Sull'idolatria dell'elettrodomestico nell'Italia degli anni Sessanta ironizza il regista Mario Monicelli nell'episodio il Frigorifero del film Le coppie (1970), che puoi vedere qui
"Una vera serva che non si lamenta, non sciopera e non chiede un aumento". Questa cinica réclame di una lavatrice degli anni Venti mette in evidenza più il lato "sociale" che quello tecnologico di un'innovazione tecnica (via Wikimedia Commons)
L'introduzione di una macchina che svolge il lavoro della donna ha una valenza simbolica ambigua: emancipa la donna da una funzione subalterna o ne rafforza la condizione domestica? Avvia la donna verso una nuova dimensione sociale o è solo uno “sconto” sulla pena della vita domestica? Le pubblicità spesso esaltavano proprio il perfezionamento delle mansioni domestiche, ma progressivamente si orientarono verso un valore diverso, quello di una maggior partecipazione al tempo libero della famiglia: un passaggio non privo di significato, ma che sottintende la progressiva fuoriuscita della donna dal ruolo di massaia. La lavatrice quindi modifica non solo le prassi di vita, ma anche l'universo simbolico che le accompagna. Non in modo univoco, bensì in un groviglio di significati potenziali: miglioramento del lavoro domestico, più tempo da impiegare in altre attività familiari, maggior libertà per se stesse.
Qui trovate la pubblicità di cinquant'anni fa di una lavatrice