
Aspetto esteriore e postura fisica. In generale, la nostra presenza fisica dice molto più di noi stessi di quanto immaginiamo. Se è innegabile che una certa cura di sé comunica rispetto per chi ascolta, è anche vero che pubblici diversi possono richiedere attenzioni diverse. Nel nostro contesto culturale, una postura dritta solitamente comunica tranquillità e voglia di guardarsi attorno, di includere in uno sguardo tutti i presenti. Al contrario, spalle curve e postura rannicchiata tendono a essere respingenti. Molta importanza ha anche l'orientamento del corpo nello spazio in cui si muove: fronteggiare il proprio pubblico e cercare di essere ben visibile da tutti è ben diverso dallo stare in disparte, magari un po' in ombra o in un angolo. Movimenti del corpo. Il nostro corpo non sta mai fermo e ci sono centinaia di migliaia di diversi movimenti, alcuni quasi impercettibili e altri assai più evidenti, che possiamo fare mentre parliamo. Spesso si tratta di movimenti involontari che però dicono molto sul grado di sicurezza o di nervosismo di chi parla: tremiti, spostamenti continui di posizione, movimenti ritmici e ossessivi, il grattarsi il capo o altre parti del corpo, il mangiarsi le unghie e via dicendo. Movimenti ampi e rilassati, che abbracciano virtualmente l'audience e la coinvolgono, sono tra quelli che maggiormente comunicano sicurezza e volontà di inclusione. Uno speaker che rimane rigido e statico, al contrario, tende a comunicare distanza e scarsa volontà di entrare in contatto con chi ascolta. Gestualità. I gesti sono complementari alle parole durante il discorso: sottolineano i passaggi importanti, evidenziano i momenti di massima tensione, rispondono alle sollecitazioni che vengono dal pubblico contenendolo senza interrompere il discorso e rinviando a dopo il momento del confronto. Le mani, in particolare, sono molto utili nell'amplificare la spiegazione, descrivere un oggetto o un'emozione o nel riportare l'attenzione da una parte all'altra della sala, alla presentazione o verso qualcuno che ha fatto una domanda. Il gesto può essere accogliente o esprimere fastidio. Anche in questo caso è assai evidente che le differenze culturali sono molto importanti: basti pensare alle mani che gesticolano ogni qualvolta un italiano o uno spagnolo parlano in confronto a persone provenienti dal Nord Europa. Imparare a utilizzare i proprio gesti un po' come fa il direttore d'orchestra aiuta a modulare il ritmo del discorso e a gestire in modo favorevole la tensione emotiva che si crea tra il pubblico. Sguardo. Il nostro viso è una miniera di movimenti volontari e involontari che comunicano continuamente al nostro pubblico molto di quello che ci passa per la testa. Sono rare le persone talmente inespressive da privarci della possibilità di correlare quanto dicono con quello che leggiamo sulla loro faccia. Se è vero che sguardi ed espressioni del viso sono particolarmente importanti nella comunicazione tra pochi individui, anche quando si parla a un pubblico più allargato lo sguardo e l'espressione che scegliamo devono essere in sintonia con il discorso perché questo risulti sincero. Molti comunicatori suggeriscono, soprattutto a chi è timido e fa fatica a misurarsi con decine o centinaia di facce, di scegliere due o tre persone tra il pubblico, tra quelle più attente e sorridenti, con cui entrare in contatto visivo. Questo permette di rivolgersi verso il pubblico evitando di abbassare lo sguardo o addirittura di leggere le slides dando le spalle a chi ascolta. Sorriso. Il sorriso è una grande arma di chi parla in pubblico. Non il riso nervoso, non il sorrisetto forzato o supponente, non la risatina di sufficienza né il sorriso simulato, che impegna solo gli zigomi e non i muscoli della bocca. Negli studi sul comportamento animale e umano il sorriso viene descritto come uno strumento di grande efficace per eliminare le minacce competitive, perché se è autentico è una vera e propria dichiarazione di apertura e disponibilità, facilita l'interazione con gli altri e quindi abbassa la tensione nervosa e il senso di inadeguatezza che spesso si prova parlando in pubblico. La comunicazione paraverbale e l'uso della voce. Il tono e il registro del parlato sono elementi imprescindibili del discorso pubblico. Un tono di voce troppo acuto comunica nervosismo e rischia di essere irritante per chi ascolta. Un tono di voce troppo basso, al contrario, esclude immediatamente chi non riesce a cogliere in modo chiaro e distinto quanto viene detto. È utile usare tutta la gamma dei toni a nostra disposizione, punteggiando il discorso in modo diverso a seconda del momento e dell'effetto che si vuole creare. È poi necessario modulare la velocità con cui si parla, evitando di mangiarsi le parole e di creare un senso di affanno in chi ascolta ma anche, al contrario, di rallentare eccessivamente fino a perdere il ritmo. Idealmente, il pubblico dovrebbe essere coinvolto un po' come succede durante un concerto di musica, dove si alternano momenti tranquilli e maggiormente riflessivi ad altri in cui si acuisce la tensione emotiva. Nel 2008 è uscito il documentario “Secrets of body language” diretto da James Millar. Il film è costruito sottoponendo a diversi esperti di psicologia e comunicazione spezzoni di immagini relative a eventi politici, dibattiti elettorali, interviste e dichiarazioni di vari personaggi pubblici. Situazione dopo situazione gli esperti analizzano tutti gli elementi della comunicazione non verbale che giocano un ruolo nel determinare un esito o un altro. Il film è stato ri-trasmesso nel 2012 da History Channel e successivamente reso disponibile anche sul canale YouTube. Lo proponiamo nella versione integrale, in lingua inglese, di 1 ora e 30 minuti, ma essendo suddiviso in capitoli è possibile utilizzarne anche solo uno spezzone per illustrare i vari esempi di linguaggio del corpo e paraverbale.


