Rafforzare il significato. O ribaltarlo.
Ma non è solo questo. Prendete questa frase di un grande scrittore italiano, Giorgio Manganelli: «E se, come ora, la distanza si distanzia, la lontananza si allontana, e la perdita si perde, si assenta l’assenza…». Sono tutte figure etimologiche, ma qui, al di là del gioco con i suoni e le radici, non c’è un semplice dare enfasi al discorso, renderlo più forte. C’è molto altro. Ragioniamoci su: una «assenza che si assenta» è ancora un’assenza? Se l’assenza si assenta, significa che non c’è più, dunque che chi era assente è ora presente. Allo stesso modo, chiedo, le cose che stanno in una lontananza che si allontana si fanno via via più lontane oppure più vicine? Se perdo una perdita, non è che per caso guadagno o vinco qualcosa? Dunque bisogna stare molto attenti alle parole e al loro etimo: spesso accostare lemmi con la stessa radice serve, anziché a dar lo forza, a contraddirne il significato. Crediti immagini: Apertura: “Books” di shutterhacks (su flickr) Box: Guido Gozzano (Wikipedia)