La situazione resta estremamente delicata nei mesi successivi, anche per la scarsa preparazione militare degli insorti. D'altra parte c'è incertezza anche sulle loro reali intenzioni politiche; a differenza dei movimenti in Tunisia, in Egitto e in Siria, spinti dalle rivendicazioni giovanili e dalla ricerca di democrazia, in questo caso sembrano predominanti i conflitti fra tribù e gruppi di potere.
Fra maggio e luglio l'appoggio aereo della Nato non sembra dare un vantaggio decisivo agli insorti, mentre sul terreno si susseguono avanzate e ritirate. Infine l'avanzata dei ribelli viene aiutata da gruppi di consiglieri militari, finché a metà agosto inizia una decisiva avanzata verso Tripoli, che è rimasta sempre sotto il controllo dei lealisti e che più volte è stata obiettivo di bombardamenti. Il 21 agosto le truppe dei ribelli entrano nella capitale e prendono possesso dei punti chiave: entrano anche nel complesso nel quale ha sede il comando di Gheddafi, ma il dittatore si sottrae alla cattura.
I politici danno comunque per finito il regime dittatoriale e si aprono i giochi per contribuire alla ricostruzione e avere un ruolo chiave nei rapporti economici con la Libia nuova che si va profilando.