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Pontormo e Rosso Fiorentino: due modi diversi di essere “alternativi”

Stessi soggetti, stesso periodo storico, eppure stili diversissimi: Pontormo e Rosso Fiorentino sono due artisti poliedrici e per certi versi complementari. Un viaggio attraverso le loro opere, a partire dalla mostra Divergenti vie della "maniera", allestita a Firenze dall’8 marzo al 20 luglio.

Gran parte del 2014 è dominata, nell’ambito delle grandi mostre d’arte, da Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della "maniera", esposizione allestita a Firenze dall’8 marzo al 20 luglio  nello splendido Palazzo Strozzi.

Su You Tube, all’interno del canale di Palazzo Strozzi, c’è un’intera sezione dedicata a Pontormo e Rosso. Guarda il video di presentazione della mostra:
La mostra è un evento eccezionale: i due, da sempre accomunati dall’essere protagonisti del Manierismo della prima ora - cioè quello della “rottura” con il classicismo - vengono infatti presentati insieme la prima volta; ma il fatto veramente nuovo è che, sempre per la prima volta, cioè che emerge dalla mostra è la loro grande divergenza, come evoca il titolo stesso. Lo evidenziano anche i curatori, Carlo Falciani e Antonio Natali: gemelli, sì, ma diversi. Puoi accorgerti da solo della differenza tra i due artisti osservando come, più o meno nello stesso periodo, dipingono l’immagine di un bambino.
Rosso Fiorentino, "Angelino musicante", 1521, olio su tavola, Firenze, Galleria degli Uffizi (immagine: Wikipedia) Pontormo, "Sacra Famiglia con San Giovannino", 1523 circa, olio su tavola, San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage (immagine: Wikipedia)
Pontormo e Rosso: i gemelli diversi. Gemelli diversi, dunque. Gemelli perché entrambi sono affascinanti e intriganti come solo i veri “alternativi” possono essere. Fanno parte di quel gruppo ristretto di coraggiosi - oggi come allora - che non hanno paura di spostarsi un pochino di lato, per guardare la realtà da un’altra prospettiva, anche un po’ polemica, re-intrepretandola e rileggendola, ma senza stravolgerla, anzi continuando a viverci. Ma i tratti comuni non finiscono qui: stesso l’anno di nascita (il 1494) – che li colloca quindi nello stesso momento storico e culturale – e medesimo il Maestro, il magnifico Andrea del Sarto, da cui fecero l’apprendistato fin dalla prima adolescenza. Va da sé che i due ragazzi dovettero fare fin da subito i conti non solo con il loro grande Maestro ma con la generazione immediatamente precedente, che annoverava le superstar Leonardo (il più vecchio), Raffaello (il più giovane) e , soprattutto, Michelangelo con il quale entrambi instaureranno una serrata dialettica per tutta la loro carriera. Insomma, era un po’ come voler fare i musicisti nella stessa epoca dei Beatles e dei Rolling Stones: o trovavi il tuo spazio, la tua poetica peculiare, o diventavi un opaco imitatore, quindi sparivi. Ed è qui che Pontormo e Rosso diventano diversi, cominciamo a “divergere”. Vediamo brevemente i loro percorsi artistici, di cui molto sappiamo dalle Vite di Giorgio Vasari.
Scarica il pdf del booklet della mostra Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della "maniera",  piccolo prezioso strumento per un primo approccio alle figure dei due artisti
Pontormo. In realtà si chiama Jacopo Carucci, e il soprannome deriva da Pontorme, la città in cui era nato nel 1494. Ammirato ma “con sospetto” dai contemporanei (tra cui gli stessi Raffaello e Michelangelo) viene descritto dal Vasari come bizzarro e dedito a sperimentazioni un po’ troppo ardite. Di carattere schivo e solitario, è artista indipendente, capace di elaborare uno stile personalissimo, di decisa rottura con il classicismo, grazie anche al suo guardare con grande interesse e occhio critico all’arte nordica dei suoi tempi, Albrecht Dürer in particolare. I suoi dipinti sono spesso affollati, l’asse “simmetrica” decentrata, l’impianto scenico sembra un set teatrale, i colori sono molto carichi e accesi, limpidi e tersi, spesso puri e luminosi; le figure sono allungate, quasi dinoccolate, non “belle” nel senso classico del termine, ma di una drammaticità espressiva e di un lirismo poetico di rara efficacia. Molto caro ai Medici - che apprezzarono la grande libertà di esecuzione - produce per loro ritratti, affreschi e dipinti con scene sacre e profane. Per buona parte della sua vita si cimenta, quasi in un corpo a corpo, con il lavoro di Michelangelo, studiandolo a fondo per cercare di comprenderlo prima e per distaccarsene poi. Muore a Firenze nel 1557.
Guarda questa animazione prodotta da Zanichelli sulla "Deposizione" di Pontormo.
Rosso Fiorentino.  Di vero nome Giovan Battista di Jacopo, viene descritto da Vasari, con ammirazione, come persona spigliata e colta, che gode di ottima reputazione tra nobili e intellettuali, interessato a varie arti - è anche buon musicista e discreto letterato -, oltre a essere molto bello, che non guasta mai. Ma è anche uomo di “cose stravaganti”, come ribadisce ancora Vasari; anche lui come Pontormo, decisamente controcorrente, insomma. Le opere di Rosso sono caratterizzate da composizioni spesso claustrofobiche, dove le figure umane, tutt’altro che idealizzate (anzi a volte più simili a caricature), tendono a implodere verso il centro. Il suo stile di distingue per una spigolosità e un’espressività esasperata, dai colori intensi, duri e aspri, tanto da sembrare, a volte, impietosamente crudeli. Non adatto alla leziosa vita cittadina, ben presto Rosso si sposta da Firenze nella provincia umbro-toscana (fra cui Piombino, Volterra, Perugia e Città di Castello) – con una breve incursione a Roma, dove si cimenta con la lezione michelangiolesca. In queste zone la sua spregiudicata libertà viene meglio accolta, e  raggiunge picchi di violenta drammaticità mai visti fino allora (come nella Deposizione di Volterra di cui vedremo poco più sotto). Da qui, passando per Venezia, si sposta nel 1530 in Francia, alla corte del Re; ammirato e celebrato proprio per la sua spregiudicata abilità pittorica, vive brevemente a Parigi per poi spostarsi a Fontainbleu, dove muore nel 1540.
Perché non organizzare la prossima gita in Toscana alla scoperta dei luoghi di Pontormo e Rosso? Qui puoi scaricare mappe, piantine e guide con tutte le informazioni che ti servono.
Visioni trasversali: Pontormo, Rosso e la cultura contemporena I rimandi e i richiami dell’arte contemporanea all’arte antica sono continui e costanti, come è ovvio; si guarda indietro per poter interpretare meglio il “davanti”. Il passato, la Storia e le storie non posso mai essere ignorati, che sia per ispirarsi o per contrapporsi o addirittura per “rompere”. Concludiamo quindi questa nostra breve passeggiata nelle antique corti degli antiqui huomini (di chi è questa frase? Cercala su Google!) gettando uno sguardo a due splendidi dialoghi a distanza tra i nostri ragazzi alternativi e la cultura contemporanea. Il primo vede affiancati la Visitazione di Pontormo (1514-16) e The Greeting di Bill Viola (1995), entrambi in mostra a Palazzo Strozzi: circa 480 anni separano l’ispirazione – lo struggente capolavoro di Pontormo, restaurato proprio per la mostra – e l’ispirato – il grande artista statunitense protagonista della scena contemporanea mondiale con i suoi video incentrati sui significati dell’esistenza umana. Lontanissimi per epoca e tecnica, questi due capolavori si richiamano continuamente nel cromatismo intenso e irreale, nell’emozione e nella suggestione che nascono da uno stesso terreno: la spiritualità e l’intima intensità di un incontro, ieratico, epico e imponente nella suo essere semplice e quotidiano allo stesso tempo. Come recita la presentazione di The Greetings nella sezione del sito della mostra: “Quella che vediamo non è la traduzione letterale né della storia biblica di Luca, né della Visitazione del Pontormo, bensì l’emozionante e originale visione di un incontro che diviene metafora atemporale e universalmente poetica dell’essenza della condizione umana”.
Guarda il video di Bill Viola "The Greetings" (1995):
Pontormo, "Visitazione", 1528-1529 circa, olio su tavola, Carmignano, Pieve di San Michele Arcangelo (immagine: Wikipedia)
Il secondo momento di contatto tra i nostri due e il mondo d’oggi lo si trova in La Ricotta, il discusso mediometraggio di Pier Paolo Pasolini del 1963, che narra la dissacratoria ma spiritualissima preparazione di un film sulla vita di Cristo. Il film fu anche censurato e sequestrato per vilipendio alla religione. Girato in bianco e nero, presenta solo due scene a colori: le riproduzioni a tableaux vivants delle due Deposizioni di Pontormo e Rosso ricostruite quasi al millimetro, anche nelle diverse gamme cromatiche che differenziavano le due opere. Attraverso il contrasto tra la meravigliosa immobile drammaticità delle due deposizioni e la grevità dei sottoproletari che le interpretano, Pasolini volle esprimere il suo “intimo, profondo, arcaico cattolicesimo” (come si può sentire in un passaggio del film), proprio come lo volevano esprimere, molti secoli prima, i nostri due ragazzi “alternativi” in questo, sì, veramente gemelli identici.
Tablaux vivants della Deposizione di Pontormo, da "La Ricotta" di Pier Paolo Pasolini
Pontormo, "Deposizione", 1528 circa, olio si tavola, Firenze, Chiesa di Santa Felicita, Cappella Capponi (immagine: Wikipedia)
Tablaux vivants della Deposizione di Rosso Fiorentino, da "La Ricotta" di Pier Paolo Pasolini
Rosso Fiorentino, "Deposizione", 1521, olio su tavola, Volterra, Pinacoteca e Museo civico (immagine: Wikipedia)
Qui puoi vedere tutto il mediometraggio "La Ricotta" di Pier Paolo Pasolini, durata 35’.
1 Commenti
A

Alberto Zaccagnini

15 novembre 2022 alle 12:10

Grazie, Zanichelli, molto utile!

R

Redazione

16 novembre 2022 alle 15:50 - in risposta a Alberto Zaccagnini

Grazie a lei, continui a seguirci! La Redazione

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