Aula di Lettere

Aula di Lettere

Percorsi nel mondo umanistico

Sezioni
Accad(d)e che
Come te lo spiego
Interventi d'autore
Il passato ci parla
Sentieri di parole
Nuovo Cinema Paini
Storia di oggi
Le figure retoriche
Gli antichi e noi
Idee didattiche digitali
Le parole dei media
Dall'archivio
Tutti i temi del mese
Materie
Italiano
Lettere classiche
Storia e Geografia
Filosofia
Storia dell'arte
Scienze umane
Podcast
Chi siamo
Cerca
Come te lo spiego

De Amicis senza Cuore

La diffusione nelle scuole del libro Cuore tende a oscurare tanti testi di Edmondo De Amicis che meriterebbero più considerazione. Andrea Tarabbia ci parla di Fra scuola e casa, Costantinopoli e Sull’oceano, da cui emerge uno scrittore più interessante di quanto si potrebbe immaginare.
leggi
Esistono due Edmondo De Amicis. Il primo, che chiameremo De Amicis, è l’erogatore di pappette patetiche e moraleggianti, l’inventore dei Franti, dei Derossi e dei Garrone, adottato da tutte le scuole del Regno come autore di testi pedagogici ed esempi di virtù nella nuova Italia che si andava costruendo dopo il 1861, e che aveva bisogno di norme di comportamento, di una propensione al nazionalismo e di vividi esempi di moralità e quieto vivere comune. Il secondo, Edmondo, è uno scrittore. È lui che ci interessa. Autore prolificissimo, l’Edmondo si è alternato, nel corso della sua carriera, col De Amicis: è di quest’ultimo, per esempio, oltre a Cuore (1886), anche Il romanzo d’un maestro (1890), storia di un insegnante di prima elementare alle prese con la provincia italiana di fine Ottocento e con l’amore per una collega; sono di Edmondo, invece – ed è una sorpresa – molti acutissimi scritti di viaggio: Spagna (1871), Olanda (1874), il capolavoro Costantinopoli (1877), di cui parleremo tra poco. Ma Edmondo ha scritto anche romanzi, saggi e pamphlet di ispirazione socialista che sono oggi quasi del tutto dimenticati, sommersi dalla popolarità di Cuore e dal marchio che un’opera del genere, letta da tutti per generazioni di studenti italiani, finisce per imprimere. La scuola, la casa: il nostro mondo Nel 1892 Edmondo pubblica una serie di “bozzetti e racconti”, che intitola Fra scuola e casa – due temi che attraversano tutta la sua produzione e che uniscono le sue due anime: il libro contiene una serie di prose brevi e lunghe che, lette oggi, sembrano ribaltare completamente l’idea che il pubblico ha dello scrittore. Il racconto Il professor Padalocchi, per esempio, ruota intorno alla figura pedantissima di un professore (forse folle, sicuramente scollato dal mondo reale) che ha la mania di correggere gli altri e arriva alla vessazione dei propri conoscenti; in Il libraio dei ragazzi, invece, Edmondo mette in scena dei piccoli teppistelli – degli studenti “normali”, in tutto e per tutto analoghi a quelli di Cuore solo che privi della patina moraleggiante di quel romanzo – che perseguitano con ricatti, furti e molestie di vario tipo un povero libraio, la cui unica colpa è quella di volersi far pagare le cose che vende; ancora, La maestrina degli operai è il ritratto di un’insegnate, la maestra Varetti, del tutto priva di vocazione, anzi: si è fatta docente di una scuola serale per via dello stipendio. Odia i suoi allievi, che vengono dalle classi meno abbienti, e li maltratta, salvo sentirsi attratta da quelli più prepotenti e “maschi”. Capolavoro di questa serie è Amore e ginnastica, sorta di opera buffa che racconta dell’amore impossibile tra Simone “don” Celzani, segretario dai modi timidi e preteschi, e la signorina Pedani, elastica, flessibile insegnante di ginnastica dalle «proporzioni schelettoniche più perfette» e interamente dedita al suo lavoro, visto come unica forma possibile di educazione e igiene per il corpo e per lo spirito. Racconto satirico e sociale insieme – l’insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole era all’epoca al centro di un acceso dibattito nel nostro Paese –, pieno di malizia e brio, Amore e ginnastica mette in scena una pletora di personaggi buffi e ossessivi, tutti in un modo o nell’altro innamorati dell’amazzone Pedani – che sembra, ma il colpo di scena alla fine arriva, non vedere altro che cavalline, sbarre e attrezzi.
Il dibattito sull’educazione fisica nell’Italia risorgimentale in un articolo dello storico dello sport e saggista Sergio Giuntini: clicca qui per accedere al testo in formato pdf sul sito dell'Assessorato all'Istruzione della Regione Lombardia
I minareti, l’oceano: il mondo degli altri Ma, si diceva, non di sola Italia si è occupato Edmondo, anzi: alcune delle sue prove migliori le ha date di ritorno dai viaggi. A metà degli anni Settanta dell’Ottocento, per esempio, De Amicis si imbarca e, dopo un viaggio di dieci giorni, raggiunge Istanbul, all’epoca una delle porte d’Oriente. Istanbul è una città che, per così dire, De Amicis troppe volte non ha visitato: si tratta infatti di un viaggio rimandato di continuo. Ne viene un reportage, Costantinopoli (1877), che il premio Nobel turco Orhan Pamuk ha definito «il miglior libro scritto su Istanbul»: stupito, divertito, a volte spaventato ma sempre deliziosamente ironico, Edmondo attraversa la città dei minareti e la racconta con un brio e una verve sorprendenti per chi non lo conosce. Si legga per esempio il capitolo – bellissimo – dedicato al bagno turco: è un capolavoro di comicità, è tutto un “tormento”, una “vivisezione”, un “martirio” – e con questi termini si intende il supplizio dei massaggi, interamente subiti dall’autore in mezzo ai vapori e a una calura mai provati. Ma ai viaggi Edmondo dedica anche un romanzo, forse la sua opera migliore: Sull’oceano (1889). Cinque anni prima, De Amicis si era imbarcato, a Genova, sulla Nord-America, una nave diretta in Uruguay e Argentina. Con lui, viaggiavano centinaia di emigranti. È strano che Sull’oceano sia, di fatto, l’unico romanzo di quegli anni dedicato all’emigrazione: è strano perché in quegli anni l’Italia si andava svuotando, e i contadini e gli operai andavano alla ricerca di miglior fortuna altrove, soprattutto nelle Americhe. De Amicis li aveva seguiti, aveva viaggiato con loro perché era uno dei pochi, forse l’unico scrittore italiano ad essersi accorto che gli italiani stavano scappando dal nostro Paese, e gli sembrava, questo, un fenomeno degno d’essere vissuto e raccontato. La nave di Sull’oceano si chiama Galileo, ed è piena di poveri e miserabili che non hanno lasciato niente al loro paese se non qualche ricordo: viaggiano, più che per cercar fortuna, per scappar dalla miseria e provare a ricominciare. Nello spazio chiuso della nave, Edmondo li osserva e li racconta attraverso gli occhi di una giovane maestrina, malata terminale di tisi, che va in America con la speranza di fuggire al suo male. Ma non di soli miserabili è popolato Sull’oceano: emigrano anche i ricchi, che non hanno più niente da spartire con l’Italia e sono attratti dalle ricchezze del Nuovo Mondo. Anche su di loro si posa lo sguardo di Edmondo, che restituisce tic, manie, aspetto, stranezze e peculiarità di tutta una popolazione attraverso l’osservazione dei “tipi” raccolti sulla Galileo: ci sono donne-cannone, ragazze-angelo, nobili decaduti, scrivani, bambini malati, signorotte eleganti, sospetti ladri, famiglie numerose, deputati e così via: tutto un «documento umano» in viaggio, o forse in fuga, verso una vita nuova.
"L’abbigliamento di un fuochista" è una canzone di Francesco De Gregori che parla dell’emigrazione italiana in America: puoi ascoltarla nel player qui sotto
La condanna di Edmondo Eppure, nonostante tutte queste bellezze, Edmondo è uno scrittore condannato: la sua condanna è quella di essere, in eterno, De Amicis, l’autore di Cuore, il pedagogo moralista, il somministrazione di lezioni di correttezza e di bontà. Non fa nulla che si sia divertito con la ginnastica o che abbia raccontato quello che nessun altro ha osato raccontare (l’emigrazione italiana); non fa nulla che abbia scritto altro, anzi, che abbia persino preso in giro quel mondo (la scuola) e quei personaggi (i maestri) che l’hanno reso famoso. Egli è l’autore di Cuore, i suoi personaggi non sono poveri contadini che fuggono dalla miseria, eunuchi, sultani e segretari, ma i Franti, i Derossi e i Garrone. Eppure, se li cercate, i suoi libri che non sono Cuore in libreria ci sono ancora, anche se non vi sarà facile trovarli: sono sotto la “D” di De Amicis, mentre, d’istinto, uno li cercherebbe sotto la “E” di Edmondo. Crediti immagini: Apertura: "The Mosque with the sun" di Jacopo Romei  Link: https://www.flickr.com/photos/jakuza/4027104873/in/photolist-7M1BS7-ag9Caa-GjPTQ-GjRAh-GjPZ7-78RXYD-dv9E5K Box: Ritratto di Edmondo de Amicis Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Edmondo_De_Amicis#/media/File:Edmondo_De_Amicis.jpg
Edmondo_De_Amicis
4027104873_fc9c8c5a1c_b

Devi completare il CAPTCHA per poter pubblicare il tuo commento