Approfondimenti sulla mostra, con una bella galleria fotografica dell'allestimento, sono disponibili a questo link; il catalogo è pubblicato da Electa, ISBN 978883709607-6).
Ma più che segnalare iniziative passate e future, interessa qui suggerire qualche spunto di riflessione, per mettere meglio a fuoco alcuni aspetti della figura di Augusto.
Il progetto politico
... post id tempus auctoritate omnibus praestiti (res gestae 34). Con queste parole Augusto sintetizza il suo risultato politico, ovvero il superamento della costituzione repubblicana senza averla dovuta formalmente annullare, ma avendola semplicemente svuotata del suo contenuto e resa priva di valore attraverso la sanzione di una diseguaglianza: la sua diseguaglianza, cioè a dire la sua superiorità, il suo essere maior auctoritate a fronte di tutti gli altri. Il progetto politico di Augusto si dispiega e si precisa nell'arco di almeno 20 anni. Inizia nel 43 a.C., quando viene cooptato in senato col titolo di pro praetore ed è dispensato dall'osservanza dei termini legali per adire le magistrature. Termina (per quanto attiene alla configurazione del nuovo assetto statale) nel 23 a.C., quando ottiene la tribunicia potestas a vita (= ius veti per l'iniziativa legislativa e sacrosantitas della persona), lo ius agendi cum senatu (= diritto di relazionare per primo in senato, di provocare le delibere senatorie, di presentare proposte in qualunque seduta, di convocare il senato) e l'imperium proconsulare maius (= comando militare proconsolare superiore a quello dei consoli e proconsoli in carica, senza limitazione di durata, senza restrizioni territoriali, senza necessità di deporlo e riassumerlo al momento di transitare per il pomerium). Assommando in sé queste tre cariche repubblicane, andando in deroga alle procedure e al quadro normativo vigente (fatto non nuovo nella storia repubblicana romana), si pone al di sopra delle istituzioni pur mantenendole immutate: configura un'eccezione, lui stesso, che "aveva i poteri consolari ma non era console; aveva il potere proconsolare ma non era proconsole; aveva la tribunicia potestas ma non era tribuno" (F. Serrao).
"... come i camaleonti...": dalla storia alla storiografia
La scrittura storica opera selezioni, anche inconsapevolmente, per cui sussiste sempre una difformità tra la realtà degli accadimenti e la loro ricostruzione. Il tutto si complica quando si ha a che fare con una Intentionalgeschichte, una "storia intenzionale", ovvero un’operazione storiografica concepita non per ricostruire i fatti in maniera (almeno in pectore) obiettiva, ma per presentarli e rappresentarli con precise intenzioni (esaltare, giustificare, denigrare, etc.). Augusto è un caso interessante da questo punto di vista, giacché offre la possibilità di cogliere il contrasto tra la ricostruzione storica in senso proprio, cioè quella fatta da un osservatore esterno, lo storico (si pensi p. es. a Svetonio, con la sua Vita di Augusto, o a Cassio Dione, nel libro LIII della sua Storia romana – ma va ricordato che la storiografia antica attinge spesso dalle 'autorappresentazioni' dei protagonisti) e la proiezione che di sé ha dato nelle res gestae. La divergenza tra proiezione di sé e valutazione esterna, nel caso augusteo, arriva a rasentare il paradosso: se le res gestae consegnano alla storia la figura di un Augusto lineare e coerente, l’imperatore Giuliano l’apostata, in un’operetta satirica intitolata Il simposio ovvero i Saturnali, al paragrafo 309A-B, stigmatizza di Augusto proprio l’opportunismo e l’incoerenza (in linea, probabilmente, con parte della storiografia antica): “… ecco che si fa avanti Ottaviano, cambiando continuamente colore come i camaleonti: ora è pallido, ora è rosso, e poi nero tenebroso e fosco; [B] eccolo ora votarsi ad Afrodite ed alle Grazie, ora voler somigliare al grande Helios con i suoi sguardi penetranti”.
Jean-Léon Gérôme, "L'età di Augusto", 1852-54 (immagine: Wikimedia Commons)
La legittimazione del potere: Augusto, i media, la "propaganda"
Ogni forma di potere ha bisogno di legittimazione (l'affermazione, oltre che intuitiva, è largamente dimostrabile). La svolta impressa alla costituzione repubblicana da Augusto ne aveva bisogno urgente e impellente. La legittimazione passa o per la coercizione con la connessa rimozione del dissenso (molto costosa, in termini di uomini e denari, e non sempre efficace nel medio e lungo termine) o per il consenso e l'investitura (quest'ultima, se possibile, a carattere sacrale). Per ottenere e conservare il consenso occorre persuadere le masse che è giusto che governi chi sta governando. Augusto e il suo entourage profusero grande impegno nel persuadere il popolo romano di questa giustezza. E lo fecero sfruttando tutti i codici e i canali comunicativi del tempo, in grado di raggiungere contemporaneamente i circoli dotti e le masse incolte, il centro come la periferia dei domini di Roma: Augusto, con la sua pietas e la sua capacità di portare la pace universale, è esaltato nella poesia (si pensi a Virgilio e al VI libro dell'Eneide), nella storiografia (nella forma libraria di Tito Livio come in quella epigrafica monumentale delle res gestae), nell'iconografia (si pensi alla statuaria – dove l'imago principis diviene parte integrante di un linguaggio formale unitario in tutti i territori controllati da Roma – e alla numismatica), nell'architettura monumentale.
Per maggiori informazioni sugli esempi dell'architettura augustea visita i siti dell'Ara Pacis e del mausoleo di Augusto a Roma; o scopri i vari archi intitolati ad Augusto disseminati sul suolo italico, ad esempio ad Aosta e a Rimini.
In breve: per creare e mantenere il consenso (esigenza chiaramente sentita da Augusto, come dimostrano la iuratio Italiae et provinciarum e il consensus universorum da lui invocati nelle res gestae) Augusto dispiegò un'operazione “propagandistica”, sfruttando tutti i media a disposizione: la letteratura, la monetazione, l'epigrafia, l'iconografia, l'architettura monumentale. E infine il culto: Augusto divenne oggetto di culto, figura divina, dedicatario di templi in numerose città. E più e meglio che nei monumenti, è nel tempio che si integrano, potenziandosi, i codici comunicativi. Qui, infatti, all’impatto della struttura architettonica si vanno a sommare immagini e testi che insistono sullo stesso messaggio: Augusto e il suo operato.
Un esempio per tutti è il tempio dedicato a Roma e Augusto ad Ankara, sulle cui pareti è incisa copia delle res gestae.