il 12 ottobre 2012 il Comitato per l’assegnazione del premio Nobel per la Pace designa l’Unione europea come vincitore. La consegna ha luogo il 10 dicembre a Oslo.
Nella motivazione si afferma che “l’Unione europea e i suoi membri per oltre sei decenni hanno contribuito al progresso della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa. (…) La sofferenza terribile patita durante la seconda guerra mondiale ha dimostrato la necessità di una nuova Europa. Oggi un conflitto fra Berlino e Parigi è impensabile. (…) La caduta del muro di Berlino ha reso possibile l’ingresso a numerosi paesi dell’Europa centrale e orientale, aprendo una nuova era nella storia d’Europa. (…) L’Unione europea sta affrontando una difficile crisi economica e forti tensioni sociali. Il comitato per il Nobel vuole concentrarsi su quello che considera il più importante risultato dell’UE: l’impegno coronato da successo per la pace, la riconciliazione e per la democrazia e i diritti umani. Il ruolo di stabilità giocato dall’Unione ha aiutato a trasformare la gran parte d’Europa da un continente di guerra a un continente di pace.” (trad. in Corriere della Sera, 13 ottobre 2012)
Accanto alle scontate manifestazioni di soddisfazione dei rappresentanti delle istituzioni europee e di molti capi di governo, spiccano anche alcuni commenti negativi dei capi di partiti euroscettici, come il leader dell’estrema destra in Olanda e in Francia, e il silenzio del primo ministro inglese Cameron.
Alcuni commentatori mettono l’accento sul fatto che, insieme all’UE come istituzione, il premio va ai 502 milioni di abitanti dei 27 paesi che ne fanno parte. Altri, soprattutto fuori dall’Europa, attribuiscono il lungo periodo di pace assicurato all’Europa più agli equilibri militari passati e presenti che a un’attiva politica europea. Resta il fatto che, con tutti i suoi limiti, il processo d’integrazione europea ha allargato lo spazio dei diritti umani e creato le condizioni perché le tensioni sociali e politiche non portino a pericolose avventure militari.
La motivazione del premio chiarisce, ad ogni modo, che lo sguardo è rivolto al passato: a quanto è stato fatto in sei decenni dalle istituzioni comunitarie per ampliare lo spazio di pace nel continente. Non c’è, in questa motivazione, uno sguardo alla politica dell’Unione nei teatri di crisi e di conflitto.