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Zerocalcare e la promessa della felicità

La generazione dei “perenni precari”, non solo dal punto di vista lavorativo ma anche sociale, affettivo e personale è raccontata magistralmente nei fumetti di Zerocalcare, da cui è stata tratta anche una serie, Strappare lungo i bordi.

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Un fenomeno transmediale

Zerocalcare è creatura e alter-ego di Michele Rech, classe 1983. Le tappe che lo hanno portato al successo sono ormai note. Dalla produzione di manifesti, copertine e fanzine legate ai centri sociali e alla musica indipendente fino al primo volume prodotto dal fumettista Makkox (La profezia dell’armadillo, 2011) e ai numerosi che lo hanno seguito, editi da Bao Publishing. Dal blog ai reportage da Iraq, Siria, Turchia, agli episodi di Rebibbia Quarantine (2020) durante il lockdown. E ancora, la serie Netflix Strappare lungo i bordi, cui seguirà nel 2023 Questo mondo non mi renderà cattivo. Un percorso che ha fatto tappa anche al cinema, con l’adattamento di La profezia dell’armadillo (Emanuele Scaringi, 2018) e al museo, con le mostre al Maxxi di Roma (2018) e alla Fabbrica del Vapore di Milano (2022).

Un vero e proprio universo narrativo che attraversa diverse forme mediali, senza perdere una coesione di fondo: i suoi personaggi (Zerocalcare, Secco, Sarah, Cinghiale, per citare solo alcuno dei più noti), le leggi e la sua contraddittoria coscienza (incarnata in primis dall’Armadillo). Un mondo articolato con una mappa precisa, dotata di un indiscutibile epicentro (Rebibbia), ma capace di estendersi secondo una geografia ideale (il Kurdistan, le carceri, Genova, …).

Ciascuna opera esiste autonomamente, ma nello stesso tempo si intreccia saldamente a tutti gli altri tasselli predisposti dall’autore, che vanno a delineare un tessuto stilistico e narrativo comune, ricorrente e insieme sempre capace di rinnovarsi. Ritornano i toni, in bilico tra lucidità dissacrante, nostalgia e tagliente autoironia. Si ripropongono i temi, dal racconto di una quotidianità individuale, che è in realtà spaccato di un preciso momento socio-culturale, all’impegno politico. Ritornano, con le loro storie private, i personaggi, che cambiano e (a volte) crescono da una storia all’altra. Dall’altra parte, si modificano i riferimenti di genere (il giallo, l’horror, il reportage, il racconto introspettivo, … ), varia l’impianto complessivo delle storie, si arricchiscono i  mezzi espressivi, dalla pagina scritta alla serie animata, fino ai muri di uno spazio espositivo.

Per approfondire:
“Ogni maledetto lunedì (su due)”, blog di Zerocalcare: https://www.zerocalcare.it/
Rebibbia Quarantine (2020): https://www.la7.it/ricerca?query=rebibbia+quarantine&op=Cerca
Come nasce il successo di Zerocalcare: https://fumettologica.it/2021/11/profezia-armadillo-fumetto-zerocalcare/
Un profilo di Zerocalcare su “The Comics Journal”: https://www.tcj.com/zerocalcare-an-introduction-to-italys-top-man-of-comics/
Il film La profezia dell’armadillo nelle storie di Zerocalcare: https://www.zerocalcare.it/2018/08/05/4-domande-con-cui-mi-state-a-assilla-sul-film-tratto-da-la-profezia-dellarmadillo/#more-1508

Io/noi

A tenere insieme tutta questa complessità è un narratore che dice “io”, impegnato in una ipertrofica narrazione autobiografica. Lo Zerocalcare a fumetti è insieme protagonista del racconto e onnipresente voce narrante che lo commenta nel suo farsi.

Un “patto autobiografico” (P. Lejeune) che percorre tutta la produzione di Rech e che si basa, quasi a mettere in discussione la fiducia che chi legge attribuisce istintivamente al narratore, su una sua dichiarata percezione di inadeguatezza esistenziale, oltre che sulla frammentazione della sua coscienza in una pluralità di voci eterogenee e contraddittorie.

Se infatti è l’Armadillo a rappresentare per eccellenza l’interiorità di Calcare, a esso si affiancano all’occorrenza molti altri personaggi che fanno parte del variegato retroterra del fumettista, dove cultura alta e pop si intrecciano senza soluzione di continuità, e che di volta in volta sono chiamati a interpretare i frammenti della sua identità: dal Maestro Yoda a George Pig, da Leonida del film 300 all’attivista Vandana Shiva, passando per il coccodrillo di Peter Pan e il regista Luis Buñuel.

Plurale e costantemente tormentato, l’io narrante di Zerocalcare fa da filtro a tutto ciò che racconta: gli eventi, le storie, le vicende quotidiane così come le lotte ideologiche sono lette attraverso il prisma soggettivo della sua personale esperienza del mondo.

Ed è proprio questa rinuncia programmatica all’oggettività il presupposto per cui l’“io” di Calcare diventa un “noi”. In primo luogo c’è un “noi” che lo stesso narratore evoca come parte imprescindibile del sé: quello del gruppo di amici e, in senso più ampio, di una collettività che si riconosce in un impegno politico e morale condiviso. Un passaggio sottolineato con la consueta autoironia nel primo episodio di Strappare lungo i bordi. Evocando il G8 come momento fondativo della propria storia, il narratore dichiara di aver preso «solo due schiaffi dalla forestale», ma «siccome non è una cosa che te fa sembra troppo reduce sopravvissuto, me faccio carico del dolore collettivo che è più dignitoso» (e. 01).

Per approfondire:
Lejeune P., Il patto autobiografico, Bologna, Il Mulino 1986
La serie Strappare lungo i bordi: https://www.netflix.com/it/title/81304528
Il gruppo di amici e la paura di crescere: Il matrimonio di un amico https://www.zerocalcare.it/2015/06/29/il-matrimonio-di-un-amico/#more-1188 

Consumi condivisi

Inoltre, come si è scritto spesso, una delle ragioni del successo di Zerocalcare è il riconoscimento collettivo con i modelli culturali di cui le sue vicende si alimentano, a partire dalla cultura popolare degli anni Ottanta e Novanta, dai cartoni animati giapponesi ai videogiochi, che hanno avuto un impatto tanto potente sull’immaginario di chi era giovane allora.

Un’evocazione di abitudini di consumo condivise velata insieme di ironia e nostalgia, capace di cogliere, nel bene e nel male, il segno che storie e personaggi hanno lasciato nell’identità (come nella bellissima storia su quello che hanno insegnato i Cavalieri dello Zodiaco). Dietro il profluvio di riferimenti a prodotti mediali e pratiche di consumo, diventa palese come le logiche e le politiche dell’offerta culturale si inscrivano in un più ampio contesto socio-economico, e che in tale quadro concorrano alla costruzione dell’immaginario di chi lo abita. Al di là dell’esperienza concreta di una generazione, quella che traspare in senso più ampio è la consapevolezza di come i prodotti culturali che ci vengono proposti, e i luoghi e gli spazi attraverso cui circolano, facciano parte dell’impalcatura attraverso cui impariamo a concepire e costruire il nostro posto nel mondo. Essi contribuiscono infatti a disegnare una promessa sul presente e soprattutto sul futuro che, nel caso della generazione di Calcare, è stata totalmente disattesa.

Per approfondire
Riferimenti culturali generazionali: “iggiovanidoggi” https://www.zerocalcare.it/2012/07/23/iggiovanidoggi/ 

La promessa (disattesa) della felicità

Vivere infanzia e adolescenza tra gli anni Ottanta e Novanta significava percepire il benessere come dato quasi innato e apparentemente inscalfibile, lasciarsi catturare dall’effervescenza di una cultura popolare che strabordava dagli schermi televisivi, assorbire le grandi aspettative di genitori abituati a vedere le cose migliorare da una generazione all’altra. La felicità era una garanzia che aveva il sapore di abbondanza e divertimento, sicurezza lavorativa, stabilità economica, realizzazione di sé e dei propri sogni.

Ma se i contenuti di questi concetti sono collassati su sé stessi, le etichette sono rimaste come un traguardo ormai vuoto. Come i bordi da cui prende il titolo la serie, che definiscono i contorni di un’identità così come la si immaginerebbe, integra e realizzata: sono stati tratteggiati con estrema precisione, ma nessuno ha avvisato che non c’erano le condizioni per seguirli senza sbavature. Eppure, tale struttura mantiene talmente tanta importanza che Zerocalcare, e molte persone come lui, hanno la tentazione di procedere piano, per non rischiare di sbagliare, o addirittura di fermarsi in una perenne adolescenza.

Le vicende di Zerocalcare e del suo gruppo sono espressione di un mondo fatto di precariato, fragilità economica, vulnerabilità sociale, stallo emotivo, che gravano sull’esistenza come una spada di Damocle. Anche i sogni più tenaci, come quello di Sarah per l’insegnamento, si sgretolano di fronte alla precarizzazione del lavoro, il fallimento dei tentativi di migliorare la propria condizione, l’impossibilità di conquistare la propria autonomia, economica ed esistenziale. Il tutto mentre la felicità degli altri, vista da fuori, sembra impeccabile.

“Chi è felice è complice”, recita lo screensaver di Zerocalcare in Strappare lungo i bordi, riprendendo una vignetta del fumettista Maicol & Mirco. Non si tratta dell’invidia di chi sa che quel tipo di felicità, fatta di pienezza e realizzazione, è una narrazione di cui non riuscirà mai a essere protagonista. È la consapevolezza di chi capisce a sue spese che la felicità è un concetto stratificato, che solo in parte dipende da un approccio individuale alle cose: è un’intera impalcatura sociale, economica e culturale a definirla e renderla possibile – o impossibile.

La felicità, quella vera, forse non si chiama nemmeno così. Forse ciò che conta, nell’universo di Zerocalcare e nel nostro, è portare a casa la pelle e tenere insieme i pezzi, del sé e della propria vita, senza perdere la propria, pur frammentata, coscienza morale. E soprattutto, lo riafferma ogni opera del fumettista romano, tenere insieme il gruppo, quel “noi” che si aggrega per ragioni esistenziali, affettive, ideali, e che è condizione necessaria per la piena esistenza dell’“io”.

Per approfondire
La tentazione di fermarsi in una perenne adolescenza: “La paura più grande” https://www.zerocalcare.it/2015/04/07/la-paura-piu-grande/

(Crediti immagine: Pixabay)

Fig.1.jpg

La luce della speranza (Macerie Prime - sei mesi dopo, p. 48), Bao publishing

Fig.2.jpg

La crisi (Macerie Prime - sei mesi dopo, p. 47), Bao publishing

Fig.3.jpg

Portaspade di Damocle (da La profezia dell'armadillo, p. 58), Bao publishing

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