
Sulla fondazione e le vicende storiche del Bauhaus si veda https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/come-te-lo-spiego/il-bauhaus-la-scuola-che-univa-arte-e-tecnica/
La scuola d’arte più famosa degli anni Venti in breve tempo diventa un’isola bohémienne in cui l’universo femminile poteva esprimersi liberamente senza discriminazioni. Le fotografie di Lucia Schulz Moholy raccontano la vita degli studenti e delle studentesse, le feste e i comportamenti trasgressivi, occasioni che non mancavano di suscitare l’immediata riprovazione dei benpensanti del tempo, tutti eventi che consacravano il Bauhaus come un avamposto di modernità e democrazia, un modello di dichiarata emancipazione.
Tuttavia per quanto riguarda la effettiva parità di genere nel trattamento delle studentesse, negli ultimi decenni, la critica - in particolar modo gli studi di Anja Baumhoff – ha esaminato i documenti per vagliare l’effettiva coerenza tra le dichiarazioni di principio della Scuola e l’evidenza dei fatti, una verifica che ha portato a ridimensionare il ruolo rivoluzionario del Bauhaus nella questione femminile in termini di opportunità artistiche.
La scuola si apriva sotto i migliori auspici. Il primo Programma del Bauhaus di Weimar del 1919 citava: "si accettano tutte le persone incensurate, senza differenza di età e di sesso, la cui partecipazione di base venga considerata sufficiente dal Maestro del Bauhaus”.
E nel suo primo discorso agli allievi del Bauhaus, Walter Gropius accendeva gli animi e le speranze della platea femminile con questa dichiarazione " nessun riguardo particolare per le donne, quando si tratta di lavoro siamo tutti artigiani” e aggiungeva “assoluta parità di diritti ma anche assoluta parità in fatto di doveri".
Nei primi tempi del Bauhaus di Weimar le aspiranti studentesse ammontavano quasi al 50% degli iscritti. Negli anni successivi la percentuale si sarebbe stabilizzata intorno al 30%. Con una così grande platea femminile, già nel settembre del 1920 la direzione puntava a un ridimensionamento delle pari opportunità. Lo stesso Gropius, in una lettera ai Maestri, richiede "una dura selezione al momento dell'iscrizione specialmente riguardo alle donne, già numericamente sovrastantati". L’ingerenza dell’Istituto si manifestava nel momento più delicato della loro carriera, cioè quando, dopo il primo corso propedeutico di sei mesi, le allieve potevano scegliere in quale officina o laboratorio continuare a specializzarsi. In quel momento i Maestri avevano il compito di pilotare, consigliare e influenzare le studentesse affinché scegliessero sempre alcuni laboratori piuttosto che altri. Nella conduzione dei corsi d’arte, i Maestri del Bauhaus praticarono una costante concezione polare dei ruoli (maschile/femminile), che si rifletteva nella concezione di genere dei laboratori. I Maestri assegnavano di preferenza le studentesse ai laboratori di tessitura, della ceramica e della legatoria, considerati una logica destinazione femminile. Un consiglio così autorevole poteva esser vissuto come un sincero aiuto, un consiglio che avrebbe evitato alle studentesse un quasi certo insuccesso professionale.
All'inizio del 1920 venne deciso dai Formmeister del Bauhaus (tutti uomini) di definire il laboratorio di tessitura come un Dipartimento femminile. Questo passo, più lento, definitivo e ghettizzante, non era previsto dallo Statuto ma fu accettato senza resistenze da parte delle studentesse e delle artiste. Questa soluzione permetteva di riservare agli studenti maschi i posti disponibili nelle altre officine e rispondeva a una raccomandazione esplicita di Gropius di "non fare esperimenti inutili".
Nonostante l’evidente discriminazione nei fatti, ancora nel 1929, nell’opuscolo che pubblicizzava la scuola, si puntava alle iscrizioni femminili: “come studentessa cerchi una reale equiparazione dei diritti?”
In una lettera il decano della Scuola afferma i criteri di valutazione dei ruoli: "secondo la nostra esperienza non è consigliabile che le donne si dedicano ad attività impegnative come la falegnameria. Per questo motivo all'interno del Bauhaus sta prendendo forma ogni giorno di più una sezione riservata esclusivamente a loro, che si occupa prevalentemente di attività tessile. Le donne possono frequentare comunque anche i laboratori di legatoria e ceramica. Siamo assolutamente contrari impartire loro una formazione architettonica. (Lettera ad Annie Weil del 23 febbraio 1921). Con queste premesse non c’è da stupirsi che in tutta la storia del Bauhaus solo quattro studentesse si siano laureate in architettura e pochissime in design.
















