La perplessità è uno stato d’animo dalle molte sfaccettature. Si tratta di una parola molto legata a Italo Calvino, utilizzata spesso per descrivere alcuni suoi atteggiamenti e modi di scrivere: una perplessità che è più di un’attitudine, è quasi un atteggiamento sistematico, che ha caratterizzato soprattutto la parte finale della sua produzione letteraria. La perplessità arricchisce il lessico, perché esalta le sfumature.
Francesca Dragotto illustra l’etimologia e le origini del moderno lemma “perplessità” e illustra due fonti per stimolare indagini e approfondimenti sulla parola e sulla famiglia lessicale. La primo è il GDLI, il Grande Dizionario della Lingua Italiana, spesso citato nella rubrica “Sentieri di parole”; il secondo è il Nuovo De Mauro, consultabile anche in una versione ridotta sul sito del periodico Internazionale.
Il sentiero linguistico avviato dal sostantivo calviniano “perplessità” si conclude con un verbo che sembra esporre l’azione dell’essere perplessi, ovvero “perplimere”. Un verbo inventato dal comico Corrado Guzzanti, che nella trasmissione Avanzi interpretava il personaggio di Rocco Smitherson. Proprio Smitherson-Guzzanti è stato colui che ha utilizzato per primo il bizzarro verbo “perplimere”: un’espressione entrata nell’uso comune, e che ha portato l’Accademia della Crusca a offrire un’analisi del lemma.
Clicca qui per leggere il lemma “perplessità” sul Nuovo De Mauro
Clicca qui per leggere l’analisi di “perplimere” sull’Accademia della Crusca
Clicca qui per vedere un video di Corrado Guzzanti nei panni di Rocco Smitherson: l’uso della parola “perplimere” arriva al minuto 2.57
Crediti immagine: Pixabay