Puoi scoprire il museo Koninklijk Kabinet van Schilderijen Mauritshuis e – perché no – pianificare un bel viaggio in Olanda, sul sito del museo.

"Ragazza con l’orecchino di perla", olio su tela, 1665 ca., 44,50 x 39 cm, L’Aja, Mauritshuis (immagine: Wikipedia)

Strumento importante per documentarsi su tutto quello che esiste in rete su Vermeer è il sito www.essentialvermeer.com, mentre una bibliografia completa su Vermeer è reperibile qui. Per esplorare tutti i suoi capolavori, sull’App Store puoi scaricare l’app Vermeer HD per iPad e iPhone
Della vita di Vermeer sappiamo pochissimo ed esigua, in confronto ai suoi contemporanei, è la sua produzione artistica: solo una quarantina di opere gli sono attribuite con certezza. Non sappiamo come e dove si sia svolta la sua formazione artistica, né se abbia viaggiato o meno. Sappiamo però che intorno al 1660 è già piuttosto conosciuto in città e ha un discreto numero di committenze, sebbene la sua vita rimanga costellata di problemi economici.
Dopo un inizio da pittore di soggetti biblici o mitologici, ben presto Vermeer comincia a dipingere scene di intima e tranquilla vita quotidiana, con pochissimi soggetti scenograficamente disposti nello spazio. Le sue sono opere eseguite con estrema cura e lentezza, che restituiscono effetti di luce e colore stupefacenti. Pur attingendo ai lavori dei classici e dei contemporanei – tra cui Gerard Terborch, Nicolas Maes e Pieter de Hooch – i suoi quadri rinnovano e trasformano la tradizione. Con l’uso della velatura Vermeer è in grado di creare trasparenze ineguagliabili e colori brillanti – basti pensare ai gialli, ai blu, ai rossi –, muovendo da una profonda conoscenza del loro impatto psicologico ed emotivo. E con un sapiente uso della prospettiva e dei punti di fuga crea illusioni ottiche tali da condizionare la percezione dell’osservatore.
Lavorando abilmente pigmenti, solventi, impasti, e dosando alla perfezione le pennellate, Vermeer riesce a restituire in maniera mirabile le atmosfere ovattate e silenziose dei suoi ambienti. Rende quasi tangibile la materia degli oggetti - un vaso o un vestito o…un orecchino di perla -, tanto è abile a descriverne visivamente le diverse consistenze. Infine: la luce. Studiata e rielaborata con l’uso della camera oscura, vera “firma” dello stile di Vermeer, è spesso radente, a volte diretta, a volte solo evocata, a volta soffusa, sempre e comunque di profondo impatto emotivo. È la luce il vero strumento di coinvolgimento dell’osservatore: è lei che parla dell’essenza filosofica dell’arte di Vermeer ancora più di quella pittorica.
Per approfondire la figura e il lavoro del Vermeer, in particolare sull’uso della luce, guarda “Vermeer - The Master of light”, un documentario in inglese del 2001 diretto da Joe Krakora e narrato da Meryl Streep
Descrivendo il lavoro di Vermeer, lo storico dell’arte Ernst Gombrich parla di “vere nature morte con esseri umani” ed evidenzia come egli "ammorbidì i contorni pur mantenendo solidità e fermezza”, arrivando a descrivere “la bellezza tranquilla di una scena consueta, comunicandoci l’emozione che l’artista provò mentre osservava come i fiotti di luce, entrando dalla finestra, ravvivassero il colore di un panno”.

Guarda il documentario “Johannes Vermeer: The Art of Painting” del 2005 che fa parte della serie "The Private Life of a Masterpiece", composta da 29 filmati trasmessi dalla BBC tra il 2001 e il 2010.
Leggere l’opera: La ragazza con l'orecchino di perla
Perché questa ragazza ci affascina da generazioni? Osservando da vicino il dipinto, ci rendiamo conto che è innanzitutto la posizione ad attrarci: disposta a tre quarti, la ragazza ci guarda – o meglio guarda Vermeer mentre la ritrae – e ci “risucchia” letteralmente dentro il quadro. Lo spettatore è incantato dalla sensualità e dal fascino di questa ragazza, che con la bocca socchiusa si lascia svelare delicatamente dalla luce che proviene da una fonte sulla sinistra; ed è la stessa luce che crea un’atmosfera rarefatta e leggera, sottolineata da delicati e trepidanti effetti di brillantezza. Punto focale del dipinto è l’orecchino di perla, eseguito con pochissime pennellate, sul quale Vermeer ci obbliga a concentrare lo sguardo con un sapiente gioco “teatrale”: il fondo nero, infatti, fa risaltare scenograficamente il blu e il giallo del turbante che conducono lo sguardo lentamente verso il basso prima agli occhi, scendendo poi per il naso, fino alla bocca. Da lì, il deciso taglio orizzontale del colletto, bianco abbagliante, ci conduce senza possibilità di fuga al magnifico orecchino. Il gioco è fatto.
Il quadro di Vermeer è ormai così famoso che esiste un libro dedicato solo a quest’opera: Tracy Chevalier, La ragazza con l'orecchino di perla, Vicenza, Neri Pozza, 2002. Dal libro è stato tratto il flim La ragazza con l’orecchino di perla di Peter Webber con Scarlett Johansson, Colin Firth, Tom Wilkinson. Guarda il trailer del film e leggi la scheda su International Movie Database (in inglese) e su My Movies (in italiano)
Il secolo d’oro dell’arte olandese
Vermeer e il suo lavoro si inseriscono nel cosiddetto “secolo d’oro olandese”, un periodo storico – il XVII secolo - durante il quale l’Olanda è tra i paesi più potenti e floridi d’Europa. Le contingenze politiche favorevoli ai Paesi Bassi, soprattutto l’indipendenza dalla Spagna, il commercio sempre più intenso verso l’Europa e il Nuovo Mondo e, non ultimo, l’affermazione del calvinismo, che sposta l’asse del potere politico ed economico verso una nuova generazione di mercanti laici, fanno di Amsterdam e del suo porto uno dei centri nevralgici del mondo allora conosciuto. Favoriscono anche un incredibile sviluppo delle scienze, della cultura e soprattutto delle arti - basti pensare che in un solo secolo vengono prodotti 50 milioni di quadri. Lontani dall’ondata barocca che in questo stesso periodo investe il resto dei paesi europei più legati alla committenza cattolica postconciliare, gli artisti olandesi attingono a piene mani alla tradizione fiamminga a loro immediatamente precedente. Grazie a una committenza a largo raggio, libera dal soggetto strettamente religioso, si affermano i generi della natura morta, del paesaggio, della pittura di genere e soprattutto del ritratto, vero “mezzo di comunicazione” dell’autorevolezza e della potenza economico-politica dell’Olanda. Nelle arti visive, oltre a Vermeer, sono grandi protagonisti Jacob van Ruisdael , Frans Hals, Carel Fabritius, Jan Steen e soprattutto Rembrandt van Rijn, diventato celeberrimo per gli autoritratti eseguiti per tutta la vita – veri e propri “selfie” ante litteram – e per gli ineguagliabili ritratti di gruppo.
Per un approfondimento sul secolo d’oro dell’arte olandese, ascolta l’intervista a Sandrina Bandera, curatrice della mostra alle Scuderie del Quirinale.




