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Storia e Geografia

Aspettando un nuovo mondo: il profetismo rinascimentale

L’usanza di ricavare profezie dalle Sacre Scritture ha una storia molto antica: fin dall’inizio dell’era cristiana religiosi e laici hanno cercato nel testo biblico indicazioni sulla fine dei tempi. Carlo Baja Guarienti analizza le profezie rinascimentali e altri profetismi che derivano dall’antichissima propensione dei gruppi umani a interrogarsi sul futuro.

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Ascesa e caduta di un profeta

Il 1° agosto 1489 dal pulpito di San Marco a Firenze un frate domenicano dalla voce stentorea e dallo sguardo acuminato inizia una predicazione destinata a rimanere nella storia: prendendo spunto dall’Apocalisse, il libro profetico che chiude il Nuovo Testamento, il religioso preannuncia la prossima caduta della Chiesa di Roma, indegna e corrotta, e un periodo di guerre e devastazioni da cui la cristianità riemergerà finalmente purificata.

Il frate è il ferrarese Girolamo Savonarola e la sua predicazione avrà conseguenze drammatiche: negli anni successivi, davanti a folle sempre più numerose e infiammate, egli lancerà i suoi strali contro la Chiesa e i ceti dirigenti della città. Dopo l’invasione francese, che nel 1494 segnerà lo scoppio delle guerre d’Italia e porterà alla cacciata dei Medici da Firenze, proprio frate Girolamo diventerà la personalità politica più influente della città, ma alla sua ascesa seguirà una repentina caduta: arrestato e processato, verrà condannato a morte e giustiziato il 23 maggio 1498.

La vertiginosa parabola di Savonarola non deve stupire. Nella Firenze di fine Quattrocento le profezie sono parte integrante del quotidiano dibattito politico, tanto che anche Niccolò Machiavelli in un passo dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio (I, 11) si interroga – forse con un’ironia abilmente dissimulata – sull’origine della fiducia dei fiorentini, popolo fiero della propria cultura e del proprio disincantato realismo, nel frate ferrarese e nella sua pretesa di farsi portavoce della parola di Dio.

Attese millenaristiche

Quando Savonarola inizia la sua predicazione, del resto, l’usanza di ricavare profezie dalle Sacre Scritture ha già una storia molto antica: fin dall’inizio dell’era cristiana, infatti, religiosi e laici hanno cercato nel testo biblico indicazioni sulla fine dei tempi. Negli ultimi secoli del medioevo, poi, questa ricerca si è fatta quasi ossessiva, anche a causa delle sollecitazioni offerte dalla realtà politica e sociale: guerre, pestilenze, carestie e lo scontro fra le massime autorità del mondo cristiano – il papa e l’imperatore – hanno rinforzato in profeti e visionari l’idea dell’approssimarsi dell’Apocalisse e del successivo avvento di un’era di felicità e purezza.

Questa idea matura nel segreto della coscienza individuale e talvolta fiorisce in ambienti protetti come i chiostri – è il caso delle mistiche e delle “sante vive” – ma spesso viaggia rapida di città in città grazie ai predicatori itineranti, che infiammano le piazze con le loro performance. Perché la profezia non è veicolata solo dalla parola: quella dei predicatori, veri professionisti dell’arte oratoria, è un’azione scenica che attraverso il tono della voce, gli sguardi e i gesti coinvolge tutti i sensi delle folle, commuovendole e spaventandole con immagini di distruzione e purificazione.

I testi, poi, viaggiano anche in forma di raccolte manoscritte e a stampa, opuscoli e fogli volanti venduti nelle strade e nei mercati per pochi soldi; anonimi oppure attribuiti a grandi veggenti del passato, fra i quali figura anche Merlino, spesso tali opuscoli sono accompagnati da spaventose raffigurazioni della fine del mondo o dei segni del suo approssimarsi. Alcune di queste immagini hanno avuto un successo straordinario e sono arrivate fino a noi, come quella che raffigura il famoso mostro di Ravenna: un bambino cornuto e alato, composto da membra di animali diversi, che secondo le voci del tempo sarebbe nato nel marzo 1512 dall’unione sacrilega di un prete e una suora. La sua nascita, descritta e discussa in una moltitudine di opuscoli, lettere, incisioni e disegni, venne letta da molti come il preannuncio della spaventosa battaglia che un mese più tardi, la domenica di Pasqua, avrebbe visto scendere in campo proprio nei pressi di Ravenna gli eserciti di Spagna, Francia e Stato della Chiesa.

Questa ondata straordinariamente intensa di visioni, iniziata negli ultimi anni del Quattrocento, avrà il suo culmine nel 1527: l’anno del sacco di Roma, che vede i lanzichenecchi – fanti mercenari dell’esercito imperiale, in gran parte di fede luterana – mettere a ferro e fuoco la capitale della cristianità. Questo evento epocale viene letto da molti come la punizione divina inferta alla Chiesa di Roma per i suoi peccati e già preannunciata da numerosi predicatori nei decenni precedenti.

Fra religione e politica

Ma la profezia del Rinascimento non è solamente una questione religiosa. Sospeso fra passato, presente e futuro, il testo profetico trae forza dalle scritture antiche per indagare l’avvenire, ma lo fa sempre in funzione di un presente su cui tenta di intervenire. È, dunque, anche e soprattutto comunicazione politica; anzi, vera e propria azione politica, in quanto cerca di rendere reali gli eventi che preannuncia.

Ma qual è il segno di questa azione politica? Un’interpretazione storiografica novecentesca che vedeva nella profezia una forma di opposizione al potere costituito ha trovato fondate obiezioni nelle ricerche recenti. Il rapporto fra profeti e politica, come ha affermato André Vauchez, va inteso piuttosto come una trama complessa: il potere che deriva dalla divinità interagisce con quello umano in molti modi, fra conflitti e alleanze.

Altri millenarismi

Con le scoperte geografiche di fine Quattrocento, poi, lo scenario si amplia. La conquista dell’America pone dubbi sui confini della cristianità e sul suo destino e lo stesso Cristoforo Colombo ritiene di poter leggere nella Bibbia il preannuncio di scoperte già scritte nel disegno divino. Inoltre, il nuovo mondo produce nuove visioni apocalittiche come quelle del domenicano Francisco de la Cruz, che nel 1578 viene condannato a morte per aver annunciato l’imminente fine del cristianesimo in Europa e l’avvento del regno di Cristo in Perù.

Ma il profetismo non è solo un fenomeno figlio dell’Europa cristiana. In anni recenti lo storico Sanjay Subrahmanyam ha rilevato nel Cinquecento l’esistenza di convergenti attese millenaristiche in Europa, nell’Impero ottomano, in Iran e nell’India Moghul, mentre Mercedes García-Arenal ha studiato convinzioni analoghe diffuse nel Maghreb.

Del resto, l’antichissima propensione dei gruppi umani a interrogarsi sul futuro e a sperare in una salvezza soprannaturale continuerà anche molto dopo il Rinascimento e molto lontano dall’Europa: ancora nel Novecento i fedeli dei cargo cults dell’Oceania attenderanno a lungo con un misto di ansia e speranza la fine del dominio coloniale e il ritorno a una mitica felicità delle origini.

Bibliografia
Internullo D. e Lodone M., La storiografia sul profetismo: riflessioni sugli ultimi decenni, in “Quaderni di storia religiosa medievale”, 22 (1/2019), pp. 183-209.
La profezia nel pensiero del Rinascimento e della prima età moderna, a cura di G. Frilli e M. Lodone, Pisa, Edizioni ETS 2022.
Niccoli O., Profeti e popolo nell’Italia del Rinascimento, Rom-Bari, Laterza 1987.
Prosperi A., America e Apocalisse. Note sulla “conquista spirituale” del Nuovo Mondo, in “Critica storica”, 13 (1976), ora in Id., America e Apocalisse e altri saggi, Pisa-Roma, Istituti editoriali e poligrafici internazionali 1999, pp. 15-63.
Rusconi R., Profezia e profeti alla fine del Medioevo, Roma, Viella 2011.
Subrahmanyam S., Dal Tago al Gange: una congiuntura millenaristica del Cinquecento, in Mondi connessi. La storia oltre l’eurocentrismo (secoli XVI-XVIII), Roma, Carocci 2014, pp. 27-61.
Vauchez A., Santi, profeti e visionari. Il soprannaturale nel medioevo, Bologna, Il Mulino 2000.

(Crediti immagine: Savonarola predica contro la prodigalità, Ludwig von Langenmantel, 1879  Wikimedia Commons)

1 Commenti
M

Mailli Brunella

13 novembre 2023 alle 15:50

Il prof. Guarienti, che avevo avuto il piacere di ascoltare a Carpineti alla presentazione del suo libro sull'Amorotto, riesce sempre ad essere chiaro ed accattivante nelle sue pagine.

R

Redazione

13 novembre 2023 alle 17:06 - in risposta a Mailli Brunella

Grazie mille per il suo commento, siamo lieti che abbia gradito questo contenuto! Continui a seguirci! La Redazione

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