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Storia dell'arte

Le avanguardie e un nuovo modo di intendere l’arte

Chiara Pilati racconta come Cubismo, Futurismo, Espressionismo, Dada e Surrealismo abbiano ridefinito il concetto di opera d’arte all'inizio del "secolo breve".

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L'arte contemporanea trova la sua genesi nelle avanguardie artistiche di inizio Novecento, senza le quali sarebbe difficile comprendere la produzione dei nostri giorni. È perciò necessario partire dal significato del termine “avanguardia” e dalla sua accezione in ambito artistico, poiché inizialmente era usato in ambito politico e rivoluzionario.
Per comprenderlo dobbiamo analizzare prima di tutto i tempi: la fine dell'Ottocento e le immagini della belle époque, ci lasciano in mente un'idea di spensieratezza e di benessere mentre, in realtà, un vuoto e un senso di ambiguità prevale, specialmente nel passaggio dalla vecchia borghesia ottocentesca all'apparizione sulla scena sociale e politica di un nuovo soggetto: le masse popolari.
I primi anni del Novecento sono caratterizzati da una crisi di valori che coinvolge tutti gli ambiti, dalla scienza all'arte alla filosofia: emergono correnti di pensiero che superano le visione positivista precedente e fanno cadere tutte le certezze di potere conoscere la realtà esclusivamente attraverso i sensi.
Il termine “avanguardia” indica dunque una nuova frontiera, nel nostro caso, dell'arte: nella poetica delle avanguardie l'arte può cogliere aspetti della realtà che la sola conoscenza razionale non sarebbe in grado di comprendere.
Come forse si può immaginare, viste le premesse, l'origine comune a tutte le avanguardie artistiche è l’anti-impressionismo, il rifiuto cioè della rappresentazione e della conoscenza che si affida esclusivamente alle sensazioni e, nello specifico, alla vista per comprendere il reale. Si inverte così il senso di marcia della produzione artistica: se l'IMpressione va dall'esterno all'interno, la nuova ESpressione va dall'interno all'esterno. Il problema nuovo che si pongono le avanguardie è quello della relazione tra il soggetto e il mondo che, ora, viene osservato da un nuovo punto di vista. L'arte diventa così azione e non più rappresentazione.
Altra caratteristica che tutti i movimenti d'avanguardia condividono è la stesura di manifesti e il fatto di configurarsi come movimenti di gruppo nei quali gli artisti aderenti, non solo figurativi ma poeti, scrittori e musicisti, condividono i criteri fondamentali.

Il Cubismo

Il cubismo è la prima ricerca di gruppo nella storia dell'arte contemporanea, tanto che all’inizio le opere di Picasso e Braque, i maggiori esponenti di questa corrente, si distinguono a malapena. L’obiettivo dei suoi fondatori è superare il limite delle due dimensioni imposto dalla tela, andare oltre per mostrare la realtà da tutte le prospettive possibili.
Le Demoiselles d’Avignon è considerata l'opera manifesto del cubismo ed è il primo quadro cubista realizzato da Picasso. Il soggetto sono cinque ragazze, probabilmente prostitute di una casa di tolleranza di Barcellona che l’artista frequentava. Il titolo originale di quest’opera è Le bordel philosophique ed è facile immaginare come quando fu esposto per la prima volta, nel 1916, fu accusato di immoralità. Ognuno dei personaggi rappresentati è dipinto da diversi punti di vista, come se non fossero parte dello stesso quadro, e si possono cogliere nei visi delle protagoniste richiami all’arte egizia e a quella africana.
Sembra che l’obiettivo di Picasso fosse quello di catturare lo sguardo dell’osservatore, le cinque donne sembrano ignorarsi l'un l'altra e rivolgersi solo a chi osserva come se noi che guardiamo l’opera fossimo seduti insieme alle fanciulle, dall’altra parte del tavolino che si trova in basso.
Il cubismo si può suddividere in tre fasi, il periodo formativo, a cui appartiene Les demoiselles d’Avignon, è il momento iniziale, che va dal 1907 al 1909, durante il quale gli artisti trasformano geometricamente le figure e i loro soggetti che appaiono così formati da tanti poligoni sovrapposti.
La seconda fase è quella del cubismo analitico (dal 1910 al 1912 circa) in cui i soggetti vengono scomposti in forme geometriche e ricomposti sulla tela ponendo le parti un ordine diverso da quello iniziale.
La terza fase, infine, è quella del cubismo sintetico, durante il quale viene inserito un nuovo elemento nelle opere, il collage, sempre con l’obiettivo di superare la bidimensionalità della pittura.

Il Futurismo

Aggressivi, violenti, guerrafondai: i futuristi sicuramente non brillavano per simpatia ma ebbero il grande merito di avere portato all’onore delle cronache la scena artistica italiana dopo secoli di silenzio.
ll futurismo ha una data di nascita precisa, il 20 febbraio 1909, quando il poeta Filippo Tommaso Marinetti pubblicò Il manifesto Futurista sul quotidiano francese “Le Figaro”.
Sì, il fondatore fu un poeta perchè il Futurismo raccoglie autori di tutte le arti, pittura, scultura, letteratura, poesia, architettura, cinema, fotografia e propone una esaltazione della cultura moderna e un nettissimo stacco dalla visione precedente.
Le automobili, le industrie, gli aeroplani, i porgessi tecnologici, la velocità del moderno uniti all’esaltazione del patriottismo, del militarismo e anche della guerra come necessario motore di cambiamento, sono i punti cardine della nuova corrente destinata a segnare un definitivo stacco con la cultura del passato, considerata noiosa, borghese e sorpassata.

Forme uniche della continuità nello spazio è un’opera matura di Boccioni, considerato uno dei maestri del futurismo artistico insieme al più anziano Balla, nella quale l’artista riporta nelle tre dimensioni della scultura le scie di movimento che in pittura erano date da pennellate lunghe e arcuate.
Si potrebbe dire che la scultura di Boccioni vive nel tempo e nello spazio.

Il passare del tempo modifica la posizione della figura nei diversi momenti che Boccioni rappresenta come simultanei. Il movimento e il dinamismo, espressi dalle scie materiche che la figura lascia dietro di sé, invadono lo spazio e sono il fulcro del lavoro.
Quest’opera è la sintesi delle idee cardine del Futurismo che si prefigge di rappresentare la velocità e la forza del dinamismo nell’arte, la simultaneità della visione, la rappresentazione di una azione durante il suo stesso svolgimento.

L’Espressionismo

Al Salon d’Automne di Parigi del 1905 furono esposte le opere di un gruppo di giovani artisti che suscitarono grande scandalo e il totale disprezzo da parte di eminenti critici d’arte.
Gli autori di queste opere vennero definiti Fauves, che significa in modo dispregiativo “belve”, per la violenza della pennellata e dei colori. Questi erano Henri Matisse (1869-1954), André Derain (1880-1954) e Maurice de Vlaminck (1876-1958).
I Fauve mirano a rappresentare la realtà non così come appare oggettivamente ma come essi la percepiscono interiormente e personalmente: per loro la pittura deve esprimere le sensazioni dell’artista.
Il gruppo dei Fauve è anche definito espressionismo francese e si differenzia da quello tedesco per alcune caratteristiche come l’uso di colori molto vivaci e innaturali, accostati in modo non convenzionale, come si vede bene nell’opera forse più conosciuta di questa corrente, La danza di Matisse. Le forme sono semplificate e appiattite, hanno contorni netti e marcati, non esistono più prospettiva, profondità e chiaroscuri, insomma aboliscono le regole della pittura tradizionale.

Anche in Germania nello stesso 1905 nella città di Dresda si raccoglie un gruppo di giovani pittori riuniti dal desiderio di esprimersi liberamente, di abbandonare le regole della rappresentazione tradizionale, di denunciare le ipocrisie della società e di gridare la propria verità. Sono artisti capaci di esprimersi con immediatezza e sincerità, con un'arte quasi dissacrante che colpisce al cuore l'osservatore, di raccontare i loro tempi con una visione drammatica e pessimistica.
Kirchner è uno dei grandi autori di questo movimento e nella Scena di una strada di Berlino mostra tutto ciò da cui vuole allontanarsi.

Il modello per quest’opera è probabilmente l'amico dell'artista, e artista espressionista egli stesso, Otto Mueller, ma potrebbe anche essere che Kirchner abbia raffigurato sé stesso nel quadro.
«Le scene di strada si sono sviluppate negli anni dal 1911 al 1914», racconta l’autore. «È stato uno dei periodi più solitari della mia vita, in cui vagavo giorno e notte per le lunghe strade piene di gente e di carri in un'agitazione straziante». E l’angoscia che lo travolge è gettata sulla tela nei ritratti di uomini d’affari che si intrattengono con prostitute.

Uno degli autori più discussi e controversi dell’espressionismo, allievo e pupillo di Klimt, è l’austriaco Egon Schiele (1890 – 1918), considerato come uno dei precursori del movimento, poiché ne ha fissato alcuni dei tratti caratteristici.

La sua vita, brevissima e tormentata dalla malattia e dal difficile rapporto con la madre, si riversa nella sua pittura esprimendosi con linee taglienti e incisive che raffigurano l’angoscia esistenziale. Nelle sue opere, per lo più ritratti e autoritratti, il corpo è rappresentato in modo aggressivo e distorto, i suoi soggetti sono sempre all'interno di spazi vuoti che simboleggiano la dimensione del vuoto esistenziale dell'essere umano. Anche quando rappresenta sé stesso, l’immagine è carica di tensione, contorta e ricca di pathos, quasi rappresentasse un lato estraneo dell'io. La pittura per lui era una sorta di cura dall’angoscia dell’esistenza e per questo nei soli 28 anni di vita produsse oltre 3.000 opere fra disegni e oli e acquerelli.

Dada

C’è un movimento che più degli altri ha influenzato tutta l'arte che lo ha seguito, è Dada.
Dada nasce un po’ dopo quelli già citati, negli anni della Prima guerra mondiale, è contro la guerra e contro tutta la cultura che lo precede compresi gli stessi movimenti d'avanguardia, contro la società borghese, contro i suoi valori, le sue regole e i suoi canoni estetici. Dada taglia i ponti con tutto ciò che lo precede, con l'arte visiva e la cultura in genere, è un punto di non ritorno, senza la conoscenza del quale molta dell’arte del secondo Novecento risulterebbe incomprensibile.
Il caso, il dubbio, il rifiuto di ogni certezza preordinata, l’esaltazione del banale e del quotidiano sono il centro del dadaismo il cui strumento espressivo ideale e il ready-made, inventato dal più grande dei suoi maestri, Marcel Duchamp.
Ready-made significa prelevare un oggetto quotidiano e banale, decontestualizzarlo, privarlo della sua funzione originaria ed elevarlo allo status di opera d’arte, a volte anche apponendoci una firma, insomma un vero e proprio battesimo dell’opera. Si entra così in un nuovo periodo in cui l’opera d’arte ha caratteristiche completamente diverse da quelle dei secoli precedenti e ciò che la differenzia da tutti gli oggetti di uso quotidiano è la polisemia che l’artista le attribuisce nel momento in cui la “battezza”.
L’opera d’arte non è più espressione di abilità manuali e passiva imitazione della natura, ora è espressione del pensiero e dell’intelletto, l’arte è espressione della vita.
Il ready-made più noto di Duchamp è sicuramente Fontaine, un orinatoio da parete, prodotto da un produttore di sanitari qualsiasi, ruotato di 90 gradi, appoggiato su una base e firmato R. Mutt., pseudonimo dell’artista. L’opera ha una storia molto particolare: nel 1917 Duchamp si era da poco trasferito a New York e inviò segretamente l’opera alla fiera delle Society of Independent Artists, della quale era membro, con lo pseudonimo di Richard Mutt. La Società non espose la sua Fontana perchè venne considerata dalla commissione “non arte” e dopo quell’episodio non se ne ebbero più notizie. Ne rimase solo una foto scattata da Alfred Stieglitz. Negli anni Cinquanta, l’artista ne realizzò e autenticò diverse copie da distribuire nei principali musei.

Il Surrealismo

Il Surrealismo nasce a Parigi negli anni Venti, un po’ più tardi delle avanguardie vere e proprie ma trova una collocazione fra queste nella linea tracciata finora di rottura con il passato. Il surrealismo va a braccetto con Dada, forse in qualche modo ne deriva, certamente dichiara guerra alla dittatura della ragione per superare le soglie del visibile. Quest'arte costringe lo spettatore ad andare al di là di ciò che si vede con gli occhi, a immaginare una realtà diversa che si può conoscere solo attraverso l'inconscio. Inconscio e subconscio sono l'oggetto principale della creazione surrealista, attraverso questi l'uomo è libero di esprimere la parte più nascosta di sé stesso. 
Anche il surrealismo ha un fondatore e un manifesto, si tratta di André Breton che raccolse le regole del movimento in questi termini: «Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale.»
È facile individuare l'influenza degli scritti di Freud sulle basi teoriche del movimento.

Opera simbolica in questo senso, anche se non fra le più note di Magritte, è il suo Doppio segreto. Qui, consapevole della natura artificiale delle immagini, l’autore sposta un grande frammento di una testa androgina per rivelarne un interno pieno di campanelli e mettere a nudo i complessi meccanismi della psiche umana.
Magritte, Dalì e lo stesso Breton sono i protagonisti di questi sogni a occhi aperti che già nei titoli raccontano tutta la loro lontananza della realtà conoscibile con i sensi.


Crediti banner: Umberto Boccioni, Stati d'animo: Gli addii, particolare, 1911, New York, Museum of Modern Art (MoMA) – Wikipedia

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Egon Schiele, Autoritratto con la testata abbassata, 1912 (Wikimedia Commons)

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Ernst Ludwig Kirchner, Strada a Berlino, 1913, New York, Neue Galerie, Museum for German and Austrian Art

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Umberto Boccioni, Stati d'animo: Gli addii, particolare, 1911, New York, Museum of Modern Art (MoMA) – Wikipedia

1 Commenti
A

Angela Barbera

11 marzo 2023 alle 17:19

Ben fatto, grazie

R

Redazione

13 marzo 2023 alle 09:37 - in risposta a Angela Barbera

Grazie mille! Continui a seguirci! La Redazione

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