Cosa c’entra l’azione di raccogliere con l’intelligenza? Il verbo latino “lego” è la radice del termine italiano “intelligenza” e “lego” vuol proprio dire “raccogliere”.
Come spesso accade nei Sentieri di parole, l’etimologia non è solo un approfondimento lessicale, ma racconta una storia e mostra azioni molto concrete. L’intelligenza è raccogliere: informazioni sensoriali, esperienze, concetti, che la nostra mente rielabora e sfrutta al fine di svilupparsi pienamente e conoscere il mondo, fare previsioni, sviluppare comportamenti e teorie anche estremamente complicate.
Il concetto di raccolta si trova anche in altre parole che hanno in “leg-” una radice: è il caso del termine “leggere” – che cos’è, la lettura, se non una raccolta di storie, personaggi, emozioni, azioni – ma anche “legione”, “collezionare”, “sacrilego”, ovvero colui che raccoglie le cose sacre e poi le ruba.
Il verbo “lego” descrive soprattutto azioni proprie di un ambito agricolo: si descrivono azioni come raccogliere i frutti della terra, di braccia protese e di mani che afferrano piante e rami. Queste azioni rappresentano l’origine del termine che oggi nell’italiano moderno designa la facoltà intellettiva, una facoltà che attraverso una raccolta certosina di informazioni – che, nella metafora, sono i frutti dei campi del verbo “lego” – consente all’essere umano di sviluppare una capacità unica e, a quanto ne sappiamo, peculiare in tutto il regno animale.
Ma ultimamente non peculiare solo dell’essere umano: i progressi dell’intelligenza artificiale rivelano che anche le macchine sanno raccogliere informazioni e sfruttarle per sapere cose sul mondo, ovvero apprendere e comprendere.
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