Negli ultimi anni è tornato prepotentemente al centro. Dopo un periodo di apparente disinteresse nel discorso pubblico della società italiana, e non solo, il matrimonio torna a far parlare di sé per diversi motivi. Perché il frame politico che ha caratterizzato l'Italia dell'ultimo ventennio si è, ben più che nella seconda parte del '900, forgiato abbondantemente attorno alla retorica della famiglia. E perché, d'altro canto, è cresciuta e si è strutturata la richiesta di veder riconosciuto il diritto di unirsi in matrimonio anche alle persone omosessuali che ne sono tuttora escluse in Italia, contrariamente a quanto avviene ormai nella gran parte dei paesi occidentali.
Ascoltando molti discorsi pubblici sul matrimonio è affascinante notare che spesso le argomentazioni in favore della difesa del matrimonio tradizionale (nel nostro paese) tra un uomo e una donna fanno appello a un concetto di naturalità, quasi di immutabilità storica, che con il matrimonio non hanno nulla a che spartire. Proviamo invece a cambiare registro. Troviamo esempi in cui si parla di matrimonio come convenzione sociale, normata, a seconda dei tempi e delle usanze, in modi molto diversi e che sono evoluti, o talvolta involuti, nel tempo. Rimanendo al di fuori del solito quadro retorico, tinto frequentemente di toni moralistici. Un primo esempio ce lo fornisce questa animazione, molto immediata ed efficace, che racconta la storia del matrimonio, o meglio com'è nato il matrimonio e come si è evoluto nella storia. Prodotta da Alex Gendler, «The history of marriage» fa parte delle TED Ed Lessons Worth Sharing, lezioni animate su diversi temi. Nello specifico, questa animazione sceglie un linguaggio molto asciutto, si attiene alla descrizione storica, propone esempi e dati. Una manciata di minuti, con un buon ritmo e un testo molto scorrevole, per raccontare come il matrimonio sia stato, di epoca in epoca, influenzato da culture, aspetti economici, questioni sociali e legali, e naturalmente anche dalle diverse visioni religiose. E ci ricorda, ad esempio, che la poligamia, nel mondo, non è solo quella in cui c'è un uomo che sposa più donne, ma che esiste anche il caso contrario. Che ha, come motivazione, la necessità di non spezzettare una proprietà tra tanti discendenti. E ci racconta anche che il matrimonio omosessuale, ad esempio, era celebrato in antichità e perfino all'inizio dell'epoca cristiana. Un perfetto esempio di testo descrittivo, privo di aggettivi inutili e di commenti, che diventa narrazione per il modo in cui è letto e montato nel prodotto finale animato.
Un secondo esempio lo troviamo nelle lezioni serali dello storico Alessandro Barbero al Festival della Mente, a Sarzana, nel settembre 2013. Barbero parte da una nozione molto radicata nella testa di tutti noi: che il matrimonio in epoca medievale fosse associato di norma all'esercizio, da parte dei signori, dello ius primae noctis nei confronti delle moglie dei propri contadini e sudditi. Una lezione di storia vivace che funziona. Perchè Barbero è un oratore davvero molto bravo. Intanto sceglie di fare la sua lezione partendo da esempi narrativi ben noti: un libro best-seller e un film. Riassume le storie ed evidenzia, nell'arco di tre minuti, la centralità dell'argomento che svilupperà. Lo ius primae noctis è spesso citato, nelle opere di narrativa e di cinema contemporaneo, come una delle angherie più comuni esercitate dai signori medievali nei confronti dei propri contadini. Ma è proprio così? Barbero parte da questo spunto, un'idea ben radicata nell'immaginario collettivo, e fa una vera e propria lezione di storia, di un'ora, in cui utilizzando sempre un linguaggio molto vivace e immediato, entra perfino nel metodo di ricerca storica. Arrivando a conclusioni inedite per chi ascolta. E spiegando nel dettaglio come si usano le fonti letterarie e storiche per trovare traccia e conferma delle varie teorie. Cita il Boccaccio e le novelle dell'epoca medievale, passa in rassegna altri documenti storici, spiega come il Medioevo venga raccontato dai testimoni del tempo così come da quelli delle epoche immediatamente successive. Barbero ha la grande capacità di citare e leggere in modo teatrale senza mai perdere rigore. La sua voce sale e scende, la lezione diventa quasi un monologo di teatro narrativo, eppure cita fonti, spiega come lo storico debba tenere in considerazione le fonti originali e debba saper leggere tra le righe. Arriva a spiegare come sia necessario confrontare, capire, contestualizzare. Se fosse una conferenza per storici probabilmente il registro sarebbe del tutto diverso: linguaggio tecnico, riferimenti molto puntuali alle edizioni dei vari testi. Colpisce di Barbero la capacità di essere così preciso e scorrevole senza fare troppe pause, senza leggere pedissequamente i propri appunti, senza tentennamenti né cadute di ritmo. Una conferenza preparata nei minimi termini, evidentemente. Provata e riprovata, sicuramente detta ad alta voce. O almeno così ci sembra, riascoltandone la versione pubblicata in video sul sito del festival.
Di altro registro ma altrettanto efficace è la lezione fatta dallo scrittore Davide Longo all'interno della rassegna Accenti del Festivaletteratura di Mantova 2014, dal titolo «Perché l'amore mente e ci piace così». Longo racconta al suo pubblico l'Otello di William Shakespeare. Lo fa utilizzando una narrazione molto immediata, al presente, riassumendo gli snodi principali della vicenda. Pur usando esplicitamente un linguaggio non sofisticato e attualizzando i dialoghi e la descrizione delle varie scene, Longo ripercorre le complicate questioni, le invidie e i risentimenti generati dal matrimonio segreto di Otello e Desdemona negli altri protagonisti della storia, soprattutto in Rodrigo e Jago, colui che tramerà e consumerà il tradimento alle spalle di Otello. Una storia, sottolinea Longo, che insolitamente inizia di notte e di notte si conclude. Piena di cose terribili, di razzismo esplicito, di passione cinica e fredda ma anche di poca intelligenza e di ingenuità manifesta di alcuni personaggi. Pur mantenendo questa immediatezza, e un dialogo che, diversamente dal registro adottato da Barbero, ha davvero il tono della conversazione tra amici, della storia raccontata in famiglia la sera (quando in famiglia si raccontavano le storie, probabilmente), talvolta inframmezzata da una battuta o da una domanda al pubblico per assicurarsi che lo segua, Longo fa comunque una analisi molto articolata. Sui meccanismi della narrazione, su come proprio la narrazione sia al centro della nascita del rapporto Desdemona e Otello, sulle motivazioni che fanno agire tutti i personaggi, sui sentimenti e le dinamiche umane che innescano le varie fasi della storia. Lo fa narrando e al tempo stesso utilizzando spesso esempi e riferimenti contemporanei. Addirittura confronta le scelte narrative di Shakespeare, la sceneggiatura e la descrizione dei personaggi, con scelte narrative, di retorica, di linguaggio che comuni nell'immaginario popolare di oggi, quindi immediatamente riconoscibili nelle produzioni televisive e nelle storie odierne. Immaginiamo che per gli studiosi puristi di Shakespeare questo racconto possa a tratti essere eccessivo, iperbolico, troppo popolarizzato. Eppure si porta il pubblico con sé, lo conquista, e al tempo stesso non rinuncia affatto a spiegare i meccanismi espliciti e reconditi, restituendo quindi la dimensione della tragedia shakespeariana come affresco delle umane vicende. Il fatto che il pubblico sia divertito e che si sia creata una forte connessione con il narratore, percepibile perfino in video, non è garanzia di qualità ma sicuramente è un indizio, dato il contesto in cui si svolge questa lezione, di una comunicazione che ha assolto il suo obiettivo: ha coinvolto, emozionato, divertito condividendo una riflessione e una analisi che ha più chance di sedimentare nei ricordi di chi ascolta che non una tradizionale lezione frontale priva di passione.
Immagine banner: Beato Angelico, “Il matrimonio della Vergine”, Wikimedia Commons