Il Museo Guggenheim di New York per quasi tutto il 2014 (21 febbraio-1 settembre) parlerà italiano, mettendo in mostra la nostra più importante e longeva avanguardia storica, il Futurismo. La mostra, dal titolo Italian Futurism, 1909–1944: Reconstructing the Universe, raccoglie oltre 360 opere di circa 80 artisti restituendo una panoramica completa del movimento.
Guarda il video introduttivo alla mostra (in inglese) con il commento della curatrice Vivien Greene.
Tutto cambia? Arriva il Futurismo!
Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ebbe luogo un cambiamento della società senza precedenti che, come uno tsunami, travolse l’Europa e, in certo senso, il Mondo intero. Tutto l’Occidente, infatti, (ma anche parte dell’Oriente, come il Giappone ) fu attraversato da un periodo di enorme sviluppo, in tutti campi: l’abbondanza di scoperte e invenzioni scientifiche - tra cui l’elettricità, la fotografia, il cinema, il telegrafo (e poco più tardi la radio), l’aeroplano, l’automobile; il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie; la seconda rivoluzione industriale e l’affermazione del capitalismo e delle banche (e parallelamente anche dei primi movimenti sindacali basati sugli ideali socialisti); infine, ma non meno importante, l’inizio dei fenomeni culturali di massa grazie alla vorticosa espansione dei mezzi di comunicazione (i mass media, appunto). Va da sé che il mondo dell’arte e della cultura fosse profondamente influenzato da questo clima così stimolante. In pochi anni nasceranno numerosi movimenti artistici innovativi, che, come si direbbe oggi, erano attentissimi a tutte le nuove tendenze; sono le cosiddette Avanguardie storiche, caratterizzate dalla grande “rottura” con il passato: cubismo, dadaismo, espressionismo, surrealismo, solo per citare i principali. E in Italia? Anche l’Italia ovviamente risentì di questi cambiamenti così incredibili: anzi, possiamo dire che, in ambito culturale, fece proprio la parte del leone: infatti, il 20 febbraio 1909 fu pubblicato sul quotidiano Le Figaro, in francese, Il Manifesto del Futurismo a firma di Filippo Tommaso Marinetti. Una bomba. 11 punti esplosivi in cui si decantano, in maniera selvaggia ed appassionata, tutte le caratteristiche di questo movimento, destinato a segnare in maniera indelebile l’arte contemporanea mondiale. Al grido di Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità (punto 1 del manifesto) i modernissimi cavalieri futuristi, lancia in resta, ci sbattono in faccia senza mezzi termini il loro amore per la città e la sua vita frenetica; il culto per il coraggio e la ribellione; l’esaltazione della modernità e della velocità; l’odio per il “vecchiume” personificato da musei e biblioteche; la glorificazione della guerra e del militarismo. Diciamo che non erano proclami esattamente politcally correct, però furono di rara efficacia per smuovere un po’ l’assopito ambiente culturale italiano che in breve, si riportò ai livelli ben più alti dell’arte francese e tedesca.
Conoscere il Manifesto del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti in 3 mosse:
1) Leggi il testo integrale;
2) Ascolta Carmelo Bene che recita alcuni passi del Manifesto;
3) Guarda questo breve video di commento.
Il futurismo, che durò tra il 1909 e il 1944, fu attivo in tutti i campi del sapere dall’arte al cinema, dalla poesia alla danza, dall’architettura alla musica, fino alla letteratura con il celeberrimo Paroliberismo (cone le cosiddette Parole in libertà) in cui i testi non hanno nessun legame sintattico o grammaticale tra di loro, non hanno punteggiatura, né periodi, né accenti né apostrofi. Una vera e propria avanguardia: di fatto i futuristi scrivevano già nello stile degli sms, proprio come su WhatsApp!
Ascolta in questo video la voce di Marinetti che legge un estratto dell’opera letteraria futurista Zang Tumb Tumb:
Il futurismo e l’arte. Tematiche e protagonisti
Tutte le tematiche e le “parole chiave” del Manifesto del Futurismo si ritrovano anche nel Manifesto dei pittori futuristi, pubblicato a Milano, l’11 febbraio 1910 sulla rivista Poesia, seguito in aprile dal Manifesto tecnico. I pittori futuristi, quindi, esaltano un’arte che deve guardare alle novità del mondo contemporaneo, alla scienza e alla tecnologia, lontano dal classicismo e contro la tradizione, all’insegna (ma guarda un po’) della velocità, del movimento, della vita frenetica notturna incarnata dal viveur e dall’alcolizzato. Per loro, un cavallo in corsa non ha 4 zampe ma 20 e un ritratto non deve assomigliare al modello. Per non parlare dello spazio: quello proprio è completamente stravolto: forme, luce, atmosfere e colori si incastrano gli uni negli altri; i corpi (attraverso un robusto sguardo al Cubismo) vengono visti in più prospettive e simultaneamente, sempre e comunque mentre si muovono; lo spettatore, infine, è al centro del quadro non davanti ad esso.
Osserva la resa del dinamismo, della velocità e della visione simultanea di un corpo in una delle opere simbolo del Futurismo (che, tra l’altro, abbiamo per le mani tutti i giorni: basta guardare il retro di una moneta da 20 centesimi).


Da sinistra: Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni e Severini (immagine: Wikipedia)
Ecco un esempio della prolificità dei futuristi: basta scorrere la bibliografia.
Immagine in apertura: Umberto Boccioni, particolare di "La città che sale", 1910 (via Wikipedia)
Immagine in Homepage: Natalia Goncharova, "Il ciclista", 1913 (via Wikipedia)



