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Storia di oggi

Un punto caldo: lo stretto di Hormuz

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Lo stretto di Hormuz mette in collegamento il golfo Persico con l’oceano Indiano; vi transitano circa 17 milioni di barili di greggio al giorno (il 20 percento del fabbisogno mondiale di petrolio) e questo ne fa uno dei punti strategicamente più importanti del mondo. Fin dal 1980, quando fu enunciata la “dottrina Carter” dopo l’invasione sovietica dell’Afghanistan e la rivoluzione islamica in Iran, una limitazione alla libertà di transito nello stretto di Hormuz è considerato dagli Stati Uniti come un attacco diretto ai loro interessi vitali.

La tensione internazionale che si è creata negli ultimi anni intorno alla questione del progetto nucleare dell’Iran ha portato in primo piano quel braccio di mare: il 27 dicembre 2011 il vicepresidente iraniano Mohammad Reza Rahimi ha dichiarato che l’Iran è pronto a chiudere lo stretto come risposta all’embargo americano sulle esportazioni del greggio iraniano. E’ stata ventilata anche la minaccia di ostacolare il transito della flotta americana nel Golfo e sono state programmate esercitazioni militari. Molti osservatori ritengono che si tratti di minacce non attuabili, ma resta il fatto che le condizioni economiche dell’Iran sono difficili e la pressione internazionale è forte.

L’embargo sul petrolio iraniano è stato deciso alla fine di gennaio 2012 anche dall’Unione europea, è entrato in vigore a luglio e sarà mantenuto fino a che non riprenderanno le trattative sul programma nucleare dell’Iran. Attualmente gli stati dell’UE acquistano circa un quinto del petrolio iraniano. Sulle modalità e le implicazioni dell'embargo, vedi articolo Euronews.
hormuz

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