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Storia e Geografia

Ai posteri l'ardua sentenza

Il il 5 maggio 1821 Napoleone Bonaparte si spegne sull'isola di Sant'Elena. Dall'arte al cinema, dalla musica alla poesia, sono molte le opere che ricordano una delle figure più leggendarie di tutti i tempi
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Aprile 1821, isola di Sant'Elena.La salute di Napoleone si aggrava, ma il generale non vuole ricevere nessun dottore “perché inglese”. Nelle ultime tre settimane di vita, logorato dal tumore allo stomaco, scrive e detta una gran quantità di lettere, ordini, ricordi, modifiche al testamento. L’uomo che era riuscito a ricreare un grande Impero, ad accrescere i confini francesi riducendo il resto dell’Europa a suo satellite o alleato, si spegne nel secondo e definitivo esilio, il 5 maggio 1821. Dopo la sconfitta di Waterloo e l’imposizione da parte della Camera di abdicare nuovamente, Napoleone per non perdere l'onore rinuncia a fuggire negli Stati Uniti, come stava pianificando. Si consegna invece agli inglesi, che lo conducono in quel luogo da cui sarebbe stato impossibile fuggire. Ad allietarlo in quegli ultimi giorni non sono le mirabolanti battaglie, il genio tattico dimostrato o le vittorie riportate, ma il fiero ricordo del suo Code Napoléon (1804). Il Codice Napoleonico: uno dei più celebri codici civili al mondo, esportato in tutta Europa e base del codice civile italiano. E forse è stata proprio quest'opera a rendere Napoleone, lo stesso anno, “Imperatore dei francesi per volontà del popolo”.
Illustrazione anonima da "Opere varie di Alessandro Manzoni". Milano, Fratelli Rechiedei, 1881 (immagine: Wikipedia)
Sono molti gli artisti che sono rimasti folgorati dalla figura di Napoleone: Jaques-Louis David nell'arte, Abel Gance nel cinema, Beethoven nella musica. Il compositore tributò inizialmente al giovane generale la celebre Sinfonia n. 3 (la cosiddetta Eroica), ma stracciò la dedica indignato alla sua nomina di imperatore. Tra tutte le opere dedicate al mito di Napoleone, oggi la più famosa è forse Il cinque maggio, celebre ode di Alessandro Manzoni. La poesia non si ferma però all’elogio della destrezza in battaglia o del genio tattico, ma guarda allo spirito, alla solitudine dell’esilio e al rapporto con la fede. Manzoni ci tiene a esprimere quasi da subito la sua neutralità, non intende né celebrare né denigrare Napoleone, ma negli ultimi versi ammette che “…più superba altezza/ al disonor del Gòlgota/ giammai non si chinò”.
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