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Inauguriamo il blog di Paola Tiberii con una riflessione sul linguaggio giornalistico per capire che cosa sono le collocazioni
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Le collocazioni Tutti conoscono i sinonimi e i contrari ma pochi hanno sentito parlare delle collocazioni. Eppure quando parliamo o scriviamo non possiamo farne a meno. Vuol dire dunque che usiamo le collocazioni senza saperlo? Proprio così. Le collocazioni infatti altro non sono che la combinazione di due o più parole che tendono a comparire insieme: caffè forte, vittoria netta, delusione cocente, prestare attenzione, perdere tempo, dormire profondamente. Quindi, dal momento che le parole non vengono usate da sole ma sempre in associazione a altre, chiunque si esprima in modo comprensibile deve necessariamente usare le collocazioni proprie della lingua in cui si esprime. Averne una buona conoscenza è  infatti determinante per poter comunicare in modo appropriato, descrivere efficacemente situazioni ed esprimere concetti con maggiore precisione e proprietà di linguaggio. Per esempio, la frase: 'Pioggia e vento hanno ritardato l'inizio della gara.' può assumere sfumature diverse a seconda delle collocazioni usate per specificarne i dettagli: Pioggia battente e vento forte hanno significativamente ritardato l'inizio della gara. Scrosci di piogga e vento sferzante hanno inaspettatamente ritardato l'inizio della gara. Una leggera pioggia e un vento moderato hanno ritardato di poco l'inizio della gara. È evidente che, nonostante le quattro frasi riguardino tutte lo stesso argomento - gara ritardata a causa di pioggia e vento -, le ultime tre rendono ciascuna un'immagine diversa della medesima situazione. Ma come si combinano le parole tra loro? Nel processo di apprendimento della lingua registriamo quali sono le combinazioni abituali tra le parole. In seguito, grazie a questo "archivio mentale", siamo in grado di combinare correttamente le parole in modo quasi automatico, spesso senza essere pienamente consapevoli di operare una scelta tra una serie più o meno limitata di possibilità. Già, perchè non tutti gli abbinamenti sono possibili. Le parole hanno preferenze ben precise e non si legano indifferentemente a qualsiasi altro termine. Proviamo ad analizzare le collocazioni presenti in una frase tratta da un articolo giornalistico:
Il primo ministro Valls ha rassegnato le dimissioni dopo l'aspro scontro con il titolare dell'Economia, Montebourg, che ha duramente attaccato la Germania (Repubblica.it del 25 agosto 2014)
Il verbo rassegnare si combina in modo pressoché obbligato con la parola dimissioni, se escludiamo come possibile alternativa il verbo dare che è meno caratterizzante. Con la parola scontro, al contrario, vi è una una maggiore scelta di abbinamenti possibili (duro, infuocato, ruvido, violento) così come con il verbo attaccare si possono combinare vari avverbi (apertamente, ferocemente, violentemente): Il primo ministro Valls ha rassegnato le dimissioni dopo l'infuocato scontro con il titolare dell'Economia, Montebourg, che ha apertamente attaccato la Germania. Il primo ministro Valls ha rassegnato le dimissioni dopo il duro scontro con il titolare dell'Economia, Montebourg, che ha ferocemente attaccato la Germania. Ovviamente ogni collocazione, purché corretta, conferisce alla frase sfumature differenti. Al contrario, una combinazione non in uso nella lingua non viene riconosciuta, ed è anzi percepita  come un'espressione anomala o incomprensibile. Immagine in apertura da Wikimedia Commons
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