Per un esempio di come la Storia dell’alimentazione si presti a percorsi interdisciplinari, si rimanda alla descrizione del seguente progetto didattico corredato da ricca bibliografia: http://e-review.it/cornacchia_cibi_pace#nt-5
Riscrivere i tempi e i consumi. Fast life e fast food
Nato negli Stati Uniti a metà degli anni Cinquanta del Novecento, il fast food come lo conosciamo oggi si è rapidamente diffuso al di fuori dei confini americani, penetrando anche in contesti ricchi di secolari tradizioni culinarie (si pensi alla cucina francese in Europa o a quella giapponese in Asia). È riuscito tuttavia a fare molto di più, varcando spessi confini fisici e ideologici e affermandosi, soprattutto a partire dagli anni Novanta, nei paesi dell’ex blocco sovietico. In diversi suoi lavori, tra cui Il mondo alla McDonald’s (1997) e La religione dei consumi (1999), il sociologo George Ritzer (1940) si è interrogato sui motivi di un simile successo, con l’obiettivo sia di far emergere le fondamenta teoriche di questo modello sia di individuarne le finalità implicite. Gli aspetti che caratterizzano questa modalità di produzione e somministrazione dei pasti sono la trasposizione, nell'ambito della ristorazione, dei principi tipici del taylorismo: all'interno delle catene di fast food la preparazione dei piatti è minuziosamente organizzata e nulla viene lasciato al caso; mansioni e processi sono frazionati e ripetitivi, in modo che chiunque possa svolgerli, in qualsiasi parte del mondo. In questa iper-razionalizzazione del lavoro, che mira al massimo di efficienza e abbattimento dei tempi morti, appare evidente anche il richiamo al modello di organizzazione elaborato dal sociologo tedesco Max Weber (1864-1920), per il quale il processo di razionalizzazione della società (già dispiegato e compiuto nell'amministrazione burocratica) costituisce l’essenza del capitalismo.
È all'ingegnere statunitense F.W. Taylor (1856-1915) che si deve l’innovativa organizzazione del lavoro in ambito industriale, la cui applicazione raggiungerà l’apice negli stabilimenti Ford a inizio Novecento. Nel seguente video, sono descritte le caratteristiche principali di questa rivoluzione alla base della massificazione dei consumi:
http://www.raiscuola.rai.it/articoli/la-catena-di-montaggio-storia-della-scienza/7245/default.aspx
Sarebbe tuttavia semplicistico considerare la diffusione di questo tipo di ristorazione solo una moda: il modello del fast food si è adattato facilmente a società i cui ritmi di vita sono aumentati in modo esponenziale, mentre il tempo da dedicare ai pasti si è assottigliato e quello della loro preparazione è stato quasi cancellato: «Ciò che una volta richiedeva ore a casa, o molti minuti in una ristorazione tradizionale, ora richiede pochi secondi […]. Inoltre, con il proliferare di questo tipo di locali ci vuole sempre meno tempo a raggiungerne uno» (Ritzer, 1999). L’alta concentrazione delle catene di fast food in luoghi di passaggio caratterizzati da spostamenti frequenti e veloci, come le stazioni delle metropolitane, è il risultato di una scelta ponderata che tiene conto, tra l’altro, della dimensione sempre più individualistica del rito del pasto.
Ritzer si domanda quale possa essere il fine di una simile frenesia: velocizzare la consumazione dei cibi quali benefici dovrebbe apportare? Come verrebbe infine utilizzato il tempo così risparmiato? Per il sociologo statunitense, l’obiettivo non sarebbe altro se non «liberare tempo per il consumo di altri beni e servizi» in una spirale consumistica senza fine.