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3. Da "Al Qaeda in Iraq allo stato islamico"

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È in questo quadro che si insediò e poi si radicò nel paese l’organizzazione terroristica da cui doveva poi sorgere, attraverso continui rimescolamenti, alleanze e fusioni con altri gruppi estremistici, l’Isis. All’origine di questo processo troviamo dapprima, operante già negli anni Novanta in Medioriente, il network terroristico del giordano Abu Mussab al Zarqawi, che nel 2003, durante la guerra, pose le sue basi in Iraq, stringendo nel corso del 2004 rapporti organici con Al Qaeda e Osama Bin Laden. Nacque così il più immediato precursore dell’Isis: “Al Qaeda in Iraq” (Aqi). Il Dipartimento di Stato USA ha classificato per la prima volta questo movimento come “organizzazione terroristica” nel dicembre 2004, catalogandolo poi come gruppo con caratteristiche proprie, e distinto da Al Qaeda, nel Country Report on Terrorism del 2005.
Fin dal principio del “dopoguerra” iracheno, l’Aqi mise a punto una vasta serie di attentati contro il personale militare americano, obiettivi civili (in particolare sciiti e curdi), infrastrutture e luoghi di culto, ricorrendo anche ad attentatori suicidi. Il tutto allo scopo di creare le condizioni di una vera e propria guerra civile e di scardinare al tempo stesso l’occupazione americana del territorio e il governo a maggioranza sciita dell’Iraq post-Saddam. L’Aqi si sforzò nel contempo di unificare in una struttura unitaria i diversi gruppi terroristici sunniti operanti in Iraq.
Dopo la morte di al Zarqawi, ucciso in un raid aereo americano il 7 giugno 2006, il movimento intensificò le proprie attività incrementando il numero dei propri miliziani. Nell’ottobre di quello stesso anno, restando sempre associato ad Al Qaeda, esso assunse un nuovo nome: “Stato islamico dell’Iraq” (Isi), sotto la guida di Abu Ayyub al-Masri a cui si affiancò in seguito Abu Umar al-Baghdadi. È sotto questa nuova sigla che l’organizza­zione iniziò allora a rivendicare un numero crescente di attentati, diventando presto il più vasto e aggressivo gruppo terroristico operante nel paese. Nonostante l’efficace attività di controinsurrezione messa in atto tra il 2007 e il 2008 dal generale americano David Petraeus, l’Isi riuscì a trarre infatti un forte alimento dalla dissennata politica anti-sunnita del governo iracheno dello sciita Nuri al-Maliki.
Tra il 2010 e il 2011 due sviluppi importanti impressero una svolta ulteriore alla storia del movimento. Il primo fu l’uccisione, nell’aprile del 2010, di al-Baghdadi e di al-Masri nel corso di un’operazione di controterrorismo effettuata da forze irachene e americane. Ad essi subentrò alla guida dell’organizzazione l’attuale leader dell’Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, un personaggio dal forte richiamo carismatico. Il secondo sviluppo – messo in moto dalle cosiddette “primavere arabe” – fu l’inizio della guerra civile in Siria tra il 2011 e il 2012, cui l’Isi prese parte in misura sempre più significativa contro il presidente Bashr al Assad. Dapprima, stabilendo strette anche se difficili relazioni con il Fronte al-Nusrah, anch’esso affiliato ad Al Qaeda e al suo nuovo leader Ayman al-Zawahiri, subentrato alla guida del movimento dopo l’uccisione di Osama Bin Laden il 1° maggio 2011. E poi, nell’aprile del 2013, adottando il nome di Isil (“Stato islamico dell’Iraq e del Levante”) ovvero di Isis (“Stato islamico dell’Iraq e della Siria”). Era un segno molto chiaro che il gruppo jihadista stava maturando una strategia più ampia di quella sino ad allora di fatto circoscritta allo specifico contesto iracheno. La sua sfida si stava proiettando oltre e contro la divisione del mondo arabo in stati-nazione, disegnati in modo artificioso dalle grandi potenze vincitrici della prima guerra mondiale. Nella direzione, appunto, della restaurazione del “califfato”.
Per il suo radicalismo estremo e per l’efferatezza delle sue operazioni militari e terroristiche nel corso del 2014 l’Isis è entrato progressivamente in collisione con gli altri gruppi jihadisti operanti in Iraq e in Siria, alienandosi nel contempo le iniziali simpatie dello stesso mondo sunnita, che avevano conferito forza ed efficacia alle sue azioni. Nel febbraio del 2014 esso è stato sconfessato addirittura dallo stesso al-Zawahiri, il leader di Al Qaeda. E tuttavia, nonostante il suo isolamento, l’Isis ha continuato la sua marcia verso il “califfato”, ufficialmente proclamato il 29 giugno 2014, scatenando nelle settimane successive una virulenta offensiva militare e terroristica che ha impressionato il mondo intero.

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