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Mercoledì Addams e la tolleranza difficile

La tolleranza del “diverso” è uno dei temi affrontati nella serie TV Netflix di successo Mercoledì, che racconta le vicende dell’omonimo personaggio della famiglia Addams durante l’adolescenza.

The Addams Family

Quella degli Addams è certamente una delle famiglie finzionali più famose nella nostra cultura. Nati nel 1938 dalla fantasia del fumettista del New Yorker Charles Addams, Morticia, Gomez e gli altri sono nel tempo diventati protagonisti di serie televisive, film, cartoni animati, videogiochi, libri.
I loro gusti macabri e un po’ sadici, insieme a uno straordinario affiatamento familiare e a un’ironia tagliente, li hanno resi figure molto amate. Nel loro essere irriducibilmente “non conformi” alla società in cui vivono, hanno spinto il pubblico a interrogarsi sul rapporto con il diverso.
In questa prospettiva, Mercoledì è senz’altro uno dei personaggi che più si è arricchito di risonanze culturali, sociali e identitarie. Bambina tanto sveglia e intelligente quanto crudele e misantropa, è diventata un vero e proprio punto di riferimento nelle subculture di stampo goth, simbolo di un modo di essere donna ribelle, indipendente e libero dal peso del giudizio altrui. 
Su questo immaginario si innesta la Wednesday di Netflix, nota come “la serie di Tim Burton”, ma in realtà ideata da Alfred Gough e Miles Millar, già autori del racconto seriale dedicato al giovane Superman, Smallville (2001-2011). Burton è produttore esecutivo e regista dei primi quattro episodi, ma è indubbio che i legami di Wednesday con l’universo creato nei suoi film siano molto profondi.

Reietti e “normali”

La serie distribuita da Netflix racconta di una Mercoledì ormai adolescente, “reietta” (outcast nell’originale) per definizione, anche quando viene iscritta dai genitori in una scuola speciale, in mezzo ad altri “reietti” come lei. Si tratta della Nevermore Academy, frequentata da tutti coloro che la società tiene ai margini per la loro diversità, come licantropi, sirene, gorgoni. Non si tratta in fondo che di adolescenti, ma le loro caratteristiche sono sufficienti per renderli oggetto di diffidenza e paura, se non addirittura odio, da parte dei cosiddetti normies, i “normali”.
Assumendo per definizione il punto di vista di chi è ritenuto “strano”, la serie mostra il valore della diversità, che si rivela una risorsa per gli studenti della Nevermore, ma nello stesso tempo rivela quanto sia difficile una vera tolleranza nei loro confronti. 

Una memoria parziale

La separazione tra “reietti” e “normali” si sviluppa nella serie anche in termini spaziali: l’accademia, un imponente edificio gotico, si trova isolata in mezzo al bosco, separata dalla cittadina di Jericho. I confini sono tuttavia estremamente porosi: non solo c’è un continuo viavai dall’una all’altra, ma è la normalità stessa a celare dietro l’apparenza i propri fantasmi.
Nonostante questo, l’integrazione tra i due mondi si rivela un percorso complesso e accidentato, mai veramente compiuto. Si arriva al massimo a una convivenza cordiale, che sotto la superficie è però un ribollire di tensioni.
Uno dei motivi è che le radici di tale frattura si radicano nel profondo, intrecciandosi con il tema della memoria. La città di Jericho è infatti sede di “Pilgrim World”, un parco a tema che rievoca le vicende della fondazione della città da parte di un gruppo di coloni guidati da Jospeh Crackstone. La storia locale viene trasformata in un parco divertimenti, che promette a chi lo visita di rivivere il passato. Dolci e pietanze d’epoca, abitazioni ricostruite, costumi, tradizioni: “Pilgrim World” promette un’immersione autentica nella storia, con lo scopo di costruire un senso di continuità e appartenenza. Eppure, tutte queste manifestazioni superficiali occultano una più una profonda rimozione. La storia è infatti narrata da un solo punto di vista, quello dei coloni, il cui insediamento si basa sulla cancellazione di altri soggetti: gli antenati di Mercoledì, un gruppo di persone considerate “diverse”, che abitavano in precedenza quelle terre in armonia con i nativi del posto, e che sono state spazzate via con un vero e proprio genocidio.
Volontaria per un giorno nel parco, Mercoledì non esita a restituire la voce a chi è stato cancellato dalla memoria, ricordando come l’intera operazione di commemorazione costruisca ad hoc una versione della storia americana in cui esistono solo i bianchi. Questo momento della serie fa eco a una scena del film Addams Family Values (1993), secondo dei film girati sugli Addams da Barry Sonnenfeld (il primo era The Addams Family, del 1991). Christina Ricci, nel ruolo di Mercoledì, manda a monte una stucchevole recita di celebrazione del giorno del Ringraziamento, denunciando alla platea quasi interamente bianca le violenze su cui si fonda l’insediamento dei coloni (https://www.youtube.com/watch?v=tJE3KDxTbWI). Deviando dal copione preparato per loro, Mercoledì e un gruppo di ragazzi mettono a fuoco e fiamme il villaggio ricreato per la recita.
In Wednesday il fuoco avvolge, sempre ad opera della giovane Addams, il monumento di Crackstone costruito a Jericho, in cui si cristallizza quella narrazione della storia fondata su violenza e discriminazione. Nel corso della serie, Crackstone si rivela essere l’antagonista più temibile di Mercoledì, poiché il loro rapporto conflittuale non riguarda solo il piano personale. I valori che il colono incarna, il suo odio per il diverso, sono la radice stessa dell’assetto sociale discriminante e razzista che ancora vige nell’universo in cui l’adolescente vive, e da cui il mondo reale non è esente.

Tra horror e teen drama

I temi di tolleranza e integrazione, il discorso sulla memoria e sulla storia nazionale si innestano su un racconto che segue le convenzioni più classiche del genere teen. Adolescente e non più bambina, alle prese con gli anni del liceo, Mercoledì si deve confrontare con tutte le dinamiche che attraversano quell’età della vita: amori e amicizie, alleanze e incomprensioni, e non ultimo un rapporto conflittuale con gli adulti, intesi come portatori di un’autorità cui la ragazza è sempre più insofferente.
Dal punto di vista narrativo e stilistico, in Wednesday il teen drama si contamina a fondo con altri generi: horror, fantasy e crime. I riferimenti a Edgar Allan Poe convivono con le schermaglie amorose, l’immaginario gotico fa da sfondo al percorso di passaggio all’età adulta.
Un’operazione non del tutto inedita, che anzi si pone in diretta continuità con molti titoli della serialità contemporanea, più o meno recente. Se ne potrebbero citare moltissimi, a partire da Stranger Things (2016-). Ma possiamo risalire più indietro, fino a The Vampire Diaries (2009-2017) e Twilight, che pur essendo una serie cinematografica, è molto vicina agli altri titoli citati.
Meritano di essere citati anche il crime teen di Veronica Mars (2004-2019) e Chilling Adventures of Sabrina (2018-2020). Quest’ultima ripropone in versione horror adolescenziale la serie precedente, Sabrina, the Teenage Witch (1996-2003), che aveva invece i tratti della sitcom. A sua volta le avventure di Sabrina sono ambientate nell’universo narrativo di Riverdale (2017-2023) in cui convivono teen drama, thriller e fantasy.
A fare da capostipite è senz’altro Buffy the Vampire Slayer (1997-2003), la cui protagonista è una cacciatrice di vampiri che finisce per innamorarsi di uno di loro. Di nuovo si mescolano teen, horror, fantasy, cui si aggiunge un debito importante verso il cinema di arti marziali. Nelle sue bellissime pagine su questa serie, Franco La Polla mette in luce il funzionamento profondo di questa commistione: «I problemi sono sempre gli stessi: la scuola, l’amore, la famiglia, insomma quello che ritroviamo di solito in una qualunque soap opera o sit-com con protagonisti adolescenti (Happy Days docet). In quell’universo quando succedeva qualcosa di anomalo si trattava in genere di ragazzi che avevano fatto il passo più lungo della gamba, scelte un po’ avventate, fantasie adolescenziali, piccole vanterie e relativi nodi che venivano al pettine. Qui invece l’anomalo […] è la caccia ai vampiri, il confronto con demoni delle più diverse specie, la lotta con poteri infernali terrificanti» (F. La Polla, L’apocalisse come Weltschmerz. Le radici culturali di Buffy, in B. Maio (a cura di), Buffy The Vampire Slayer. Legalizzare la Cacciatrice, Bulzoni, Roma 2007, p. 82). Tanto che a un certo punto, continua La Polla, «incominciamo a pensare che i mostri del passato non siano altro che la metafora di tutte le cose paurose che l’adolescenza affronta nei suoi pensieri sul presente e sul futuro» (Ivi, pp. 85-86).
Wednesday raccoglie questa eredità e la declina in un personaggio che del lato oscuro ha fatto una preferenza esistenziale, ma che apprenderà che esistono paure e timori più profondi, che non si possono controllare e che fanno parte del percorso di crescita di ciascuno, che sia outcast o “normie”.


(Crediti immagine: Pixabay)

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