Aula di Lettere

Aula di Lettere

Percorsi nel mondo umanistico

Sezioni
Accad(d)e che
Come te lo spiego
Interventi d'autore
Il passato ci parla
Sentieri di parole
Nuovo Cinema Paini
Storia di oggi
Le figure retoriche
Gli antichi e noi
Idee didattiche digitali
Le parole dei media
Dall'archivio
Tutti i temi del mese
Materie
Italiano
Lettere classiche
Storia e Geografia
Filosofia
Storia dell'arte
Scienze umane
Podcast
Chi siamo
Cerca
Come te lo spiego

Decidere con il voto

Come venivano prese le decisioni pubbliche nell'antica Grecia? In ambito politico sorteggi e ostracismo erano i metodi decisionali più diffusi e peculiari, nei tribunali grande importanza aveva il"voto di Atena" narrato da Eschilo e che regolava il sistema di votazione delle giurie
leggi

La decisione come meccanismo strutturale

Ogni giorno prendiamo decisioni, e il più delle volte non ne siamo consapevoli, perché le decisioni fanno parte del nostro quotidiano, del nostro muoverci nella realtà (scegliere i vestiti la mattina, il cibo da un menù, il libro da leggere e via elencando). Ci sono però scelte che non riguardano solo noi come individui, ma coinvolgono gli altri, la comunità nella quale viviamo; in questo caso, quando la decisione investe la collettività (a livelli diversi) ecco che i meccanismi decisionali cambiano. In primis cambia colui che prende la decisione: non un individuo qualunque, ma l’individuo o il gruppo di individui investito dell’autorità per compiere quella scelta. Insomma: determinate decisioni sono prerogativa e compito di particolari individui con particolari caratteristiche. Quando la decisione è rimessa a un gruppo, ove non entrino in gioco altri fattori (mi limito qui a ricordare gli estremi della casistica: l’imposizione forzosa, e la piena, totale condivisione), a determinarla è o la sorte o il parere della maggioranza.  

Procedure decisionali

Diverse sono le procedure decisionali documentate per la cultura greca. Le principali sono senz'altro il sorteggio e i diversi sistemi di votazione. Il sorteggio è il meccanismo di scelta preferito e quasi sistematicamente applicato ad Atene durante il periodo della cosiddetta democrazia radicale (grossomodo dalla metà del V sec. a.C.), cioè quella fase della democrazia ateniese che rimette le decisioni importanti all'assemblea. Per sorteggio vengono scelti funzionari dell’apparato giudicante e di quello amministrativo (ne restano escluse solo poco cariche, per lo più militari, come la strategia). Ma il sorteggio è pratica ben più antica. Il primo caso di sorteggio di cui abbiamo notizia è la scena omerica della scelta del campione acheo che deve raccogliere la sfida lanciata da Ettore per risolvere in duello le sorti della guerra (cfr. Iliade 7, 175-189). I volontari “segnarono ognuno una tessera / e le gettarono tutte nell’elmo di Agamennone Atride” (vv. 175-176). Quindi un araldo estrae a sorte una tessera e la mostra in giro: a riconoscere il segno tracciato, e quindi ad essere scelto per sorteggio, è Aiace, il quale ˝conobbe a vederlo il segno della tessera, e godette nell'animo˝ (v. 189). Quanto ai sistemi di voto, i più diffusi e meglio documentati sono quello per alzata di mano (χειροτονία, cheirotonia) e la votazione tramite la deposizione in un contenitore di un 'sassolino' (ψῆφος, psephos; di qui il verbo ψηφίζω, psephizo, che viene a indicare, col tempo, non solo l'operazione del voto, ma anche quella del decidere tramite votazione).

Per chiarimenti e precisazioni a pronta presa, utili le seguenti voci enciclopediche:

http://www.treccani.it/enciclopedia/chirotonia_(Enciclopedia-Italiana)/

Per il legame tra voto e democrazia, utile la voce di Luciano Canfora al seguente link:

http://www.treccani.it/enciclopedia/la-democrazia-nella-grecia-antica_(Dizionario-di-Storia)/

 

Una procedura a sé: l'ostracismo

Pratica esclusivamente ateniese (introdotta da Clistene nel 510 a.C., secondo alcune fonti), l'ostracismo è così chiamato per il modo della votazione utilizzata, consistente nelle scrivere su un ostrakon, cioè un pezzo di ˝coccio˝. L'ostracismo fu un vero e proprio sistema di lotta politica. In maniera più o meno pretestuosa una fazione politica poteva mettere al bando uno o più avversari della parte avversa senza dover formulare capi di accusa: bastava semplicemente che, su un quorum di seimila cittadini, una maggioranza ritenesse pericoloso un individuo per metterlo al bando. Così, ad esempio, Aristide (ca. 530-462 a.C.) fu ostracizzato per la sua buona fama, ritenuta pericolosa perché avrebbe potuto aspirare a diventare un tiranno, e più tardi fu ostracizzato Temistocle (ca. 530/520-459 a.C.), che pure tanto aveva fatto per la salvezza di Atene (basti ricordare la vittoria di Salamina, 480 a.C.).

Un curiosum: l'analisi della scrittura di molti ostraka recanti il nome di Temistocle indica chiaramente che sono stati scritti da una medesima mano, il che ha fatto pensare a brogli elettorali. In realtà, il fatto che poche 'mani' abbiano scritto molti ostraka è coerente con il livello di alfabetizzazione del tempo. E qui giova riportare un aneddoto riferito da Plutarco (Vita di Aristide, 7), proprio in relazione all'ostracismo di Aristide: un contadino, volendo votare per mandare Aristide in esilio, chiese a un passante che gli scrivesse sull'ostrakon il nome di Aristide. Quel passante, per l'appunto, era Aristide.

Foto con ostrakon Temistocle: https://it.wikipedia.org/wiki/File:AGMA_Ostrakon_Th%C3%A9mistocle_1.jpg

 

Il voto di Atena

Nei tribunali di Atene e molto probabilmente anche in altre aree del mondo greco, la parità di voti andava a vantaggio dell'imputato. Il contesto storico in cui si fa strada tale norma è piuttosto articolato. Secondo consolidate e antiche logiche di giustizia privata, i delitti di sangue erano vendicati dai membri della famiglia (in senso allargato: il ghenos): un sistema di vendetta che, nell'Atene di V sec. a.C., si scontrava apertamente con il nuovo stato di diritto e che imponeva un suo superamento. Esattamente in questo conflitto tra leggi della polis e leggi del ghenos si iscrive la riforma di un collegio, chiamato Areopago, che diviene un tribunale preposto a giudicare i fatti di sangue, allo scopo di sottrarre alla vendetta privata la punizione del colpevole e rimetterla al giudizio della polis. L'assoluzione dell'imputato a parità di voti rientra in questo contesto di diritto riformato, per così dire. La 'spiegazione' di tale principio è data dal cosiddetto ˝voto di Atena˝, di cui racconta Eschilo nelle Eumenidi. Richiamo qui l'essenziale: Oreste ha ucciso la madre Clitemestra per vendicare il padre Agamennone, da lei ucciso; è un matricida, e viene inseguito e perseguitato dalle Erinni che vogliono vendetta di sangue. Entra in gioco Atena, che sottrae Oreste alla vendetta e impone che venga sottoposto al giudizio di un tribunale. Le regole sono stabilite da Atena stessa, ed è il suo voto, dichiaratamente, a fare salvo Oreste in caso di parità (a parlare è Atena): ˝È mio compito esprimere per ultima il mio giudizio, e aggiungerò questo voto in favore di Oreste" (vv. 734-735) e quindi ˝Così non farò prevalere la morte di una donna che ha ucciso lo sposo custode della sua casa. Oreste vincerà anche se a parità di voti. Estraete al più presto le sorti dalle urne, o giudici cui fu affidato tale incarico˝.

Una breve scena delle Eumenidi con la comparsa in scena di Atena e l'avocazione a sé del giudizio di Oreste:

https://www.youtube.com/watch?v=lgWLvQNKuq8

Il principio ispiratore di questa pratica corrisponde, in buona sostanza, a quello della giurisprudenza latina sancito icasticamente dall'adagio in dubio pro reo (Digesto 50. 17. 125): ove sussista dubbio, ossia ove non vi sia certezza di colpevolezza, l'imputato deve andare assolto. Una giustizia doverosamente garantista. (Crediti immagini: WikipediaWikimedia Commons)
greco_banner
greco_box

Devi completare il CAPTCHA per poter pubblicare il tuo commento