[...]
E lungo il fiume in piena
udii un innamorato che cantava
sotto un’arcata della ferrovia:
«L’amore non ha fine.
«Io ti amerò, mia cara, ti amerò
finché la Cina e l’Africa s’incontrino,
e il fiume schizzi sopra la montagna
e per la strada cantino i salmoni.
«Io ti amerò finché l’oceano sia
ripiegato e steso ad asciugare,
e vadano le sette stelle urlando
come oche in giro per il cielo.
[...]
W. H. Auden, Un altro tempo, 1940
L’adynaton è una variante, direi quasi un’esasperazione, dell’iperbole. Anzi: è l’iperbole dell’iperbole. È paradossale, esagerata. È la figura retorica delle promesse che non manterremo («Non ti dimenticherò mai», «Staremo insieme per sempre»), delle prese di posizione assurde («Non mi muovo da qui neanche morto!»), ma anche delle immagini così radicali e potenti che non escono dalla memoria nemmeno se le cacci fuori a spintoni.
Pensate che qualcuno ha scritto, una volta, che È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago... ed è un’immagine, anzi, un adynaton talmente potente che sono sicuro che ciascuno di voi è in grado di completare questa frase e di dire chi l’ha pronunciata. Ma è costruita sul principio dell’adynaton anche una delle poesie italiane più famose di sempre: S’i’ fosse foco di Angiolieri. Ve la ricordate? Certo che ve la ricordate. Ma, siccome oggi dobbiamo tutti esagerare un po’, ve la faccio ascoltare:
(Crediti immagine: Pixabay)