Come facciamo ad aiutare ragazzi e ragazze a rielaborare e recuperare le informazioni apprese a lezione? Un percorso articolato in quattro tappe, e coadiuvato da altrettante piattaforme digitali, ci suggerisce un modo innovativo ed efficace per farlo
Le ricerche nel campo delle neuroscienze ci dicono che per apprendere in modo duraturo ed efficace dobbiamo fare sforzi per richiamare alla mente (retrieval) le informazioni apprese. Come fare a supportare le attività di retrieval a lezione?
Vi propongo qui quattro attività semplici e efficaci che le autrici di Powerful Teaching, Pooja Agarwal e Patrice Bai, ci suggeriscono di proporre ai nostri studenti a lezione per aiutarli a rielaborare e recuperare l’informazione appresa. Anche in questo caso può risultare più efficace sperimentare gli approcci all’interno di una lezione segmentata per una più facile progettazione.
Numero 1: “Scaricare la mente”
Il nome inglese di questa attività è “Braindumps” e fa riferimento, con una metafora informatica, all’atto di scaricare dati e informazioni per metterle al sicuro. L’insegnante spiega un argomento e la classe ascolta, ma senza poter prendere appunti. Al termine della breve comunicazione, il/la docente lascia a studenti e studentesse alcuni minuti di tempo per scrivere tutto quanto ricordano. Il lavoro di stesura degli appunti può essere proposto individualmente, a piccoli gruppi o a coppie.
Per attuare questo tipo di attività non servono risorse e applicazioni digitali. È sufficiente dividere la classe in coppie - o piccoli gruppi - e chiedere a ogni persona o gruppo di completare e integrare gli appunti del compagno o degli altri gruppi. Durante lezioni in presenza, le attività per scaricare la mente si possono realizzare anche dinamicamente, facendo alzare in piedi i gruppi e invitandoli a girare, a rotazione, per completare i cartelloni con gli appunti sintetici dei loro compagni e compagne. Tuttavia, diventa più facile per il docente condurre la fase di restituzione e feedback formativo attraverso documenti condivisi in rete (Google Drive, Microsoft OneDrive e il meno noto Dropbox Paper che potete approfondire qui) o attraverso bacheche o lavagne collaborative.
In questa fase il consiglio è di sperimentare l’attività con uno strumento agile come per esempio Jamboard di cui trovate un tutorial qui.
Numero 2: le due cose
Nell’attività detta "due cose", dall’inglese "two things", l’insegnante chiede al termine della spiegazione di identificare i due concetti meglio compresi della lezione oppure i due su cui sono rilevate maggiori difficoltà.
A seconda del tipo di risposte, il/la docente può decidere di fornire ulteriori spiegazioni per risolvere i dubbi e difficoltà oppure - al contrario - nel caso sia stato tutto compreso, di chiedere per ciascuna delle "due cose" un esempio di applicazione legata alla realtà. Può anche chiedere ai diversi gruppi di confrontarsi tra loro e di accordarsi su un’unica coppia di cose da proporre all’insegnante.
Questa attività permette di abituare la classe a non focalizzarsi su un aspetto alla volta di un argomento di apprendimento e al contempo di allenare capacità di convergenza e di compromesso. Anche in questo caso la risorsa digitale più indicata e utile è una bacheca collaborativa, per esempio Padlet (che però fornisce gratuitamente solo 3 nuove bacheche oltre a quelle già eventualmente a disposizione) oppure la bacheca Neapord totalmente libera. La possibilità di impostare il voto dei contributi presenti sulla bacheca facilita la scelta delle "due cose" comuni all’intera classe.
Qui di seguito un video ripasso della bacheca Nearpod:
Numero 3: le guide per retrieval
Le guide per il retrieval, retrieval guides, sono schede di testo (con eventuali immagini) di tipo "cloze", ovvero con parti - frasi o parole - cancellate per generare spazi in cui inserire informazioni. Dopo aver ascoltato la lezione o letto un testo assegnato, gli studenti completano la scheda in breve tempo, individualmente o in piccolo gruppo.
Un esempio di retrieval guide
Il completamento deve avvenire senza consultare l’eventuale testo completo ed è di solito seguito da una discussione d’aula guidata dall’insegnante. Nel caso si predisponga in digitale, ottimo è il modello cloze test di Learning apps, ambiente ricco di attività interattive pronte o facilmente realizzabili a partire da un modello che potete ripassare qui.
Numero 4: Mini Test
L’ultima attività è il Mini Test. In questa attività, lezione dopo lezione, gli studenti e le studentesse predispongono schede con domande e brevi frasi di sintesi come risposta sui contenuti della lezione. Le schede sono una sorta di flashcard e possono essere realizzate individualmente, a coppie o in piccoli gruppi. Le domande si accumulano di lezione in lezione offrendo occasioni di retrieval anche su argomenti passati. A ogni lezione l’insegnante può attingere a una o più schede e riproporle alla classe per allenarla, per esempio, in vista di un esame di fine ciclo.
Il software più indicato per questa attività, fattibile tranquillamente anche con schede cartacee, è Quizlet di cui trovate una raccolta di videotutorial qui.
Molte possibilità che possiamo attuare anche per i nostri studi o letture personali. Anche alcune versioni di Kindle, il software di lettura di ebook, forniscono infatti la funzione di realizzare flashcard quando si legge.