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3. I GOVERNI DELLA XVI LEGISLATURA: BERLUSCONI (2008-2011) E MONTI (2011-2013)

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Una legislatura, due governi, molte trasformazioni. La Legislatura inaugurata dalle elezioni del 2008 ha visto succedersi due governi: il governo Berlusconi (2008-2011) e il governo Monti (2011-2013). Al contempo, nel suo corso sono giunte a maturazione radicali trasformazioni della mappa dell’Italia politica, che dovevano poi emergere, dopo alcune avvisaglie, nelle elezioni del 2013.
Il governo Berlusconi. Il governo Berlusconi fu ancora del tutto simile ai precedenti governi di centrodestra della «seconda Repubblica». Dotato inizialmente di una solida maggioranza alla Camera e al Senato, esso si insediò proprio mentre la crisi economica iniziata negli Stati Uniti nel 2007-2008 stava cominciando ad affacciarsi in Europa. Da allora, tuttavia, dovevano trascorrere quasi tre anni prima che la crisi investisse in modo diretto il nostro Paese. Tre anni in cui il centrodestra riprese le sue tradizionali ricette di governo. A partire dal 2011, quando – lo vedremo – l’esecutivo era già stato indebolito da clamorosi dissidi interni al Pdl, la crisi divenne invece l’emergenza primaria. Nell’estate di quell’anno, infatti, l’Italia cominciò a entrare nel mirino delle agenzie internazionali di rating come paese sostanzialmente inaffidabile. A luglio lo spread cominciò a impennarsi, rendendo sempre più spuntata l’arma del debito pubblico come strumento per finanziare il deficit e porre un argine alla crisi che, dal canto suo, aveva ormai investito l’econo­mia reale. Com’era accaduto anche in altri paesi dell’eurozo­na, l’Unione europea prese allora a esercitare fortissime pressioni affinché il Paese varasse politiche di rigore, manifestando il suo scetticismo nei confronti dell’ese­cutivo in carica. Una lettera della Banca centrale europea (Bce) inviata il 5 agosto, in via riservata, al governo italiano, a firma di Jean-Claude Trichet e Mario Draghi, indicava con estrema durezza quali misure il Paese avrebbe dovuto adottare «immediatamente» per uscire dalla crisi. Era l’inizio di un commissariamento di fatto del governo e dei suoi ultimi convulsi «cento giorni». In questo quadro Berlusconi, con una maggioranza ormai vacillante, dopo il varo della Legge di stabilità diede le dimissioni il 12 novembre 2011. Gli subentrò, per iniziativa del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, un governo «tecnico» guidato da Mario Monti.
Il governo Monti. Entrato in carica con uno spread fuori controllo, il governo Monti mise in atto le dure «direttive» dell’Eu­ropa con una serie di provvedimenti blindati da continue richieste di fiducia a un Parlamento di fatto ridotto all’impo­ten­za. Furono quattro le sue principali linee di intervento: un significativo aumento della pressione fiscale, una altrettanto rilevante riduzione della spesa pubblica, una controversa riforma del sistema pensionistico e una ancor più contestata riforma del mercato del lavoro, entrambe legate al nome del ministro del Welfare Elsa Fornero. Le riforme permisero di rimettere un qualche ordine nei conti pubblici e di ristabilire la fiducia dei mercati e dell’Ue nell’Italia. Al tempo stesso, però, esse non riuscirono ad attivare significative spinte alla crescita. Al contrario, strinsero il Paese in una spirale di austerità e recessione dai pesantissimi costi sociali. Sul piano politico il governo Monti, anche per le modalità del suo operare, contribuì ad acuire la disaffezione dei cittadini per la politica e il risentimento verso l’Europa e le sue istituzioni, a partire dalla moneta unica, coinvolgendo in questo clima di sfiducia gli stessi partiti che lo avevano sostenuto, il Pd e il Pdl. Non è quindi un caso che, alla vigilia delle elezioni, abbia iniziato a consumarsi il divorzio tra i tecnici e la politica.
Le dimissioni del governo Monti. Fu il Pdl, il 6 dicembre 2012, a togliere il proprio sostegno al governo. Dopo l’approvazione della Legge di stabilità, dunque, il premier il 21 dicembre diede le dimissioni, rimanendo in carica sino alle elezioni per la nuova Legislatura. Il 28 dicembre, egli annunciò la propria decisione di candidarsi alle elezioni. E il 4 gennaio 2013 presentò il proprio movimento, Scelta civica. Si chiudeva in questo modo l’anomala avventura del «governo tecnico».

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