2001-2005 |
Cresce negli Stati Uniti la bolla immobiliare e dei mutui subprime |
2005-2007 |
La Fed alza progressivamente i tassi di interesse. Iniziano a manifestarsi diversi casi di insolvenza e si moltiplicano i pignoramenti. |
2007 |
Iniziano ad entrare in crisi di liquidità banche e istituti finanziari esposti sui titoli tossici legati ai mutui subprime. In Francia BNP Paribas, nel Regno Unito Northern Rock, in Svizzera UBS. Negli Stati Uniti Countrywide Bank. Si moltiplicano le corse agli sportelli e gli interventi dei governi e delle banche centrali. |
2008 |
La crisi esplode fragorosamente negli Stati Uniti, colpendo diversi colossi finanziari e assicurativi. Tra questi, Fannie Mae e Freddie Mac, Goldman Sachs e Morgan Stanley, Merrill Lynch, Bear Stearns, Aig. Il caso più drammatico è quello della banca d’affari Lehman Brothers, che il 15 settembre 2008 è costretta a dichiarare fallimento. La crisi si estende in tanto su scala planetaria. In parte per contagio diretto, in parte perché la stretta creditizia e la contrazione del commercio mondiale fanno esplodere situazioni di crisi locali. A farne le spese sono in particolar modo i paesi più avanzati e l’Europa. |
2009-2013 |
La crisi colpisce con particolare vigore l’Islanda, la Grecia e l’Irlanda (2009). Raggiunge il Portogallo e la Spagna (2010). Si estende all’Italia (2011). Mentre gli Stati Uniti, pur tra grandi difficoltà, costruiscono i presupposti per il superamento della crisi, l’Europa rimane prigioniera di una fase di gravi turbolenze economiche, sociali e politiche che si è protratta sino ai nostri giorni. Le ragioni principali di tali difficoltà sono certo da ascrivere alle vulnerabilità dei paesi colpiti dalla crisi, ma anche alla peculiare struttura istituzionale e finanziaria dell’Unione europea, e in particolare alle anomalie dell’euro, una moneta senza Stato. Le ricette del rigore imposte da Ue, Bce e Fmi hanno per molti aspetti aggravato la crisi. |