120 anni fa la condanna di Alfred Dreyfus

Era il 22 dicembre del 1894 quando il capitano dello Stato Maggiore francese Alfred Dreyfus veniva condannato dal tribunale militare per alto tradimento. È una delle onde lunghe della guerra franco-prussiana combattuta tra il 1870 e il 1871, quando le due potenze continentali europee si scontrarono per la supremazia nell'Europa centrale. La Francia era uscita sconfitta dall'attacco prussiano e negli anni seguenti la guerra, la tensione interna era altissima. Si cercavano capri espiatori e la battaglia politica era particolarmente accesa. In questo clima, il processo Dreyfus, di famiglia ebrea, viene ritenuto colpevole di aver passato informazioni militari al nemico. Il processo si basava su documenti che si sono rivelati fin da subito di dubbia veridicità, ma ciò non ha impedito la celebrazione e la conclusione del processo.

La degradazione del capitano Dreyfus in un'illustrazione di Henri Meyer (immagine: Bibliothèque nationale de France via Wikimedia Commons)

Grande ruolo in questa vicenda giuridico-politica passata ha avuto l'opinione pubblica, divisa tra colpevolisti e innocentisti, alimentata dalla stampa, che non esitava ad aizzare sentimenti antisemiti. Dell'affaire Dreyfus è rimasto celebre il testo pubblicato dallo scrittore Émile Zola sul quotidiano L'Aurore e intitolato J'accuse. Si trattava di una delle più aperte denunce delle manipolazioni del processo e una delle più accese difese dell'imputato.

Dreyfus è stato interamente nel luglio 1906, grazie a una sentenza della Corte di Cassazione. Fu reintegrato nell'esercito ed è deceduto nel molti anni più tardi, nel 1935.

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