Aula di Lettere

Aula di Lettere

Percorsi nel mondo umanistico

Sezioni
Accad(d)e che
Come te lo spiego
Interventi d'autore
Il passato ci parla
Sentieri di parole
Nuovo Cinema Paini
Storia di oggi
Le figure retoriche
Gli antichi e noi
Idee didattiche digitali
Le parole dei media
Dall'archivio
Tutti i temi del mese
Materie
Italiano
Lettere classiche
Storia e Geografia
Filosofia
Storia dell'arte
Scienze umane
Podcast
Chi siamo
Cerca
Storia e Geografia

Da quando è “solo per amore”?

Oggi ci sembra scontato che il matrimonio si basi un sentimento d'amore. Ma nella storia non è sempre stato così. Al contrario, il matrimonio d'amore si è affermato solo dopo alcuni grandi cambiamenti nella nostra società
leggi
Un matrimonio tra coniugi che a stento si sopportano, le nozze di un'ereditiera con un blasonato industriale in crisi economica, un giovane scapestrato che impalma controvoglia una minorenne incinta: tutte queste situazioni ci paiono anormali, perché manca (o pensiamo che manchi) l'amore. Eppure fino a un paio di secoli fa ci sarebbero parse del tutto normali, perché l'amore non aveva molto a che fare con il matrimonio. Quando l'amore è diventato il fondamento sociale del matrimonio? È molto difficile fornire una risposta univoca, che valga per ogni paese e ogni classe sociale d'Europa. Lo sanno bene i molti storici che si sono cimentati con questo tema e più in generale con la storia della famiglia. Se è impossibile fornire una data e un luogo precisi, possiamo però individuare alcune tappe e alcuni ingredienti del processo che ha portato ad associare amore e matrimonio. Matrimonio e collettività Partiamo da molto lontano. Nella società tardo medioevale e nella società di antico regime (fino alla fine del Settecento) il matrimonio è un modo per mettere ordine in una comunità, per intrecciare alleanze e legami tra famiglie. Allo stesso tempo il matrimonio non riguarda tutti i membri della società, perché una parte non piccola della popolazione non si sposa, per mancanza di dote e di eredità. Il matrimonio è un fatto pubblico, che prende le mosse da un accordo tra famiglie o da una promessa tra i due futuri sposi. Seguono altri passaggi: il contratto matrimoniale, il tocco di mano tra gli sposi, lo scambio di un anello e infine la convivenza. Ma tutti questi passaggi non sono immediati (né uguali nei vari paesi). Tra l'uno e l'altro può trascorrere parecchio tempo, persino qualche anno. Bastano però alcune di queste fasi perché una comunità consideri sposati un uomo e una donna e ne tolleri la convivenza. La volontà dei singoli E, in tutto questo, quale spazio resta alla volontà dei singoli? In teoria, tantissimo. Fin dal XII secolo il diritto canonico ha stabilito che il libero consenso è fondamentale per la validità di un matrimonio. Nella pratica, però, è impossibile sapere quanto le famiglie abbiano rispettato la volontà dei loro eredi o quanto questi abbiano maturato desideri contrari a quelli della famiglia. Secondo Daniela Lombardi (autrice di Storia del matrimonio. Dal Medioevo a oggi, il Mulino, Bologna 2008), una serie di atti processuali e di testimonianze mostrano come tra Seicento e Settecento alcune donne si ribellino, anche con successo, alle scelte familiari e come in altri casi la Chiesa stessa aiuti due amanti a convolare a nozze a dispetto della famiglia (in Spagna, ma non in Italia). Inoltre, vi è testimonianza di padri di famiglia che rivendicano il loro diritto a decidere dei figli, che invece agiscono di testa propria. È difficile stabilire in che misura si tratti di casi isolati, ma possiamo dire che, almeno in modo sporadico, al diritto del padre si oppone il diritto di libera scelta.
L'amore di Giulietta e Romeo, reso impossibile dalla rivalità delle rispettive famiglie, mostra il controllo che i gruppi parentali esercitavano sui propri giovani. In questa scena di un film di Zeffirelli puoi vedere il turbamento di Giulietta alla scoperta della vera identità di Romeo
Per contro, anche quando la scelta è volontaria, come secondo alcuni storici avviene nelle comunità contadine e nei ceti popolati, non è detto che sia una scelta d'amore: fattori più prosaici come la limitata disponibilità di possibili partner, la necessità di una compagna abile nei lavori domestici e agricoli possono risultare più determinanti.
Qui puoi vedere un corteggiamento nella società contadina della fine dell'Ottocento, tratto dal film di Ermanno Olmi, "L'albero degli zoccoli"
Nascono i sentimenti familiari Certo è che un secolo dopo la mentalità sta sensibilmente cambiando e tra Settecento e Ottocento la letteratura si popola di romanzi che parlano di matrimoni d'amore e matrimoni di convenienza. Il protagonista di un classico della letteratura italiana, Le ultime lettere di Iacopo Ortis di Ugo Foscolo, è incapace di accettare che l'oggetto del suo amore vada in sposa a un'altra persona per interesse familiare. Questa valorizzazione dell'amore non è un evento isolato, ma fa parte di un processo che investe più in generale l'affettività all'interno della famiglia: gli storici registrano vari casi di padri assillati dalla salute dei figli, nobildonne che allattano, cure mediche somministrate ai bambini piccoli, minor ricorso a balie. In sostanza, un insieme di pratiche e di atteggiamenti nuovi pare diffondersi dall'altro della società verso il basso. Nell'arco dell'Ottocento pare realizzarsi una rivoluzione sentimentale che porta a un rafforzamento del legame tra il genitore (soprattutto la madre) e i figli più piccoli. Anche la ritrattistica prende atto della nuova realtà e compaiono opere con genitori che esprimono affetto nei confronti dei figli, come rileva S. F. Matthews Grieco in Matrimonio e vita coniugale, in Storia del matrimonio, a cura di M. De Giorgio e Ch. Klapisch-Zuber, Laterza, Roma Bari 1996). L'angelo del focolare Di pari passo va formandosi l'immagine della donna angelo del focolare, che non lavora, ma si dedica alla casa e alla famiglia. È un ideale che si impone nelle fasce medio-alte della società. Ciò significa che il matrimonio d'amore è un'invenzione delle classi elevate? Di tutt'altra opinione è lo storico Edward Shorter (autore di Famiglia e civiltà, Rizzoli, Milano 1978), secondo il quale è invece nel mondo delle classi proletarie che l'amore può imporsi, ossia dove non vi sono patrimoni da tramandare, alleanze familiari da stabilire e comunità a cui obbedire. La famiglia sganciata dalla collettività La famiglia ottocentesca ha anche un'altra caratteristica: l'isolamento. La famiglia di antico regime vive nel collettivo, in una comunità. Con il progredire dell'industrializzazione e la trasformazione della società da rurale a cittadina intorno alla famiglia si costruiscono mura più spesse, che isolano un nucleo familiare dagli altri. Il diffondersi dell'economia capitalista, è la tesi di Shorter, svincola la famiglia dalla comunità, che di fatto va distruggendosi; rende le donne più libere; a partire dalla metà dell'Ottocento provoca una generalizzata crescita del reddito nelle aree industriali: tutti fattori che permettono di scegliersi il partner e non di farselo imporre da un padre-padrone. Nel contempo la classe media di negozianti e artigiani che si inserisce nella crescita economica e vede aumentare i propri guadagni può realizzare i nuovi valori di felicità domestica. Insomma, un movimento a spirale che passa tra crescita economica, disgregazione delle comunità tradizionali, ideali romantici e nuova affettività familiare sarebbe stato all'origine del matrimonio d'amore. Come si vede, la ricetta del matrimonio d'amore è ricca di ingredienti, ma quale sia stato a dargli il suo sapore particolare resta ancora poco chiaro. Immagine di apertura: Anéis | Rings, di Jeff Belmonte (via flickr) Immagine per il box: Alfred W. Elmore, "The proposal" (via Wikimedia Commons
266276--600
15921928_111865104a_o

Devi completare il CAPTCHA per poter pubblicare il tuo commento