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Le figure retoriche

L’antonomasia in prigione

Figura retorica a metà strada tra la sineddoche e la perifrasi, l'antonomasia ha regalato alla lingua italiana espressioni e denominazioni ormai scolpite nell’uso comune: Garibaldi è "l’eroe dei due mondi", Maradona "il pibe de oro"; un uomo bellissimo è "un adone", una spiaggia esotica "un paradiso terrestre". E la prima guerra mondiale è diventata la "Grande guerra".
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Giuseppe Ungaretti, …, 1933 Quando ogni luce è spenta E non vedo che i miei pensieri, Un’Eva mi mette sugli occhi La tela dei paradisi perduti.   L’antonomasia e la guerra L’antonomasia crea epiteti fissi e in qualche modo blocca un’immagine all’interno nella lingua. Figura retorica particolare, a metà strada tra la sineddoche e la perifrasi, ha regalato alla lingua espressioni e denominazioni ormai scolpite nell’uso comune: Garibaldi è "l’eroe dei due mondi", Maradona "il pibe de oro"; un uomo bellissimo è "un adone", una spiaggia esotica "un paradiso terrestre" e così via. La prima guerra mondiale ha regalato alla lingua italiana almeno due antonomasie fondamentali: non esiste infatti nessun’altra "Grande guerra", benché nel XX secolo, per numero di morti e orrore, ce ne sia stata almeno una più grande; l’Italia ha conosciuto in essa la madre di tutte le sconfitte: "una Caporetto". La nostra vita quotidiana è piena di Caporetto: nel nostro immaginario ogni sconfitta cocente e irrimediabile lo è.
Guarda un breve documentario sull'Italia e la Grande Guerra:
Il prigioniero che imprigiona Ma l’antonomasia è una figura prigioniera. La si può attribuire a qualcuno o a qualcosa, che automaticamente diventa "il" o "la" cosa "per antonomasia". È essa stessa prigioniera dell’espressione "per antonomasia": senza quel «per» quasi non la si può nominare, come non si nominano i ghingheri al di fuori dell’espressione "in ghingheri". Si vendica a sua volta imprigionando: una volta attribuita – ossia una volta che qualcuno diventa qualcosa "per antonomasia" - non abbandona più il suo oggetto, ma lo segnala, lo definisce e lo tramanda rimanendogli appiccicata e, a volte, facendolo perfino diventare uno stereotipo: provate infatti a dare a intendere che il "Sommo poeta" è Tasso, nessuno vi capirà. Immagine in apertura: Gustave Courbet, "Autoritratto a Sainte Pelagie", 1872 (via Wikipaintings)  
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