I pompieri al lavoro dopo un attentato in Nigeria. (AFT Press. Immagine tratta dal canale flickr di Diariocritico de Venezuela)
Sono molteplici e sempre più gravi gli attentati – talora veri e propri massacri di centinaia di persone – messi a segno Boko Haram dal 2009 a oggi. I suoi bersagli privilegiati sono chiese cristiane, moschee, scuole, caserme, mercati, luoghi pubblici, edifici e personale civile e militare del governo, talora cittadini stranieri. In alcuni casi, per dare maggiore risonanza alle sue azioni, esso ha preso di mira obiettivi «internazionali» particolarmente visibili. Così, ad esempio, nell’agosto 2011, poco tempo dopo la vittoria del cristiano Goodluck Jonathan alle elezioni presidenziali, quando i terroristi riuscirono a sventrare con un’autobomba il quartier generale delle Nazioni Unite nella capitale del paese, Abuja, provocando 18 morti e svariate decine di feriti.
Le tecniche adottate da Boko Haram per seminare morte e terrore sono brutali. Nella maggior parte dei casi si tratta di assalti con armi da guerra, che portano a vere e proprie uccisioni di massa. L’ultima e forse la più grave di queste stragi si è consumata nella città e nei dintorni di Baga all’inizio di gennaio 2015 – grosso modo negli stessi giorni degli attentati di Parigi – e ha provocato centinaia di morti, secondo alcune stime addirittura duemila. Spesso i miliziani utilizzano esplosivi e autobombe. Non esitano inoltre a ricorrere ad attentatori suicidi, talora giovani o addirittura bambini, non di rado del tutto ignari della propria «missione». In diverse occasioni sono state effettuate raccapriccianti decapitazioni di ostaggi, riprese a video e poi diffuse via internet, con una strategia mediatica molto simile a quella adottata dall’IS, compresi i videomessaggi minacciosissimi e tecnicamente sempre più sofisticati di Shekau. In altri casi sono stati effettuati rapimenti di massa, tra i quali ha suscitato particolare impressione a livello mondiale quello di 276 studentesse (per lo più cristiane) di una scuola della cittadina di Chibok, nello Stato di Borno, messo a segno nell’aprile 2014.
Un’emergenza globale
Sebbene vi siano ampi margini di incertezza, si calcola che ad oggi (maggio 2015) le vittime delle violenze perpetrate da Boko Haram siano circa 14.000. Una cifra spaventosa. Se ad esse si aggiunge il gran numero di sfollati dai villaggi e dalle città che i miliziani hanno letteralmente distrutto o posto sotto il proprio controllo – pare siano quasi un milione di persone – le dimensioni della tragedia che sta oggi vivendo la Nigeria appare in tutta la sua drammaticità.
Boko Haram, tuttavia, non rappresenta soltanto un’emergenza locale. I rapporti che ha stretto con altri movimenti jihadisti in Africa e in Medio Oriente, in particolare con l’IS di al-Baghdadi, e la sua dichiarata aspirazione a dar vita a uno Stato islamico nei territori da esso controllati e amministrati mostrano in modo sufficientemente chiaro che Boko Haram è parte di una minaccia assai più ampia e articolata con cui dovrà confrontarsi nei prossimi anni l’intera comunità internazionale.
Boko Haram (maggio 2015)
Approfondimento su Boko Haram, il gruppo terroristico di stampo islamista che opera da diversi anni tra il nord-est della Nigeria, il Camerun, il Ciad e il Niger