Aula di Lettere

Aula di Lettere

Percorsi nel mondo umanistico

Sezioni
Accad(d)e che
Come te lo spiego
Interventi d'autore
Il passato ci parla
Sentieri di parole
Nuovo Cinema Paini
Storia di oggi
Le figure retoriche
Gli antichi e noi
Idee didattiche digitali
Le parole dei media
Dall'archivio
Tutti i temi del mese
Materie
Italiano
Lettere classiche
Storia e Geografia
Filosofia
Storia dell'arte
Scienze umane
Podcast
Chi siamo
Cerca
Le figure retoriche

A ogni frase manca un finale. L’epifrasi.

L'epifrasi è una figura retorica molto amata dai poeti. Andrea Tarabbia ce la illustra in riferimento alla poesia "A Silvia" di Giacomo Leopardi.
leggi
[…] Io gli studi leggiadri Talor lasciando e le sudate carte, Ove il tempo mio primo E di me si spendea la miglior parte, D'in su i veroni del paterno ostello Porgea gli orecchi al suon della tua voce, Ed alla man veloce Che percorrea la faticosa tela. Mirava il ciel sereno, Le vie dorate e gli orti, E quinci il mar da lungi, e quindi il monte. Lingua mortal non dice Quel ch'io sentiva in seno. […] (Giacomo Leopardi, A Silvia, 1828) L’ordine delle parole è importante. Serve a dare enfasi alle cose, a confermare un’opinione, a volte perfino a stupire. L’epifrasi è una delle molte figure retoriche che si occupano della disposizione delle parole nel discorso: con essa aggiungiamo a una frase che sembra compiuta alcune parole che ne completano o ne specificano il significato. Non solo: questa aggiunta è fatta alla fine, la parola nuova è messa lontano da quella che logicamente dovrebbe starle vicino, in modo che la frase risulti, per così dire, poco lineare e l’effetto retorico sia rimarcato. Leopardi usa questa tecnica nel celebre verso delle “sudate carte” in A Silvia, quando ci sorprende aggiungendo questa espressione a un pensiero (Io gli studi leggiadri/Talor lasciando) che sembra chiuso. La usa anche in La sera del dì di festa: “Dolce e chiara è la notte e senza vento”, dice. L’impennata dell’epifrasi È come se le frasi, per i poeti (ma anche per chi parla e, a volte, sente di doversi correggere, di specificare, di aggiungere quella cosa in più che dà colore e forza a quanto ha appena detto), fossero ogni volta percepite come incomplete anche quando sono compiute; è come se, parlando o scrivendo, sentissimo la necessità di andare a pescare nuove parole, nuovi concetti che diano una forma più totale e guizzante a ciò che abbiamo in testa. La nostra frase è finita, è grammaticalmente corretta: eppure potremmo dire ancora una cosa, potremmo renderla sghemba, farle fare un’impennata verso la fine in modo che colpisca chi ci ascolta, e lo catturi, e gli si stampi nella memoria. Crediti immagini: Apertura: "Books" di shutterhacks Link: https://www.flickr.com/photos/shutterhacks/4474421855/in/photolist-7PozJp-84P71r-eqHuv-MLnGM-r7w3U-2qKgwi-6buevW-2bUDT-6iUdMZ-5RzRtp-HdurS-9k6cM-8s4PDi-7JKRHh-8pvSWc-b4jsc2-zV2x5-8YyqSQ-4PNHrt-a9R8ER-8DG3gb-9JJHvW-h5Ghu6-8sfHWF-aibaen-daqcX7-a9R8y6-dMMTbp-7gc2rv-bbCsgV-4S3Rz-dXDrCi-jEaUkN-4fNJ8u-PZmWU-8wKUq8-dksMMw-cdaEDL-ieARA-5BTZjt-a9R8Ca-5oK63e-6Uccv-fsYVnU-9qJTTP-7uJEYD-7xMoXo-4nkMU2-6q6CnC-fppyGr/lightbox/ Box: A. Ferrazzi, Ritratto di Giacomo Leopardi Link: https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Leopardi#/media/File:Leopardi,_Giacomo_(1798-1837)_-_ritr._A_Ferrazzi,_Recanati,_casa_Leopardi.jpg
Leopardi,_Giacomo_(1798-1837)_-_ritr._A_Ferrazzi,_Recanati,_casa_Leopardi
figure retoriche

Devi completare il CAPTCHA per poter pubblicare il tuo commento