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  Guerra preventiva Sul tema della “guerra preventiva” esiste un ampio dibattito che risale alle origini stesse della riflessione sulle relazioni tra gli Stati e sul diritto internazionale. Con l’espressione s’intende una guerra intrapresa per sventare una presunta minaccia alla sicurezza del proprio Paese prima che la minaccia stessa si manifesti in tutta la sua pienezza. Il che lascia un’ampia sfera di arbitrio alla condotta degli Stati che intraprendono una tale guerra. Nel dibattito degli ultimi decenni, la locuzione è associata alla cosiddetta “Dottrina Bush”, formulata ufficialmente all’indomani degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001. Con essa gli Stati Uniti hanno giustificato la “legittimità” della guerra contro l’Afghanistan (2001) e poi contro l’Iraq (2003), suscitando soprattutto nel secondo caso forti perplessità e resistenze nella comunità internazionale. Neoconservatori Con il termine “neoconservatori” (o “neocons”) si indica un ampio e variegato gruppo di intellettuali e uomini politici statunitensi che hanno guadagnato una crescente influenza nel Partito repubblicano e più in generale nella politica USA durante le presidenze di Ronald Reagan (1981-1989) e poi soprattutto di George W. Bush (2001-2009). Spesso provenienti dalla sinistra “liberal” o radicale, i neocons hanno giocato un ruolo di primo piano nella politica estera americana dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, teorizzando l’idea di “esportare la democrazia” e i diritti umani – facendo ricorso alla guerra – nei Paesi governati da sistemi autoritari e dispotici, in particolare nel mondo islamico. Il neoconservatorismo – etichetta in verità piuttosto vaga – ha fatto molti proseliti anche in Europa e in Italia. Oggi tuttavia, soprattutto dopo l’avvento alla presidenza USA di Barack Obama, esso non ha più il rilievo che ha avuto nel primo decennio del XXI secolo. Stato canaglia “Stato canaglia” (rogue state) è la formula con la quale si definiscono quegli Stati che rappresentano una minaccia diretta o indiretta alla sicurezza e alla pace internazionale. L’espressione viene ormai abitualmente utilizzata dagli scienziati politici e dagli studiosi di relazioni internazionali. Ma sono state soprattutto le ultime amministrazioni americane – soprattutto quella di George W. Bush dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 – a impiegarla per indicare Stati che, soprattutto contro gli interessi americani, minacciano l’uso della forza oppure coprono o tollerano al proprio interno gruppi e organizzazioni di tipo terroristico o di guerriglia. In questo senso la Corea del Nord, l’Afghanistan, l’Iran, la Libia, la Siria, l’Iraq e molti altri Paesi sono stati più volte definiti “Stati canaglia”. Califatto Il califfato è il sistema di governo che ha caratterizzato la vita politica della comunità musulmana dopo la morte di Maometto nel 632. Dopo una breve fase iniziale, esso si è riprodotto per lungo tempo su base dinastica (“califfo” significa “successore”), dapprima con gli Omayyadi (dal 661) e poi con gli Abbasidi (dal 750 fino al 1258). Rivendicato successivamente da diverse dinastie arabe tra la Spagna e l’Egitto, il califfato fu ristabilito, pur senza alcuna legittimità, dagli Ottomani nel XIX secolo. Esso, tuttavia, fu definitivamente abolito da Atatürk nel 1924, con la nascita della Turchia moderna. L’abolizione del califfato ebbe un significato simbolico di grande rilievo: significava la fine del progetto di riunire sotto un unico governo la comunità dei credenti islamici, la Umma. Da allora, sia pure in forme e modi differenti, la restaurazione del califfato è diventata la parola d’ordine di molteplici gruppi islamisti radicali, tra cui appunto l’Isis. Fratelli musulmani L’Associazione dei Fratelli musulmani è una delle prime e più importanti organizzazioni islamiste del XX-XXI secolo. Fu fondata in Egitto nel 1928 da Hasan al-Banna, all’epoca della massima espansione della colonizzazione europea e della scomparsa del califfato ottomano, soppresso nel 1924 da Atatürk. Il suo principale ideologo fu Sayyid Qutb, che teorizzò una forma di Stato integralmente “islamico”, costruito e governato sulla base dei principi dei libri sacri dell’Islam. I Fratelli musulmani divennero presto un movimento di massa, capace di legare diverse componenti della società egiziana. La loro organizzazione fu sciolta dal presidente egiziano Nasser nel 1954. Ma riprese vigore nei decenni successivi. Dapprima sotto il regime di Hosni Mubarak (1981-2011), durante il quale i Fratelli rappresentarono la principale forza di opposizione. E poi, sull’onda delle cosiddette “primavere arabe”, dopo la caduta del regime, quando salì al potere il loro candidato Mohamed Morsi (2012-2013), poi destituito da un colpo di stato militare. Da allora i Fratelli Musulmani egiziani sono stati messi fuori legge come gruppo terroristico. Da diversi decenni, peraltro, l’organizzazione ha messo salde radici in altri Paesi quali la Siria, la Giordania, l’Arabia Saudita, la Tunisia e la Turchia. Secondo lo studioso Gilles Kepel i Fratelli musulmani rappresentano una delle principali matrici dell’islamismo contemporaneo.

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