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Filosofia

La calamità dell'amore: Abelardo ed Eloisa

Abelardo è stato uno dei più grandi filosofi del Medioevo. Ma la sua vita cambia per sempre e in modo drammatico per via del travolgente amore per Eloisa
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Molti filosofi hanno parlato dell'amore. Per Platone Eros è un sentimento che ci può condurre alla contemplazione delle idee eterne; per Schopenhauer è uno stratagemma con cui la volontà di vivere (l'energia che sta alla base della realtà) si perpetua attraverso gli esseri viventi. Molti filosofi si sono innamorati e sposati. Ma nessuno per il suo amore ha pagato una pena tanto pesante quanto quella di Pietro Abelardo. Abelardo cade vittima della passione Abelardo (1079-1142) è stato uno dei massimi logici e teologici del Medioevo. Fin da giovanissimo mostrò di avere un intelletto molto acuto. Rinunciò a ereditare il titolo nobiliare paterno e si dedicò allo studio. Com'era d'uso all'epoca, girò per le scuole migliori della Francia settentrionale e riuscì a inimicarsi vari maestri confutandone le teorie. Quando era già famoso come logico, decise di studiare teologia. In un settore di studi molto conservatore, apportò novità sostanziali: un'analisi testuale basata sulla logica, il confronto tra le autorità, l'uso di parallelismi.
Qui trovi una sintesi del pensiero di Abelardo
Ormai giunto all'apice della carriera, famoso per la logica e la teologia che insegnava nella sua scuola a Parigi, era però dominato, dice lo stesso Abelardo, dalla superbia e dalla lussuria. Proprio in quel periodo sentì parlare una giovane e bella donna di nome Eloisa, che viveva presso lo zio Fulberto, un canonico della cattedrale. Era anche una persona colta, cosa non usuale per una donna della sua epoca. Abelardo usò il suo ingegno per conquistare la ragazza (probabilmente sedicenne). Fece sapere a Fulberto che avrebbe voluto essere ospitato a casa sua, che era vicina alla scuola, per evitare le noie di una casa da amministrare. Fulberto colse la palla al balzo e si offrì di accoglierlo a casa sua e gli chiese di impartire lezioni private alla nipote, che era la sua pupilla. Abelardo non se lo fece ripetete due volte e di lì a qualche giorno, a colpi di cultura, seduceva Eloisa e le mani - confessa nella sua autobiografia, La storia delle mie disgrazie (Historia mearum calamitatum) - correvano ai seni più spesso che ha libri. La lussuria si trasformò in amore. Abelardo era svagato e gli studenti si accorsero che il maestro non era più quello di un tempo. Ben presto tutti capirono che cosa stava succedendo e alla fine lo capì anche Fulberto. Abelardo fece fagotto con il cuore straziato, ma qualche tempo dopo Eloisa gli scrisse di essere rimasta incinta. Un matrimonio riparatore Abelardo fece fuggire la ragazza dalla casa dello zio e la portò in Normandia, dai suoi parenti, dove Eloisa mise al mondo un bambino, Astrolabio («colui che abbraccia le stelle»). Nel frattempo Abelardo preparava un matrimonio riparatore per frenare l'ira di Fuberto. Eloisa però non era d'accordo. Probabilmente il matrimonio l'avrebbe fatta apparire un'approfittatrice, che aveva sedotto un grande filosofo, ma questo contraddiceva i fatti: «te ho desiderato con purezza, non i tuoi beni», argomenta ad anni di distanza. In fondo il matrimonio, tra XI e XII secolo, era un vincolo di alleanza tra famiglie e non c'entrava nulla con i sentimenti. Eloisa, inoltre, pensava che il matrimonio avrebbe danneggiato Abelardo, umiliandolo e sottraendolo alla filosofia. Ricordava ad Abelardo che i grandi filosofi si erano tenuti lontani dal matrimonio e avevano praticato la continenza. Dato che questi ragionamenti non facevano breccia nella decisione di Abelardo, proponeva un'altra considerazione più pragmatica: «Chi, intento alle meditazioni di argomenti sacri o filosofici potrebbe sopportare i pianti dei bambini?». Ma fu tutto inutile. Alla fine si sposarono, in segreto. In seguito, però, Abelardo scoprì che Fulberto andava raccontando del matrimonio e maltrattava la ragazza, che invece negava di essersi sposata. A quel punto Abelardo portò Eloisa in un convento, l'Argenteuil, per proteggerla. Fulberto credette di essere stato ingannato e che la ragazza avesse preso i voti. Si trattava di una questione d rispetto e di orgoglio. Assoldò alcuni sicari perché colpissero Abelardo là dove aveva peccato, ossia negli organi sessuali. La spedizione punitiva ebbe successo. Abelardo sopravvisse al danno e al disonore; i sicari furono catturati, castrati e accecati; Fulberto, il mandante, venne blandamente punito dalla giustizia (era verosimilmente membro di una famiglia influente). Un vecchio maestro e avversario di Abelardo, Roscellino, si tolse un sassolino dalla scarpa e affermò che, poiché un ente, per essere tale, deve possedere tutte le sue parti essenziali, ormai non era più corretto chiamare Pietro Abelardo con il suo nome, perché il poveretto era un uomo incompiuto, simile a un casa senza il tetto. Abelardo ed Eloisa abbracciano la vita monastica A quel punto Abelardo ed Eloisa intrapresero entrambi la via monastica. Invece di chiudersi in un umile silenzio Abelardo continuò a insegnare, scrivere e farsi notare per le proprie tesi. A causa di queste fu condannato ben due volte, ai concili di Soissons (1121) e di Sens (1141). In questa seconda occasione si scontrò con Bernardo di Clairvaux, importante esponente dell'ordine dei cistercensi. Eloisa si dedicò alla gestione di un monastero, il Paracleto, che in origine era un oratorio fondato da Abelardo. Se stiamo alle lettere che scrisse ad Abelardo nel corso degli anni e che sono andate a costituire un celebre epistolario, non gradiva il suo ruolo e il suo destino. I complimenti che riceveva per la sua correttezza come badessa non erano meritati, perché a distanza di anni «la mente conserva ancora la stessa volontà di peccare e arde ancora dei desideri di prima».*
 Qui trovi un ritratto di Eloisa tracciato dal filosofo italiano Lucio Colletti
Abelardo, invece, ci rivela l'epistolario, aveva ormai volto le spalle a quella vicenda, e pur senza dimenticare Eloisa e, anzi, aiutandola a distanza, aveva ripreso le sue battaglie teologiche, fin quando la morte non lo colse, mentre, ospite di un monastero vicino a Chalon-sur-Saone, ancora si dedicava alla filosofia e alla teologia (così scrisse Pietro il Venerabile, abate del monastero di Cluny, a Eloisa, qualche tempo dopo). Abelardo affrontò le vicissitudini del suo amore più con il piglio dell'uomo di mondo che con quello del filosofo. Ciononostante, o forse proprio per questo, contribui a dare vita a una storia che viene raccontata da secoli.
Qui puoi vedere il monumento funebre dedicato ad Abelardo ed Eloisa al cimitero: scrivi "Abelard" nel motore di ricerca e clicca sulla croce messa in risalto
* Citazioni tratte da Abelardo ed Eloisa. Epistolario, a cura di I. Pagani, Utet, Torino 2004 Immagine di apertura: Edmund Leighton, Abelardo ed Eloisa (via Wikimedia Commons) Immagine per il box: Jean Vignaud, Abelard and Heloisa, surprised by master Fulbert (via Wikimedia Commons)
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