Sublime specchio di veraci detti, mostrami in corpo e in anima qual sono: capelli, or radi in fronte, e rossi pretti; lunga statura, e capo a terra prono;
sottil persona in su due stinchi schietti; bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono; giusto naso, bel labro, e denti eletti; pallido in volto, più che un re sul trono:
or duro, acerbo, ora pieghevol, mite; irato sempre, e non maligno mai; la mente e il cor meco in perpetua lite:
per lo più mesto, e talor lieto assai, or stimandomi Achille, ed or Tersite: uom, se' tu grande, o vil? Muori, e il saprai.
Vittorio Alfieri, 1786
Vittorio Alfieri non sarebbe d’accordo: di fatto uso il suo sonetto CLXVII per giocare un po’, e per dire a chi legge che, nelle poche righe che seguono, parlerò di me. Non farò un autoritratto, però: dirò semplicemente di una cosa che ho fatto. Questa. Eh sì, perché dopo alcuni anni in cui, di mese in mese, ho giocato a presentare le figure retoriche in modi poco ortodossi, con l’editore abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di raccogliere i testi e le suggestioni di questa rubrica, per ripensarli, riscriverli e presentarli in volume. Ne è nata una chiave di scrittura che mantiene lo spirito leggero e i toni divaganti degli interventi scritti fin qui, ma che fa anche qualcosa in più: li ordina, accorpandoli secondo certi vincoli di parentela tra le figure; queste figure, poi, le mette alla prova – vale a dire che, dopo averle spiegate e raccontate, prova a usarle, per vedere come funzionano nella pratica quotidiana. Insomma Parlare per immagini è nato, e sul sito di Zanichelli c’è una pagina che lo descrive e riporta la quarta di copertina.
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Dal prossimo numero, continueremo a raccontarvi le figure come abbiamo sempre fatto, ma, da oggi, c’è in libreria uno strumento in più.
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