Maestro del Purgatorio di Todi, Il Purgatorio di San Patrizio, 1346, affresco, Todi, Monastero di San Francesco (Foto Castrichini, iluoghidelsilenzio.it)
Il terzo regno inizia a essere rappresentato nei codici miniati come un grande monte scosceso, suddiviso in gironi: la progressione verticale riflette scenograficamente la graduale purificazione spirituale dei penitenti. Le anime accettano con gioia punizioni durissime perché sono spinte dalla speranza e dal desiderio di giungere alla meta finale, il Paradiso. La presenza degli angeli, altro elemento fortemente innovativo del Purgatorio dantesco, aiuta gli spiriti purganti a liberarsi dai peccati, per presentarsi totalmente puri davanti a Dio. Nel quattrocentesco codice Palatino 39 della Biblioteca Nazionale di Firenze, il miniatore ha istoriato la lettera D del IX canto con la rappresentazione di Dante e Virgilio che giungono alla porta del Purgatorio, presidiata dall’angelo guardiano, vestito di bianco, con la spada in mano. Dopo aver percorso tre gradini di marmo bianco, di pietra nera e di porfido rosso, i due poeti inginocchiati chiedono di poter entrare nell’aspra montagna, brulicante di anime. Anche nella miniatura a piena pagina di un altro manoscritto coevo, custodito nella stessa biblioteca (Ms. BR 215), l’altura rosata sorvegliata dall’angelo è percorsa da un cammino spiraliforme ed è conclusa in cima dal Paradiso terrestre; un monte simile è delineato sul fondo del disegno realizzato da Botticelli dopo il 1480 per illustrare il primo canto del Purgatorio.
L’immagine del Purgatorio è inserita anche in opere rinascimentali di dimensioni maggiori: nella celebre effige di Dante realizzata da Domenico di Michelino per Santa Maria del Fiore (1465), alle spalle del poeta, circondato dai tre regni dell’oltretomba, appare l’alta rupe percorsa dalle anime purganti, mentre nella lunetta dipinta da Agnolo Bronzino per Bartolomeo Bettini nel 1532-33, Dante, di profilo, è seduto su una roccia e volge malinconicamente lo sguardo verso l’ isola-monte Purgatorio, che si erge dal mare in tutta la sua asprezza.
Domenico di Michelino, Dante e la Divina Commedia, 1465. Tempera su tela (?), 232x290 cm, Firenze, Chiesa di Santa Maria del Fiore (Wikimedia Commons)
Agnolo Bronzino, Dante osserva il Purgatorio, 1532-1533. Olio su tela, 130x136 cm, Firenze, Galleria degli Uffizi.
Fin dal XIV secolo la forza visiva e immaginativa del testo dantesco e le infinite possibilità espressive della sua parola avevano offerto agli illustratori dei numerosi codici manoscritti della Commedia spunti creativi per altre straordinarie invenzioni. Ad esempio nell’incipit del Purgatorio il poeta, per indicare il proprio ingegno impegnato nella stesura del poema, si affida a un’immagine nautica che il miniatore del codice Egerton 943 della British Library di Londra illustra con un inedito accostamento di due motivi: il poeta allo scrittoio e la navicella dell’ingegno. Intento nella scrittura, Dante è seduto sul cassero di poppa di un realistico veliero, simbolo dell’altezza d’ingegno del poeta che “alza le vele” verso le “migliori acque” del Purgatorio. Tuttavia è soprattutto il trittico dedicato ai superbi (Purgatorio canti IX-X-XI) -con le celebri descrizioni dei bassorilievi marmorei intagliati sulla parete e sulle lastre del pavimento della cornice- che, oltre a rivelare i debiti contratti da Dante con la tradizione figurativa medievale, lancia una sfida tra parola e immagine sulla capacità di rappresentare la realtà. Con la descrizione dei rilievi raffiguranti esempi di umiltà o superbia su cui le anime devono meditare, Dante recupera la tradizione antica dell’ecfrasi, ossia la descrizione letteraria dell’opera d’arte. Queste effigi, definite da Dante stesso “visibil parlare”, sono presentate come paradigmi di bellezza e realismo, superiori a ogni altra realizzazione dell’arte e della natura e si offrono inevitabilmente come termine di confronto per gli artisti e gli illustratori da Lorenzo di Pietro e Guglielmo Giraldi a Luca Signorelli, fino a Federico Zuccari. Tre miniature del codice urbinate di Guglielmo Girardi e Franco de Russi sono dedicate alla dettagliata raffigurazione dei bassorilievi scolpiti. Giradi gioca con l’ecfrasi e, in una sorta di rispecchiamento tra testo letterario e testo figurativo, rappresenta con accuratezza il fregio marmoreo contemplato da Dante e Virgilio mentre la schiera dei penitenti avanza faticosamente, accovacciata sotto pesanti massi. Se Luca Signorelli si ispira a una pagina miniata, riservando all’illustrazione dei canti del Purgatorio dantesco lo spazio dei monocromi affrescati tra una fitta decorazione a grottesche sullo zoccolo della cappella di San Brizio ad Orvieto, Federico Zuccari, autore del complesso progetto editoriale del “Dante Historiato”, giunge a esiti senza precedenti nella storia dell’illustrazione del poema dantesco. Nel raffinato disegno a penna e bistro del Canto XI raffigura l’incontro di Dante e Virgilio con tre noti personaggi: Aldobrandeschi, Oderisi da Gubbio e Salvani, identificati da eleganti iscrizioni che riportano alcune terzine del canto. Questi uomini, un tempo altezzosi e fieri, dai corpi nudi e vigorosi, oppressi da gigantesche pietre, camminano in uno spazio libero, cadenzato ritmicamente dalle geometriche specchiature della parete e calpestano le scene sul pavimento, istoriato con esempi di superbia punita. Il coltissimo artista manierista si inserisce nel dibattito culturale tardo-cinquecentesco dell’ut pictura poesis rovesciando il tradizionale rapporto tra testo e immagini del libro figurato: del testo ritiene sufficiente trascrivere solo alcuni estratti, mentre la raffigurazione dell’episodio occupa ormai l’intero foglio.Luca Signorelli, Dante e scene del Purgatorio, 1499-1502. Affresco. Orvieto, Duomo, Cappella di San Brizio. (Wikimedia Commons)
Federico Zuccari, Dante e i superbi (Purgatorio XI), 1585-1588. Disegno, penna e bistro, ca 44x60 cm. Firenze, Gabinetto dei Disegni e Stampe degli Uffizi. Codice del Dante Historiato.
Per approfondire
1. Le Goff, La nascita del Purgatorio, Torino 2014
2. Battaglia Ricci, Dante per immagini. Dalle miniature trecentesche ai giorni nostri, Torino 2018
Crediti immagini
Apertura: Domenico di Michelino, Dante e la Divina Commedia, 1465. Tempera su tela (?), 232x290 cm, Firenze, Chiesa di Santa Maria del Fiore (Wikimedia Commons)
Box: Agnolo Bronzino, Dante osserva il Purgatorio, 1532-1533. Olio su tela, 130x136 cm, Firenze Galleria degli Uffizi.