disse Anton Čechov a proposito di Tolstoj, ovvero che, in qualche modo, l’esistenza del grande vecchio della letteratura, anziché angosciarlo, anziché farlo sentire piccolo, lo metteva tranquillo. Il fatto che, da qualche parte, Tolstoj fosse vivo e portasse in giro la sua barba bianca era per Čechov sinonimo di serenità: «Tolstoj ha scritto per tutti» diceva Čechov, e noi possiamo permetterci di non scrivere, di non pensare, perché lo fa lui per tutti noi. Si carica da solo, sulle sue spalle di vecchio, tutta la responsabilità e il peso di essere uno scrittore e un pensatore e una guida. Credo sia questo che, più o meno inconsciamente, pensavamo tutti di Umberto Eco. Da qualche parte, Eco esisteva, ed esistevano le sue due immani biblioteche – quella domestica e quella contenuta nella sua testa. Potevamo permetterci di essere infantili, di non sapere tutto, di non avere voglia di approfondire un argomento, perché lo aveva approfondito e con ogni probabilità ne aveva scritto il professor Eco. Era, nel nostro immaginario, l’uomo che sapeva tutto. Naturalmente, non è così: uno che sa tutto, a 84 anni non continua a studiare e a comprar libri nel centro di Milano. Però, in qualche modo, Eco era l’icona dell’uomo dei libri, colui che conosce ogni cosa e che sa andare a trovare quello che non sa. Questa era, tra parentesi, una delle sue definizioni preferite di cultura: essa non equivale a sapere, ma a sapere dove cercare. Ci si rivolgeva a Eco come al nonno a cui si chiede che cosa dobbiamo pensare o, almeno, di darci uno spunto, una pietra di paragone sui cui fondare il nostro pensiero. E si tornava a lui ogni volta che si voleva una chiave o un contradditorio per decrittare il mondo che ci sta attorno. Sono convinto, da sempre, che Eco sia stato molto più grande come teorico e pensatore che come scrittore. Il nome della rosa è uno splendido meccanismo, un lungo trattato di semiotica mascherato: è avvincente, è dottissimo, è comico e tragico, mescola Borges e Conan Doyle, pesca nella Yourcenar e in Pomilio, è una mappa concettuale del sapere occidentale basata sull’ordo di San Tommaso. Il pendolo di Foucault, anziché giocare sulla carta della leggibilità, rilancia e si presenta come un’opera pesante, eruditissima, che non concede tregua al lettore medio. Poi la vena narrativa (se così si può dire) si sgonfia, L’isola del giorno prima, Baudolino, La misteriosa fiamma della regina Loana, Il cimitero di Praga, Numero zero hanno ognuno qualcosa in meno del precedente, mostrano in modo sempre più evidente la teoria che li sottende, il gioco erudito, la penna del narratore non trasfigura più le letture dell’intellettuale, ma le combina, ci gioca. I libri sono via via meno belli, meno importanti. Non era così per i saggi; ancora in età senile, aveva proposto libri compilativi – dove il suo contributo di studioso era ridotto all’osso – ma straordinari: io rileggo (e riguardo) spesso Vertigine della lista, un libro illustrato del 2009 in cui Eco dava sfogo a una delle sue grandi passioni: gli elenchi, le liste, le accumulazioni. Vertigine è un lungo catalogo di cose, oggetti, animali, persone raccolte nel corso della storia della cultura occidentale in interminabili elenchi. Il mondo è troppo vasto per essere descritto, lo si può soltanto mettere in ordine ed elencare. Così, elenco anch’io le opere di Eco che mi sono rimaste: Lector in fabula, il complicato La struttura assente, forse il suo primo libro di ricerca semiotica, Opera aperta, con il saggio sulle Poetiche di Joyce, e Le forme del contenuto, che contiene Generazione di messaggi estetici in una lingua edenica – un saggio di linguistica geniale, rigoroso eppure divertito, in cui si immagina la lingua parlata da Adamo ed Eva, il loro processo di apprendimento del linguaggio in unità semantiche e la formazione di messaggi estetici. Poche ore prima di Eco, nello stesso 19 febbraio, è morta Harper Lee. Anche lei, che pure ha vissuto lontano, è stata qualcuno con cui siamo venuti grandi. Ha scritto in pratica un solo libro, Il buio oltre la siepe, una storia cupa, ambientata nell’America più profonda e violenta, dove l’odio razziale è il motore dei rapporti tra le persone e le classi. Il romanzo, e il film che ne è stato tratto, sono stati e continuano a essere un paradigma e una tappa obbligata per tutti i lettori occidentali. Tutti (o quasi) hanno letto Il buio oltre la siepe come tutti (o quasi) hanno letto Se questo è un uomo, Pinocchio, Il piccolo principe, Il vecchio e il mare, 1984: esistono insomma delle opere che sono patrimonio di tutti, e una tappa obbligata nella formazione di ciascun adolescente. Lo scorso anno (suscitando qualche polemica, visto che Lee era da tempo ricoverata in una casa di riposo e, pare, non avesse intenzione di pubblicare alcunché), è stato pubblicato in tutto il mondo Va’, metti una sentinella, un romanzo che, pare, è stato scritto prima del Buio, ed è stato rifiutato dagli editori di allora e “ritrovato” oggi. In questo romanzo tornano, di vent’anni più vecchi, i protagonisti del Buio oltre la siepe. Anche Ida Magli se n’è andata. Proprio ieri, il 21 febbraio. Era nata nel 1925: era un’antropologa che aveva lavorato a lungo sulla condizione femminile, sui rapporti di potere tra i sessi nella società occidentale. Aveva messo in relazione il sesso e il potere, aveva studiato il matriarcato e il senso del sacro in opere che rimarranno come Matriarcato e potere delle donne (1978), Gesù di Nazareth. Tabù e trasgressione (1982), Sesso e potere: la gogna della Santa Inquisizione multimediale (1998). La generazione dei vecchi – dei nati tra gli anni Venti e Trenta del Novecento – ci sta insomma abbandonando. Con essa, sta scomparendo quel pezzo di umanità i cui libri ci hanno formato, ci hanno accompagnato e sono stati dei momenti imprescindibili del nostro percorso culturale, estetico e politico. Intendo dire che, per ragioni che non è questo il momento di analizzare, stanno scomparendo tutte quelle figure che, ciascuna a suo modo, ha costituito un pilastro, un patrimonio comune. Sempre meno spesso accade che il pensiero e i libri di un autore diventino qualcosa che accomuna tutti e che tutti educa. I grandi vecchi sono rimasti in pochi. Adesso tocca a noi diventare grandi. Crediti immagini: Apertura: Umberto Eco in una foto di Blaues Sofa da flickr; Harper Lee in una foto della Casa Bianca in occasione della premiazione della Medaglia Presidenziale della Libertà tratta da Wikipedia; Ida Magli in una foto ANSA tratta da un articolo di La Stampa
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