- Sandro Veronesi, Il colibrì (La nave di Teseo)
- Gianrico Carofiglio, La misura del tempo (Einaudi)
- Valeria Parrella, Almarina (Einaudi)
- Gian Arturo Ferrari, Ragazzo italiano (Feltrinelli)
- Daniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza (Mondadori)
- Jonathan Bazzi, Febbre (Fandango Libri)
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Nel corso della diretta streaming è stato annunciato anche il vincitore del Premio Strega Giovani, il concorso che ha per giurati 344 ragazzi e ragazze di età compresa tra i sedici e i diciotto anni provenienti da 58 scuole secondarie superiori. Sessantaquattro giovani studenti hanno votato come miglior libro Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli. Al secondo e al terzo posto si sono classificati La misura del tempo Gianrico Carofiglio e Febbre di Jonathan Bazzi.
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Assegnato anche Teen! Un premio alla scrittura, il riconoscimento per la migliore recensione di uno dei libri in concorso alla VII edizione del Premio Strega Giovani. Il premio è andato a Claudia Teti del Liceo Statale Terenzio Mamiani di Roma.
RECENSIONE VINCITRICE
Claudia Teti, Liceo Statale T. Mamiani (Roma) – Daniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza (Mondadori)
Come descrivere l’essere uomo?
Ci sono diversi modi per farlo, tanti quanti sono gli uomini di cui parlare.
Daniele, per esempio, è un ragazzo di vent'anni, giovane, ancora un’intera esistenza davanti a lui. Una settimana di quest’esistenza la passerà nel reparto psichiatrico di un ospedale, a scontare una colpa, a cercare una soluzione per la sua sofferenza, ad aggravarla irrimediabilmente. Perché Daniele è malato, sì, ma quella che porta sulle spalle è la malattia di tutti gli uomini, non una, ma infinite e quindi nessuna. All'inizio la prospettiva del trattamento lo spaventa, vuole tornare dalla sua famiglia, poi l’inaspettato calore dei suoi compagni di stanza la addolcisce e così Daniele si immerge completamente nelle loro vite disgraziate, rischiando infine di annegarvi.
I personaggi del libro sono amari, autentici, segnati dal tempo e dalle decisioni prese e subite; alcuni sono un libro aperto, altri sono inaccessibili e rimangono indecifrati fino alla fine. Non c’è distinzione tra sani e malati: agli occhi di Daniele la mente del dottor Mancino è oscura quanto quella di Madonnina o Alessandro, suoi compagni di stanza. Se nel romanzo c’è una distinzione vera e propria è quella tra la non-vita dell’ospedale e la vita di chi può farne a meno, che avvertiamo soprattutto nella nostalgia di Daniele, nelle chiamate telefoniche sature di tensione che scambia con i suoi familiari e nelle visite sbrigative dalle quali Daniele impone loro di astenersi. Il legame con la madre è sacro, prezioso: lei più di tutti deve tenersi lontana da lui in quella settimana atroce, lei più di tutti incarna il senso di colpa del figlio. La madre è d'altronde la prima e più importante lettrice delle poesie di Daniele, che sono “oneste” e arrivano “all'osso”, in modo che lei le possa capire. Onesta e diretta è anche la narrazione in prima persona di Daniele, che non gira intorno alle cose nemmeno quando spiega al lettore la sua malattia: una parola, salvezza. La scrittura è semplice ma potente, alcune frasi rimangono scolpite, soprattutto grazie al regale dialetto romano che i personaggi sfoggiano nell'intimità delle loro confessioni.
Tornando alla domanda iniziale, Mencarelli non si limita a descrivere un uomo, ma lo descrive nella sua condizione più elementare e universale di uomo fra gli uomini, quindi inevitabilmente negli altri uomini, con gli altri uomini, gravato da quel sentimento di pietà che per un filosofo come Rousseau è naturale e spontaneo in tutti noi. Mencarelli affronta la malattia con una delicatezza disarmante, cogliendo sia le implicazioni emotive di questa condizione sia la componente fisica data dal contatto fra i corpi, dai loro suoni e odori che riempiono l’opprimente reparto psichiatrico.
Tutto chiede salvezza è insieme un inno all'umanità e una richiesta d’aiuto, un sussurro e un grido.
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(Crediti immagini: premiostrega.it)

