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Facciamo uno zeugma quando usiamo un solo verbo per formare una frase in cui, siccome ci sono due soggetti, di verbi ce ne vorrebbero due. Per esempio: «Io sono andato in palestra, Marco in piscina» - nel secondo segmento è stato eliminato «è andato» perché può essere sottinteso. Grammaticalmente si tratta di un’incongruenza, perché l’azione di Marco dipende da un verbo riferito non a lui ma a «Io». Eppure, il senso della frase è perfettamente chiaro.
Lo zeugma per eccellenza è nella Commedia quando, al canto XXXIII dell’Inferno, Dante scrive «Parlar e lagrimar vedrai insieme» - dove «parlar» e «lagrimar» dipendono dal verbo «vedrai», che tra l’altro è sbagliato per «parlare»: non si vede qualcuno parlare, lo si «sente». Quando è usato in questo modo – un verbo che tiene assieme due azioni non congruenti a livello semantico – lo zeugma dimostra di essere, oltre che parente dell’ellissi, anche molto vicino alla sinestesia.
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(Crediti immagini: Flickr, Wikimedia Commons)