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“Aktion T4”: il profilo deformato dell’eugenetica

Tra sterilizzazione ed eutanasia l’eugenetica nazista ha provocato un notevole calo di popolazione tra gruppi specifici e persone con gravi malattie fisiche o psichiche. Ludovico Testa ci parla del programma “Aktion T4”, una delle aberrazioni del regime nazista.

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Nella Germania degli anni Venti la pubblicazione di un libro dal titolo L’autorizzazione all’eliminazione delle vite non più degne di essere vissute aveva alimentato un vivace confronto di opinioni. Ampliando e distorcendo il concetto di “eutanasia volontaria”, che attribuisce al malato il diritto di porre fine alla propria vita, gli autori (uno psichiatra e un giurista, entrambi tedeschi) proponevano di riconoscere allo Stato la prerogativa di decidere la sorte di quei malati affetti da inguaribili patologie fisiche o psichiche, le cui condizionioltre a provocare sofferenze a sé stessi e ai parenti – costituissero un onere per le finanze pubbliche. Nel gennaio del 1933, l’ascesa di Hitler alla guida del paese impresse al dibattito sulla cosiddetta “eutanasia sociale” una svolta decisiva.

Tra sterilizzazione ed eutanasia

Secondo i principi ideologici del nazionalsocialismo, ispirati a una concezione darwiniana dei rapporti sociali, la tutela e lo sviluppo dei caratteri ereditari favorevoli (eugenetica) e l’eliminazione di quelli disgenici (sfavorevoli) costituivano un principio essenziale per l’evoluzione della razza germanica. Se paragonati al pericolo rappresentato da tali categorie di persone per il futuro della razza, i costi legati al mantenimento di disabili fisici e psichici si presentavano come un problema in fin dei conti secondario, ma assai funzionale ad ampliare il consenso verso la politica demografica del regime.

Primo segnale della svolta fu l’approvazione nel luglio del 1933 della legge “sulla prevenzione delle tare ereditarie", in base alla quale venne autorizzata la sterilizzazione forzata delle persone ritenute portatrici di patologie geneticamente trasmissibili: nell’arco di 12 anni, oltre 400.000 persone saranno sottoposte in Germania al trattamento di sterilizzazione. Un secondo provvedimento varato nel 1935“Legge per la salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco”legittimava l'aborto come metodo di salvaguardia contro la trasmissione di malattie ereditarie. È necessario sottolineare come nel mondo occidentale la sterilizzazione obbligatoria quale strumento della politica eugenetica adottata dai governi fosse al tempo assai diffusa e in vaste aree geografiche – Nord America e Scandinavia – essa rimarrà fino alla fine degli anni Settanta[1]. Ciò che tuttavia distinse la politica eugenetica del regime nazista fu l’altissimo numero di sterilizzazioni effettuate in uno spazio temporale assai contenuto e, soprattutto, lo stretto binomio tra sterilizzazione ed eutanasia nel quale la seconda componente, ossia la soppressione fisica del malato giudicato incurabile, finì per imporsi quale metodo privilegiato per giungere a una soluzione definitiva del problema.

La politica eugenetica del regime poté contare sul sostegno di una capillare campagna propagandistica, volta a sensibilizzare la popolazione sui temi dell’eutanasia e della sterilizzazione attraverso documentari, film e grandi esposizioni. Una larga parte del mondo medico e psichiatrico tedesco non si mostrò affatto scandalizzata da tale prospettiva e anzi mostrò di condividerla. In ogni provincia venne istituito un “Ufficio del partito per la politica razziale” e centinaia furono i “Centri di consulenza per la protezione del patrimonio genetico e della razza” facenti capo alla Direzione sanitaria del Reich, guidata dal dottor Leonardo Conti e incaricata della raccolta dati sugli individui psichicamente disabili o affetti da deformità congenita. A partire dal 1939 i responsabili dei Centri di consulenza furono incaricati di convincere i genitori ad acconsentire al ricovero a scopo terapeutico dei figli affetti da gravi patologie. In realtà, nei centri specializzati preposti a tale compito, i bambini venivano soppressi e i loro organi (soprattutto i cervelli) inviati agli istituti di ricerca sulle malattie ereditarie. Particolarmente attivo in tal senso si dimostrò il rinomatissimo “Kaiser Wilhelm Institut”, diretto dal professor Hugo Spatz, dove operava l’équipe del professor Julius Hallervorden, specialista nello studio delle neuropatologie.

I rudimenti dello sterminio

Il processo di eutanasia ebbe inizio ufficialmente il 1° settembre 1939, proprio quando l’attenzione dell’opinione pubblica era completamente assorbita dallo scoppio della Seconda guerra mondiale. Una direttiva segretissima firmata da Hitler incaricava il capo gabinetto Philipp Bouhler e il dottor Karl Brandt, Plenipotenziario per la Salute e i Servizi Medici, di procedere all’eliminazione di coloro che il documento governativo indicava genericamente come “malati incurabili”, con l’effetto di lasciare ai responsabili ampia autonomia e discrezionalità decisionale nell’applicare le direttive del Führer.

Bouhler e Brandt decisero di delegare la direzione esecutiva del “programma eutanasia”battezzato “Aktion T4” dal nome del villino berlinese situato nella Tiergarten n. 4, sede dell’organizzazionea un “Comitato di periti” formato da tre psichiatri politicamente affidabili (il professor Werner Heyde, il professor Paul Nitsche e il professor Maximilian de Crinis) che avrebbero dovuto sovrintendere ai vari passaggi in cui fu divisa l’operazione. Per garantire la massima segretezza si procedette alla creazione di tre organismi di copertura: la Fondazione per la vigilanza degli istituti psichiatrici, che si occupava del reclutamento e del trattamento finanziario del personale; l’Associazione nazionale istituti psichiatrici, incaricata di distribuire negli istituti psichiatrici questionari ufficialmente finalizzati al censimento dei malati, e il Servizio trasporto pazienti cui spettava il compito di prelevare i degenti selezionati per l’eliminazione. Caricati su grossi pullman con i finestrini oscurati, i pazienti venivano trasportati in cliniche preposte appositamente allo scopo e qui uccisi. Fu nel quadro dell’“Aktion T4” che nel gennaio 1940 di fronte al crescente numero di persone da sopprimere, vennero per la prima volta sperimentati l’eliminazione attraverso il gas e l’incenerimento delle vittime nei forni crematori. Fu sempre all’interno dell’”Aktion T4” che persone come Franz Stanglfuturo comandante dei campi di Sobibor e Treblinka – appresero i rudimenti dello sterminio.

https://www.internamentoveneto.it/didattica-e-attivita/didattica/aktion-t4/aktion-t4-la-mostra/parte-quinta-la-scuola-dello-sterminio/

Per una riflessione sui i differenti sviluppi tra l’Aktion T4 e la Shoah è consigliata inoltre la visione del film Amen (2001) di C. Costagavras

Nonostante tutti gli accorgimenti utilizzati per fugare i sospetti dei parenti (ai quali veniva inviata una lettera che annunciava il decesso del congiunto per cause naturali e ne giustificava l’avvenuta cremazione con motivazioni sanitarie) la popolazione non tardò a rendersi conto di quello che avveniva nelle “cliniche della morte”. In seguito alle diffuse manifestazioni di protesta, cui si aggiunse la durissima presa di posizione da parte delle autorità ecclesiastiche, nell’agosto del 1941 l’“Aktion T4” venne sospesa. A quella data, oltre 70.000 pazienti erano già stati eliminati.

Al processo celebrato nel 1947 contro i medici nazisti, il vice di Bouhler, Vicktor Brack, ricordò così gli eventi: «Nel 1941 ricevetti l'ordine di sospendere il programma eutanasia. Per non lasciar disperdere il personale che in tal modo veniva messo in libertà e per essere eventualmente in grado di riprendere il programma eutanasia dopo la guerra, Bouhler mi invitòcredo dopo averne parlato con Himmlera mandare questo personale a Lublino e a metterlo a disposizione del generale delle SS Odilio Globocnik. Solo molto tempo dopo, verso la fine del 1942, mi resi conto che veniva impiegato nello sterminio in massa degli ebrei, oramai di pubblico dominio nelle sfere più alte del partito»[2].

L’esperienza accumulata dai responsabili del “programma eutanasia” trovò modo di essere impiegata all’interno dei lager, dove, per ordine di Himmler, i medici che avevano curato le selezioni dei pazienti furono coinvolti nell’“Aktion 14F13” (dalla sigla del modulo in uso nei campi per registrare i decessi), soprannominata dagli stessi responsabili “eutanasia selvaggia”, con la quale oltre 200.000 deportati, in gran parte ebrei, vennero eliminati dopo una rapida e ancor più sommaria selezione o trasformati in cavie umane per esperimenti medici.

Per una panoramica generale tra i tanti studi sull’argomento leggi questo brano
https://www.figlidellashoah.org/pagina.asp?id=124
guarda questo documentario
https://www.youtube.com/watch?v=5E0qCFor2UA
e lo spettacolo teatrale di Marco Paoloni “Ausmerzen”
https://www.youtube.com/watch?v=sPP7iKiWT90

[1] Paesi nei quali è stata adottata su ampia scala la politica di sterilizzazione forzata e numero delle sterilizzazioni effettuate
Germania (1933-1941): oltre 400.000
Stati Uniti (1899-1979): circa 65.000
Svezia (1934-1976): 62.888
Finlandia (1935-1970): 58.000
Norvegia (1934-1977): 40.891
Danimarca (1929-1967): 11.000
Canada (1928-1972): circa 3.000
Svizzera (1928-1985): meno di 1.000
Fonte Istoreto Museo virtuale delle intolleranze e degli stermini https://web.archive.org/web/20120920235033/http://www.istoreto.it/amis/schede.asp?id=6&idsch=22

[2] Testimonianza di V. Brack, documento NO 426, in Nuremberg Military Tribunals, Trials of War Criminals, US Governement Orinting Office, 1949,  vol 1, p. 842


Crediti immagineMemoriale commemorativo le vittime del programma Aktion T4 sito in Tiegartenstraße 4 a Berlino (Wikimedia Commons)

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