La battaglia di Castelfidardo del 18 settembre 1860 fu un punto di svolta nel Risorgimento Italiano, tappa decisiva per l'annessione di Umbria e Marche al nascente Regno d'Italia (annessione avvenuta il successivo 4 novembre).
A Castelfidardo , piccolo comune in provincia di Ancona, le truppe reali guidate dai generali emiliani Enrico Cialdini e Manfredo Fanti si scontrarono con l'esercito pontificio comandato da Christophe Louis de Lamorcière e Georges de Pimodan.
Entrambi gli schieramenti erano in marcia per raggiungere Ancona. L'esercito pontifico, che poteva contare su un numero di soldati di molto inferiore a quello reale, si sarebbe asserragliato per resistere a un eventuale assedio. L'11 settembre Cialdini guidava l'invasione allo Stato Pontificio e nei giorni successivi i piemontesi presero sul versante adriatico Pesaro, Urbino e Fano. Il 15 settembre cadde Jesi. I due eserciti arrivarono poi a fronteggiarsi la mattina del 18 settembre nei pressi di Castelfidardo, dopo giorni di marce estenuanti. I piemontesi ebbero la meglio dopo che l'esercito Pontificio guidato da de Pimodan, che morirà nella battaglia, aveva sferrato un attacco disperato intorno alle 8 del mattino.
De Lamorcière ripiegò con un manipolo di soldati ad Ancona, che però cadde pochi giorni dopo. La battaglia di Castelfidardo si rivelò decisiva e segnò, insieme alla breccia di Porta Pia (dieci anni dopo), i due momenti decisivi per la sconfitta dello Stato Pontificio, che fra 1860 e 1870 fu così limitato al solo Lazio.
Per approfondire: Clicca qui per leggere una scheda sulla battaglia dal sito ufficiale del Comune di Castelfidardo
Crediti immagini:Apertura: Ossario di Castelfidardo, di Francesco Gasparetti (flickr)
Box: Monumento celebrativo della Battaglia di Castelfidardo, di Roberto Ferrari (flickr)