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Storia dell'arte

Il dono: la reciprocità dello scambio tra interesse e disinteresse

Il dono nella storia dell'arte è stato declinato in modi molto diversi: ad esempio il tema dell'adorazione dei Magi è stata icona del dono disinteressato, mentre altri ritratti sono stati veri e propri doni interessati. Fino ad arrivare all'artista che dona se stesso attraverso l'opera
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di Simona Pinelli e Chiara Pilati Il dono è un momento unico nelle relazioni umane, quello in cui qualcuno dimostra tangibilmente a qualcun altro l’importanza di un legame. Ma che sia di amicizia, di amore, di parentela, di gruppo o singolo, il dono sottende sempre una reciprocità, uno scambio, spesso anche solo metaforico, in grado di generare gioia, riconoscenza e coesione: “ti offro questo perché tu hai fatto (detto, dimostrato) quest’altro”. Per capire meglio questo aspetto fondamentale del donare, cerchiamo di tracciare un brevissimo percorso sul tema partendo da Saggio sul dono di Marcel Mauss, vera pietra miliare dell’antropologia. Nel saggio – in estrema sintesi – l’autore sostiene come le relazioni tra gli uomini nascano dallo scambio, simboleggiato dal dono di una delle parti all'altra, la quale si sentirà in obbligo – anche solo moralmente – di contraccambiare tale dono. Questo processo innesca una catena composta sia dall’oggetto-dono sia dallo spirito stesso del donatore che, uniti, creano quel legame tra gli individui che va ben al di là del puro scambio economico. Ecco allora che l'atto del donare non si limita a un passaggio di beni, ma mette in gioco la totalità degli elementi culturali che caratterizzano una società. Il dono disinteressato Nella storia dell’arte, dominata dall’iconografia cristiana, quando si parla di dono e di scambio non si può prescindere dalle raffigurazioni dei Re Magi. Infatti, nel cristianesimo il più grande dono di Dio è la Grazia, personificata dall’arrivo di Gesù in terra. I Re Magi e la loro offerta di oro, incenso e mirra rappresentano lo scambio perfetto: da una parte, il ringraziamento dell’umanità tutta e, dall’altra, l’accettazione da parte di Dio di una nuova alleanza con l’uomo, che si rinnova ogni anno con il rito del Natale. I Re Magi sono quindi l’essenza stessa del concetto di dono, dove la reciprocità è la pura felicità dell’altro . Una delle prime raffigurazioni dei tre Magi di cui si ha notizia si trova nelle Catacombe di Priscilla a Roma. La rappresentazione, semplicissima ma molto nitida, ci mostra i Re Magi, distinti solo dai colori dei loro vestiti nell’atto di arrivare al cospetto di Maria e Gesù. Una delle prime raffigurazioni dei tre Magi di cui si ha notizia si trova nelle Catacombe di Priscilla a Roma. La rappresentazione, semplicissima ma molto nitida, ci mostra i Re Magi, distinti solo dai colori dei loro vestiti nell’atto di arrivare al cospetto di Maria e Gesù.
 Particolare della Catacomba di Priscilla con l'adorazione dei Magi (dal sito latheotokos.it)
Praticamente dalla nascita del Cristianesimo l'adorazione o l’arrivo dei Magi è un soggetto religioso frequentissimo nella produzione artistica europea. Quasi ogni artista, conosciuto o meno, si è cimentato almeno una volta con questo tema.
Molto interessante, per comprendere appieno la portata dell’iconografia dell’Adorazione dei Magi è questo excursus storico completo dalle origini (II sec. d. C.) fino al ’700 dal sito latheotokos.it Clicca qui per vedere anche questo breve video che ripercorre il tema in una carrellata di dipinti da Giotto a Rubens.
Impossibile quindi riuscire a scegliere tra le tante meravigliose rappresentazioni dell’Adorazione nell’arte. Pertanto ci siamo concessi una scelta arbitraria: la stupefacente Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano. Sfarzosissima e preziosa – oro e argento furono usati a profusione –, accesa e luminosa, celebra al contempo sia la scena biblica rappresentata sia la ricchezza del committente che, infine, la bravura dell’artista, in un intreccio di doni reciproci che va ben al di là del mero contenuto dell’opera. La sovrapposizione di personaggi, ambienti, paesaggio ed episodi contribuisce a rendere il clima di festa e felicità di questo momento unico per tutto il genere umano.
Gentile da Fabriano, Adorazione dei Magi, 1423, tempera, oro e argento su tavola, Firenze, Galleria degli Uffizi
Il dono interessato e le opere d'arte Ma l’arte ha spesso affrontato anche l’altro tipo di dono, incentrato sempre sul concetto di scambio, ma con un’accezione totalmente opposta: il cosiddetto “dono d’interesse” spesso al centro di una fitta e faticosa rete di relazioni politiche, economiche e religiose. Era un dono elargito spesso per rinsaldare alleanze, perseguire strategie, evidenziare il peso politico di una forza nei confronti di un’altra, suggellare lealtà e rispetto. In questo senso, lo scambio diventava materialmente importante – al di là del simbolismo – e il contraccambio doveva essere all’altezza di quanto ricevuto. Spesso però erano le opere d’arte stesse che ben si adattavano al ruolo di “dono d’interesse”, nella loro doppia veste di oggetti di valore materiale ed estetico, usati come veri e propri “mezzi di comunicazione” per veicolare precisi messaggi politici. Lorenzo il Magnifico, ad esempio, fu un maestro nel “trasformare” le opere d’arte di artisti come Andrea del Verrocchio, Sandro Botticelli, Domenico Ghirlandaio quali doni diplomatici per accrescere la sua fama e il suo prestigio politico. Un po’ più avanti nel tempo un bellissimo esempio di “dono politico” è il ritratto di Laura Dianti – amante e poi moglie di Alfonso I d’Este – celebre opera di Tiziano del 1523: il dipinto, infatti, nel 1598, fu mandato da Cesare d’Este in dono all’Imperatore Rodolfo II d’Asburgo, nella speranza che egli potesse aiutarlo in un delicato momento politico con la Chiesa. Ritratta in abiti sfarzosi, caratterizzati dagli inconfondibili colori della tavolozza tizianesca e da una finezza ineguagliabile nei particolari, la dama emerge in tutta la sua magnificenza da un fondo nero che fa risaltare ancor di più la finezza dei tessuti e dei pizzi. Colpo di genio assoluto è il paggetto nero dal vestito multicolore, tutto giocato su contrasti di toni che evidenziano al massimo l’irraggiungibile maestria dell’arte di Tiziano.

Tiziano Vecellio, Ritratto di Laura Dianti, 1520-25 circa, olio su tela, Kreuzlingen, Collezione Kisters
Un ottimo riferimento sul tema delle opere d’arte come scambio diplomatico e politico è il libro L’Arte del dono - Scambi artistici e diplomazia tra Italia e Spagna, 1550-1650, pubblicato da Silvana Editoriale nel 2013. Qui puoi trovare una scheda illustrativa del volume
L'arte contemporanea: l'artista come dono in sé Arrivando al ’900, come abbiamo visto, per Mauss le relazioni tra gli uomini nascono dallo scambio e dal dono, che dà il via al rapporto interpersonale. Allo stesso modo quasi tutta l’arte contemporanea può essere interpretata come dono che l’artista fa allo spettatore. Ciò che distingue le pratiche artistiche del dopoguerra, infatti, oltre all’innovazione dei mezzi e all’utilizzo di materiali extra pittorici, oltre al superamento del concetto di arte come capacità tecnica, è proprio la nuova necessità dell’artista di mettersi in relazione con il fruitore e di coinvolgerlo direttamente. Detto questo poi, alcune opere e alcuni artisti più di altri possono rappresentare questo particolare tipo di scambio, il dono. Già dagli anni ’40 del ’900 ci sono autori che rinnovano completamente il fare arte, uno di questi è il maestro del Nouveau réalisme Yves Klein che, anni prima della nascita del cosiddetto Concettuale, già lavora in questo senso. Nel 1959 Klein elabora un’opera rivoluzionaria in cui scambia una “zona di sensibilità pittorica” dell’artista (lui stesso) con lo stesso peso in oro. Naturalmente la “zona di sensibilità pittorica” è aria, ma Klein rilascia a chi partecipa al lavoro una sorta di ricevuta con le indicazioni del peso della “zona” e dell’oro avuto in cambio.
Qui una ricevuta usata nel 1959 rilasciata a Jacques Kugel il 7 dicembre. Yves Klein, Zone de Sensibilité Picturale Immatérielle, 1959, collezione privata
Altro esempio di scambio è il famoso bacio dell’artista di Orlan. Alla base di questo lavoro oltre alla riflessione sul corpo delle donne e la sua mercificazione, centrale è lo scambio e l’interazione intendendo il dono come motore di rapporti.
L’immagine parla chiaro, introducendo una moneta nella fessura si ottiene in cambio un bacio dall’artista. Clicca qui per vedere l'opera di Orlan Le baiser de l'artiste (1976)
Ancora un esempio illustre. Il papà del concettuale, Joseph Kosuth, si interroga a suo modo su cosa sia il dono, rivolgendo la domanda al pubblico che è spinto a riflettere sul concetto-problema che ci pone l’artista. Ecco quindi che Kosuth non propone direttamente uno scambio, un dono, ma ci offre una sua definizione, tratta dalle parole del grande pensatore austriaco Ludwig Wittgenstein, e ci propone di riflettere su questo incidendo la frase su una grande lastra di vetro che istalla semplicemente appoggiata a una parete bianca.
Clicca qui per vedere l'opera di Joseph Kosuth, Ex-Libris (Wittgenstein’s Gift), 1990
Avvicinandoci sempre di più ai giorni nostri incontriamo Gabriel Orozco che ci tende, ci offre, ci dona, il suo cuore, allungando verso di noi le sue mani contenenti una forma di terracotta che rappresenta il suo cuore. Si dice che il cuore di ciascuno abbia le dimensioni del pugno chiuso; l’artista dà forma e materia a questa idea e la dona letteralmente allo spettatore, in un gesto che spiega la natura dell’arte contemporanea: il dare forma a una visione del mondo e offrirla al pubblico che può, oppure no, condividerla.
Clicca qui per vedere l'opera di Gabriel Orozco My Hands Are My Heart (1991) e qui per ascoltare una guida all'opera di Orozco direttamente dal sito del MoMa di New York
Infine un esempio di oggi, messo in pratica da un artista con un’importante storia alle spalle. Jochen Gerz, in diverse occasioni ha invitato gli abitanti di un città a farsi fotografare da giovani artisti locali per poi allestire una grande mostra con tutti i ritratti. Alla fine dell’esposizione tutti i partecipanti hanno ricevuto in dono una delle foto che componevano il lavoro: ma non il proprio ritratto, bensì quello di un altro. Questo lavoro attiva esattamente quello scambio che nell’interpretazione di Mauss è il dono, ovvero proprio quel particolare innesco che sancisce un nuovo rapporto interpersonale.
Clicca qui per vedere gli allestimenti sul dono in Francia, Germania e Stati Uniti direttamente dal sito di Jochen Gerz
Immagine di apertura: Masaccio, Adorazione dei Magi (via Wikimedia Commons) Immagine per il box: Sandro Botticelli, Adorazione dei Magi (via Wikimedia Commons)    
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