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Speciale Ucraina

La guerra postmoderna e l’irruzione del reale nel virtuale

La guerra in atto in Ucraina è una guerra postmoderna, nella quale ciò che è reale e ciò che è virtuale s’intrecciano, mostrando anche la potenza e i rischi delle narrazioni.

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj è divenuto realmente presidente nella misura in cui lo è stato virtualmente. Nel 2018 veniva fondato in poco tempo un partito (Sluha narodu, “Il servitore del popolo”) che prendeva il nome da una serie televisiva a cui si ispirava. Nella serie il protagonista era un presidente ucraino assolutamente onesto che lottava contro la corruzione politica. In quella fiction il ruolo del presidente era interpretato dallo stesso Zelens’kyi, il quale, di lì a poco (nel 2019) avrebbe assunto il ruolo di leader del nuovo movimento politico candidandosi alle elezioni presidenziali. Le avrebbe vinte con oltre il 70% dei consensi.

In uno dei suoi testi più estremi, Il Patto di lucidità o l’intelligenza del Male (2004), il filosofo postmoderno Jean Baudrillard scrive:

«Chiamo “Realtà Integrale” il perpetrare sul mondo un progetto operazionale senza limiti: che tutto diventi reale, che tutto si faccia visibile e trasparente, che tutto sia “liberato”, che tutto si compia e che tutto abbia un senso (quando la specificità del senso è che non tutto possa averne).
Che non ci sia più nulla di cui non ci sia nulla da dire […]. Dietro lo svanire del reale “oggettivo” assistiamo all’ascesa in potenza della Realtà Integrale, di una Realtà Virtuale che si fonda sulla deregulation del principio stesso di realtà»[1].

La notizia dell’elezione in Ucraina dell’attore Zelins’kyi ha fatto il giro del mondo, è stata “narrata” infinitamente perché rappresentava il trionfo postmoderno del virtuale sul reale. Il trionfo della Realtà Integrale. Con tutte le conseguenze del caso.

In questo senso, la guerra in Ucraina sembra uscita da un testo di Baudrillard o di qualche altro filosofo postmoderno. È una guerra in cui reale e virtuale si intrecciano così tanto da creare una sorta di perdita di orizzonte, di dispersione del senso.

Scrive ancora Baudrillard:

“La «Realtà Integrale passa quindi attraverso l’assassinio del reale, attraverso la perdita di qualsiasi immaginazione del reale […]. È l’eccesso di realtà a far sì che non ci crediamo più. […] Il reale è asfissiato dalla sua stessa accumulazione»[2].

In una ricostruzione del personaggio Zelens’kyi da parte della BBC (2019), si fa fatica a discernere il presidente realmente candidato alle elezioni ucraine dal protagonista della fiction. E questo perché il presidente candidato realmente, ripete che egli rappresenta le idee del protagonista della fiction.

A un certo punto, durante un’intervista, Zelens’kyi dichiara:

«Il mondo vuole vedere un presidente come Vassily Petrovich Goloborodko (questo è il nome del presidente nella fiction, n.d.r.) con gli stessi valori morali»[3].

Zelensky insomma continua a ripetere che il vero candidato è il candidato falso. Che la realtà della fiction è molto più reale della realtà che ci appare dinnanzi agli occhi e che tocchiamo con le nostre mani. Ci dice continuamente che la realtà sarà davvero reale solo se fedele alla virtualità della fiction. Qual è il vero Zelens’kyi? La realtà in cui un presidente virtuale diventa reale, è ancora la Realtà?

Putin, l’aggressore, deve indubbiamente aver pensato di no. All’inizio il suo canto di guerra sembra seguire uno schema che è fedele alla narrazione dell’avversario. La rispetta in toto, almeno per quel che riguarda l’interpretazione da Putin proposta del presidente ucraino. Zelens’kyi è un fantoccio, deve aver pensato Putin, una marionetta senz’anima e senza vita. È un attore diventato presidente interpretando il presidente in una fiction di successo. Per questo la guerra sarà semplice. Appena i russi entreranno in Ucraina, il governo Zelens’kyi si dissolverà come neve al sole. La sua inconsistenza virtuale non reggerà al peso reale degli “stivali sul terreno”. Di qui l’appello di Putin alle forze armate ucraine, che invitava a liberarsi del fantoccio e dei “neonazisti” (molto più reali, nella visione putiniana) con lui al governo, a destituirlo e a riconciliarsi con la Russia. Di qui, almeno all’inizio, l’idea che sarebbe bastata una guerra a “bassa intensità”. Tutto molto semplice. Lineare.

Poi ci sono stati i bombardamenti e i cadaveri smembrati nelle strade. È vero che anche i morti della guerra sono oggetto di narrazione. Questa guerra, come tutte le guerre, è anche una questione di interpretazione. C’è sempre una diversa “versione dei fatti”. Ma i morti sono reali. Magari i media ufficiali non li fanno vedere “per non turbare il pubblico”. Ma noi sappiamo che ci sono. Sappiamo dei corpi che realmente sanguinano.

E improvvisamente, diremmo in modo incredibile, anche il presidente virtuale si è materializzato nella realtà. Lo abbiamo visto stanco, provato, ma risoluto nell’incitare il suo popolo ucraino a resistere. Lo abbiamo ascoltato rassicurare il suo popolo che lui non sarebbe fuggito, che avrebbe affrontato tutti i rischi della guerra con il suo popolo. Perché era davvero il presidente.

Il meraviglioso cigno virtuale è diventato un brutto anatroccolo reale, con la barba sfatta, le occhiaie di chi passa le notti insonni sotto i bombardamenti. Dobbiamo crederci? O anche questa è una narrazione?

«L’addio alla realtà e alla verità non è un evento indolore»[4] ci ammonisce, in polemica con i postmoderni, il filosofo italiano Maurizio Ferraris. Bisogna stare attenti a disfarsi in fretta della realtà, perché le conseguenze possono essere terribili. Perché, soprattutto nella dimensione etico-politica, non può essere tutto ugualmente vero e tutto ugualmente falso. Non può essere tutto ugualmente reale. Non si può dire, ad esempio, che la Shoah è un’invenzione dei vincitori della Seconda guerra mondiale. Non si possono confondere gli aggrediti e gli aggressori.

Per concludere possiamo dire che magari non sarà più vero che «tutto ciò che è reale è razionale», almeno non nel senso dell’affermazione hegeliana. Ma forse non è neppure vero che tutto possa ridursi alla dimensione dell’interpretazione, come da Nietzsche in poi sostiene la filosofia ermeneutica, fino alle estremizzazioni del postmodernismo.

E dunque la Realtà resiste alle interpretazioni?

La guerra ucraina di certo non ha sciolto l’enigma della realtà. Non ci ha spiegato se la realtà è morta o viva. Ma di certo ci ha messo in guardia da non confondere i presidenti virtuali da quelli reali: anche se sono la stessa persona.

 

[1] Jean Baudrillard, Il Patto di lucidità o l’intelligenza del Male, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2006, p. 11.

[2] Jean Baudrillard, cit, p. 13.

[3] BBC News, 2019.

[4] Maurizio Ferraris, Manifesto del nuovo realismo, Laterza, Roma-Bari, 2012, p. 94.

VERSO L’ESAME
Per il colloquio interdisciplinare

La vicenda del presidente ucraino Zelensky consente, come hai visto, una riflessione sul rapporto reale/virtuale e sull’approccio ermeneutico alla verità.

A partire da questo spunto e dai testi proposti di Jean Baudrillard, organizza una trattazione pluridisciplinare sul tema “Vero, Reale, Virtuale”. 

In tale trattazione devi:

  • Ricostruire in sintesi il dibattito filosofico che, seguendo un percorso legato alle filosofie di Nietzsche, Heidegger, Gadamer e della filosofia postmoderna, sviluppi il tema dell’interpretazione come unico approccio possibile alla Realtà e come unica chiave epistemologica al tema della Verità.

  • Individuare nessi con altre discipline, in particolare Letteratura italiana e straniera, Storia dell’arte, Storia, Scienze/Fisica. Il filone di tali collegamenti deve essere il rapporto fra la rappresentazione della realtà, la realtà com’è e sulla possibilità che esista/non esista una realtà com’è. 

  • Nelle letterature e in Storia dell’arte tale tema è particolarmente ricco di sviluppi ed esiti nel passaggio fra XIX e XX secolo. In particolare si può individuare il tema della crisi del realismo e della corrispondenza fra mondo e rappresentazione artistica del mondo. 

  • L’idea della crisi delle certezze in ambito scientifico, in particolare nella fisica, nel passaggio fra Ottocento e Novecento, può essere uno spunto per sviluppare ulteriormente il tema dell’interpretazione della realtà.

  • Per quel che riguarda storia può essere interessante individuare e sviluppare il tema della guerra e della sua rappresentazione nel passaggio fra XX e XXI secolo, della propaganda di guerra e del tema della “guerra giusta” nelle diverse versioni che di essa sono state fornite, fino all’attuale conflitto ucraino.

  • Ulteriore tema sviluppabile in ambito storico (alternativo al precedente o ad esso integrabile) è quello del mondo della globalizzazione post Guerra Fredda, con le questioni aperte che esso propone, di cui la Guerra ucraina è un caso esemplare. Inoltre, in relazione al mondo della globalizzazione, può essere interessante sviluppare il tema di come la diffusione di internet abbia ridefinito il rapporto reale/virtuale.

Il percorso non deve superare i 10 minuti. Ricordati che la tua argomentazione deve seguire un filo logico coerente, per cui è opportuno enunciare subito con chiarezza il tema che si vuole individuare e svolgerlo secondo un percorso lineare, con opportune concatenazioni fra discipline.

A tal fine può essere utile elaborare una mappa del percorso che, in sintesi, individui le tematiche da trattare nelle varie discipline, come da esempio:

Crediti immagine home page e articolo: 28 febbraio 2022, il Presidente del Parlamento Ucraino, Ruslan Oleksiyovych Stefanchuk, il Presidente della Repubblica Volodymyr Zelens'kyj e il Primo Ministro ucraino Denys Anatoliyovych Shmyhal mostrano la richiesta ufficiale di adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. Crediti: sito ufficiale della Governo dell’Ucraina. Licenza: CC-BY-SA 4.0

Zelens'kyj il giorno dell'insediamento alla Presidenza dell'Ucraina il 20 maggio 2019. Crediti: Governo dell’Ucraina. Licenza: CC-BY-4.0 

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Il Presidente ucraino Volodymyr Zelens'kyj incontra i giornalisti internazionali il 2 marzo 2022. Fonte: sito ufficiale del Governo dell’Ucraina. Licenza: CC-BY-4.0