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Lavorare, con passione e fiducia

Benedetta Bruzziches, Giulio Xhaet e Maria Letizia Gardoni sono tre giovani imprenditori italiani che hanno partecipato al TEDxIED dedicato al tema “Giovani.Italiani.Lavorano”. Elisabetta Tola analizza i tre stili comunicativi e le differenti strategie, tutte ugualmente capaci di aggirare le banalità e capaci di risultare molto efficaci
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Il lavoro visto da una prospettiva giovane e convinta

Sono giovani, sono italiani e lavorano. Con successo e determinazione. Innovando e cercando strade diverse senza arrendersi alla narrazione che dice che l’Italia non è proprio un paese per giovani. Nel febbraio 2014 a Milano l’Istituto Europeo di Design, lo IED, ha organizzato in collaborazione con TED, un TEDxIED dedicato al tema “Giovani.Italiani.Lavorano” in cui a raccontare la propria visione del mondo del lavoro sono stati proprio i giovani, imprenditori e artigiani. Tutti i video della giornata sono visibili sul sito dell’evento. Ci sono naturalmente anche interventi di esperti, economisti, docenti IED. M a quelli che vogliamo citare qui sono i discorsi dei protagonisti, dei giovani.  

La passione e l’esperienza delle generazioni passate. Dove ogni borsa è una favola

Il primo esempio cui guardiamo è quello di Benedetta Bruzziches, designer e creatrice di borse che dopo aver studiato e aver girato il mondo torna al proprio paesino natale, Caprarola, in provincia di Viterbo, e fonda una azienda che oggi esporta in tutto il mondo. Il discorso di Bruzziches non rientra in nessuno degli schemi retorici che abbiamo tante volte discusso qui. Ma gioca su un altro piano: quello dell’esperienza diretta, della passione, della volontà di raccontare un’ispirazione e una idea, le sue. Bruzziches non punta su un eloquio particolarmente sofisticato ma riesce a trasmettere una visione genuina. Racconta di una vera e propria filosofia di vita che si ispira ai valori del made in Italy. E il motivo per cui, in ogni caso, è bello ascoltarla è che si capisce che non si tratta di riferimenti teorici utilizzati ad arte. Bruzziches è davvero riuscita a costruire una esperienza innovativa che muove da un recupero dell’artigianato e si lega alla cultura sociale e locale da cui proviene. Al di là del fatto che il discorso in questo caso non segue tutte le indicazioni dell’oratoria e non ha un ritmo e un registro impeccabile, la designer riesce a tenere il suo pubblico attento e coinvolto perché è un po’ come se lo invitasse direttamente a casa propria. Fa nascere una reale curiosità nei confronti della sua realtà perché riesce a richiamare nella mente di chi ascolta immagini che sono a metà tra la memoria e l’immaginario di cosa è bello, familiare, di un pezzetto del passato di tutti noi. Ma non lo lascia nel passato, non è nostalgica. Anzi, segna una differenza proprio nel dimostrare che da quel passato può venire una innovazione che si traduce in ricchezza, in opportunità anche per altri giovani che scelgono di lavorare e condividere questa nuova esperienza artigiana con lei. Passione, dunque, ma con una precisa capacità imprenditoriale. E un certo grado di carisma. Che comunicativamente è un ingrediente che funziona, sempre.

La concretezza e la capacità di tradurre in esempi delle idee astratte

C’è poi il caso di Giulio Xhaet, mezzo italiano e mezzo belga, che si occupa di formazione. Xhaet in modo molto diretto entra subito nel merito delle nuove opportunità professionali che nascono dall’innovazione digitale, dai talenti che devono essere formati ed espressi e da un nuovo codice umanistico che può effettivamente aprire la strada a queste nuove professioni intrecciandosi e integrandosi con il codice informatico. Detto in altri termini, e Xhaet lo chiarisce subito, si parla qui delle trasformazioni e opportunità che nascono dalla trasmigrazione in ambiente informatico delle professioni più tipiche del mondo creativo. Designers, giornalisti, scrittori, ma anche psicologi, sociologi e altre figure ben caratterizzate nel mondo pre-informatico trovano, con Internet, una serie di strade nuove. Xhaet però non è uno dei tanti profeti della rete che ne canta in modo incondizionato le lodi. La forza del suo discorso sta nell’essere molto concreto e nel fare esempi ben calati nella realtà. A ogni opportunità che cita lega un esempio concreto: cosa cambia per quella specifica figura professionale nel passaggio al mondo digitale? Quale elemento fa sì che quella potenzialità possa convertirsi concretamente in un lavoro? Xhaet ha un modo di parlare molto diretto, non si nasconde dietro i tanti luoghi comuni che circondano il mondo digitale, non indulge nemmeno nelle terminologie specifiche di cui molti abusano quando si riferiscono al Web e a tutto quello che lo caratterizza. Il suo intervento non è tanto di testimonianza né di matrice teorica ma invece ha l’impronta caratteristica di quei discorsi che si riconoscono in quanto utili, che lasciano elementi precisi cui fare riferimento, che danno uno spunto per agire e per formulare ipotesi concrete di lavoro.  

Guardare all’agricoltura da una prospettiva completamente rinnovata

Il terzo e ultimo esempio che facciamo è quello di Maria Letizia Gardoni. Il suo discorso nasce dalla voglia di condividere e argomentare le ragioni della sua scelta: quella di diventare una imprenditrice agricola di prima generazione. Non il caso dunque di ritorno alla terra tipico di chi già ha in famiglia una tradizione, magari accantonata da una o due generazioni che si sono dedicate ad altre professioni negli ultimi decenni, ma proprio una scelta ex novo che fa appello a una serie di ragioni di contesto e di opportunità. Quello che colpisce nel discorso di Gardoni è in primo luogo il modo in cui si pone, certo molto lontano dall’idea di imprenditrice agricola che normalmente ripeschiamo nel nostro immaginario. Non è la discendente di una famiglia di grandi proprietari terrieri ma non usa nemmeno tutti quei riferimenti e codici tipici di chi il ritorno alla terra lo fa per motivi fortemente ideologici, di nostalgia di una cultura e modus vivendi che non c’è più. Di una certa visione new age, per dire, o di chi vuole esplicitamente evidenziare una visione antagonista e contro cultura. La Gardoni invece si propone come una nuova figura di imprenditrice agricola. Competente, capace di proporre anche una contestualizzazione storica che spiega come sia cambiato il ruolo e il mondo dell’agricoltura italiana in questi decenni. Un discorso lineare, forse non così sorridente e coinvolgente come potremmo aspettarci da qualcuno che sceglie per passione di avviare questo lavoro certo non semplice. Ma se lo stile non è così caldo, il discorso scorre, gli esempi sono calzanti, le questioni esposte in modo lineare. Un discorso chiaramente ben preparato, preciso, che non lascia molto all’improvvisazione. Un discorso efficace, perché consente a chi ascolta di guardare con occhio nuovo una realtà che difficilmente trova posto sul palco quando si parla di innovazione e di creatività. Chef a parte, naturalmente. Ma il bello qui è che per una volta sentiamo parlare di cibo senza che ci tocchi necessariamente ammirare un piatto ben decorato e pronto alla degustazione. Di esempi di discorsi sul lavoro fatti da giovani con strumenti e modalità accattivanti in questo TEDxIED ce ne sono molti. Abbiamo scelto questi tre per puntualizzare tre stili e tre diversi aspetti del discorso pubblico che possono funzionare: la passione e l’empatia che portano l’esperienza a diretto contatto con l’audience, la capacità di tradurre in concretezza e in esempi pratici discorsi che spesso sono invece fumosi e pieni di retorica un po’ fine a se stessa e infine la linearità, semplicità e pulizia di chi riesce a raccontare un antico mestiere con occhi nuovi e uno stile inaspettato. Crediti immagini: Apertura: logo del TEDxIED 2014 Box: screenshot dal video dell'intervento di Maria Letizia Gardoni
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