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Filosofia

"Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue avrà vita eterna"

Sul piano filosofico il sacramento cristiano dell'eucarestia si è prestato a numerose interpretazioni. Non sempre accettate dalla Chiesa: è il caso delle tesi di Berengario, più volte condannate e al centro delle critiche di Lanfranco da Pavia. Non solo il cattolicesimo, però, fu interessato da queste dispute: anche i riformatori Lutero e Zwingli sostenevano ipotesi diverse sulla presenza del corpo di Cristo nel pane e nel vino
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L'eucarestia è un momento centrale della liturgua cristiana, ma i cristiani non sono per nulla d'accordo su che cosa succeda veramente durante la sua celebrazione e per secoli hanno dibattuto ferocemente. Le differenze interpretative tra le varie correnti del cristianesimo appaiono difficili da comprendere e quando si va oltre la superficie delle enunciazioni si precipita in un frastornante gorgo di sottogliezze interpretative. Dietro ciascuna di queste dottrine vi sono peculiari impostazioni ermeneutiche e visioni del cristianesimo ed è su queste che concentriamo l'attenzione, descrivendo due dispute: quella tra Berengario di Tours e Lanfranco di Pavia e quella tra Lutero e Zwingli. Un punto di partenza: la disputa eucaristica dell' XI secolo Un dibattito del lontano XI secolo è passato alla storia, non a caso, con il nome di "disputa eucaristica". Il protagonista di questa disputa è Berengario di Tours (fine X sec. - 1088) che applica la dottrina aristotelica della sostanza e dell'accidente all'eucarestia: se il pane e il vino cessassero di essere tali e diventassero il corpo e il sangue di Cristo, anche gli accidenti che li caratterizzano, come l'odore e il colore, dovrebbero svanire (perché un accidente è così connesso a una sostanza che non sopravvive alla sua distruzione). È tuttavia palese che questo non avviene. Immaginiamo, molto banalmente, di prendere in mano una forma di pane: se sparisse la sostanza pane, come potrebbero restare il suo colore e la sua fragranza? Perciò Berengario vede nel pane e nel vino solo un segno dell'essenza reale del corpo e del sangue di Cristo. La dottrina di Berengario agita il mondo dei teologi, che si affrettano a condannarla e a elaborare una spiegazione alternativa. Lanfranco di Pavia (1005-1089), il più noto oppositore di Berengario, punta il dito contro l'impostazione interpretiva del suo avversario: Berengraio sbaglia a ingabbiare la materia della fede negli schemi della ragione filosofica. Tra la ragione e la fede, infatti, è la seconda ad avere la priorità e l'eucarestia si spiega come una (incomprensibile) alterazione del corso naturale delle cose, secondo la quale cambiano gli accidenti, ma non la sostanza (come quando i il pane da fragrante diventa raffermo). Nel caso dell'eucarestia la sostanza muta, ma non gli accidenti. Per riprendere l'esempio precedente, dobbiamo immaginare un abile gioco di prestigio grazie al quale la sostanza pane è sostituita dal corpo di Cristo, "travestito" però da forma di pane.
Ritratto di Lanfranco di Pavia che sovrasta Berengario di Tours, raffigurato in basso a sinistra nel dipinto: è il simbolo della superiorità, per la Chiesa, della dottrina di Lanfranco (via Wikipedia)
La fede si piega alla ragione o la ragione alla fede? La dottrina di Berengario è più volte condannata dalla Chiesa nel corso dei secoli e quella di Lanfranco è fondamentale per l'elaborazione della dottrina ufficiale della Chiesa cattolica, la transustanziazione. Perché questa disputa è così importante? Per almeno due ragioni: innanzitutto, perché cerca di stabilire un principio, e cioè se sia giusto interpretare la Bibbia alla luce della filosofia con il rischio di sottomettere gli eventi della storia sacra alle leggi della natura; in secondo luogo, perché denuncia i limiti di un'interpretazione simbolica dei sacramenti, che riducono la portata sovrannaturale dell'eucarestia.
Ritratto di Martin Lutero. L'autore è il pittore Lucas Cranach (1472 - 1553) (via Wikipedia)
Lutero contro i cattolici Secoli dopo, però, durante la riforma prostestante, cambiano i termini della questione. Martin Lutero (1483-1546), come molti riformatori della Chiesa, intende tornare al vero cristianesimo, eliminando dottrine e prassi che nei secoli si sono aggiunte al nucleo originario, ma sono prive di fondamento biblico. Tra queste vi sono molti sacramenti. Dalla radicale epurazione di Lutero sopravvivono solo il battesimo e l'eucarestia, ma quest'ultima in forma diversa da quella tradizionale. Lutero infatti non accetta la dottrina della transustanziazione, ma nemmeno nega la presenza di Cristo. Il versetto "Questo è il mio corpo" (Matteo, 26; 26) indica la presenza del corpo di Cristo non in alternativa, bensì insieme al pane e al vino fisici. L'interpretazione della Chiesa romana è inaccettabile ai suoi occhi: un'applicazione impropria della dottrina aristotelica ai passi biblici. Perciò la dottrina di Lutero si chiama "consustanziazione": durante l'ingestione sacramentale, pane, vino, corpo e sangue di Cristo sono una cosa sola, come il ferro e il fuoco nel metallo arroventato.
Per approfondire il luteranesimo si può visitare il sito della Chiesa Evangelica Luterana in Italia
Zwingli contro Lutero: "Questo punto vi spezza il collo" La tesi di Lutero non è per nulla condivisa da tutti i riformatori.. Anzi, in un celebre colloquio a Marburgo (nel 1529) Lutero battaglia sul tema dell'eucarestia con altri riformatori, in particolare Huldreich Zwingli (1484-1531). Sedendosi al tavolo della discussione Luteo scrive il versetto "Questo è il mio corpo" per ricordarsi di non abbandonare un'interpretazione letterale della Bibbia. Su questa posizione lo scontro è acceso.
Ritratto di Zwingli a opera del pittore Hans Asper (via Wikipedia)
Zwingli sostiene che i sacramenti sono segni e che il corpo naturale di Cristo non è presente nella cena né viene dato alla nostra bocca e a nostri denti. La conclusione di Zwingli deriva da un'impostazione ermeneutica: la Bibbia si esprime in senso metaforico ed è all'interno della Bibbia stessa che si trova la chiave per comprendere passi oscuri come "Questo è il mio corpo". I passi del vangelo che valorizzano lo spirito invece della carne inducono Zwingli a optare per un'interpretazione spirituale dell'eucarestia. Zwingli nega quindi la presenza reale di Cristo, ma ne ammette la presenza spirituale grazie al ricordo dei fedeli. Nel vangelo di Giovanni è scritto "la carne non giova alcunché" (Giovanni, 6, 63) e "questo punto – pare abbia detto Zwingli a Lutero – vi spezza il collo" (la risposta di Lutero fu decisamente rabbiosa). I due riformatori riescono ad accordarsi su altri aspetti, ma non su questo: forse l'eucarestia di Zwingli assume un profilo troppo spirituale per Lutero.
Per saperene di più sulla figura di Zwingli clicca qui
Semplifcando all'estremo, potremmo dire che mentre i cattolici introducono in se stessi non il pane ma il corpo di Cristo, i luterani ingeriscono entrambi, mentre i seguaci di Zwingli, al loro tempo, si limitavano a una più ascetica cena spirituale.
Sulle molti discussioni che il tema dell'eucarestia suscita ancora, si veda questo articolo di Ulderico Munzi e Sergio Quirico
Immagine di apertura: Leonardo da Vinci, L'ultima cena. Milano, Santa Maria delle Grazie (via Wikipedia) Immagine box: ritratto di Berengario di Tours in una illustrazione del XVII secolo (via Wikipedia)
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