Illustrazione del mito di Narciso, con repertorio iconografico: lo potete vedere cliccando qui
Anfitrione: un ipotetico caso di Dottor Jekyll e di Signor Hyde ante litteram
Secondo una versione largamente diffusa del mito, Anfitrione, sposo di Alcmena, partì in guerra per vendicare i fratelli della moglie. Durante la sua assenza Zeus, invaghitosi di Alcmena, assunse le sembianze di Anfitrione e si unì carnalmente ad Alcmena. Il giorno successivo rientrò il vero Anfitrione, e anche lui si unì ad Alcmena (per altro stupita di questa strana ripetizione di eventi). Secondo il racconto, dall’unione di Zeus sub specie Amphitryonis con Alcmena sarebbe nato Eracle; dall’unione del vero Anfitrione con Alcmena sarebbe nato Ificle. Il doppio, o meglio il raddoppiamento è qui la cifra di lettura solitamente applicata. Ma viene da chiedersi se non si tratti piuttosto di uno sdoppiamento, di un dimezzarsi, con alcune caratteristiche assegnate a una metà di sé e altre all’altra: i due diversi figli con il loro diverso spessore (Eracle, l’eroe bonificatore e civilizzatore per eccellenza, dalla luminosa fama; il più oscuro Ificle, spesso noto solo perché compagno del fratello) sembrano continuare due diversi imprinting, chiari nella loro definizione (divino vs umano), ma che possono forse essere letti come personalità sdoppiata in partenza (i due Anfitrioni), con caratteristiche di segno positivo assegnate a una metà (Anfitrione-Zeus), e caratteristiche di segno neutro (se non negativo) assegnate all’altra metà (Anfitrione-Anfitrione): come il Dottor Jekyll e il Signor Hyde, dunque, o, per richiamare un parallelo geniale della nostra recente letteratura, come il Visconte dimezzato di Italo Calvino. In entrambi i casi, per la cronaca, l’individuo risulta dimidiato (causa una pozione nel racconto di R.L. Stevenson, causa una palla di cannone nel caso di Calvino), con una parte interamente buona e una interamente cattiva.
Sui miti di Anfitrione e Narciso nell'antichità, fonti e documentazione iconografica possono essere reperiti cliccando qui
Il doppio raddoppia: dal mito alla commedia dell’equivoco
Il mito di Anfitrione e il gioco dei doppi è ripreso e distorto in chiave comica da Plauto nell’omonima commedia Amphitruo (definita tragicomoedia da Plauto stesso nel prologo, al v. 59). Basta leggere l’argumentum, il riassunto della trama premesso al testo nei codici manoscritti, per intuire il potenziale comico generato dal doppio, che consente di porre in essere una serie di situazioni paradossali e ridicole, non ultima l’opposizione diretta dei doppi sulla scena. E nel caso della commedia plautina, il doppio è raddoppiato: non è solo Anfitrione, in certo modo carnefice e vittima allo stesso tempo, a trovarsi di fronte un doppio, ma anche il suo servo Sosia, le cui sembianze sono assunte dal dio Mercurio. E proprio Sosia, in virtù e a causa del suo doppio, è passato a indicare, per figura di antonomasia, un individuo identico a un altro: il termine sosia, d’uso comune per indicare "Persona somigliantissima a un’altra, tanto da poter essere scambiata per questa" (definizione del vocabolario treccani.it), di qui appunto deriva.
Una traduzione inglese del secondo argumento è reperibile cliccando qui
Una scena dell’Amphitruo (recitata in latino, con sottotitoli in traduzione italiana), in cui l’equivoco indotto dal doppio Anfitrione si risolve in comicità, è reperibile cliccando qui
Immagine per il box: Michelangelo Merisi da Caravaggio, "Narciso". Roma, Palazzo Barberini (via Wikipedia)
Immagine di apertura: Jules-Cyrille Cavé, "Narciso". (via Wikipedia)