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Le lingue impossibili. Il grande scandalo della Natura

Che cosa sono le lingue impossibili? Il professor Andrea Moro racconta come la linguistica abbia imparato a indagare e a definire i limiti del linguaggio umano utilizzando gli strumenti di ricerca scientifica più avanzati.

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Il linguista e neuroscienziato Andrea Moro, docente all’Istituto Universitario di Studi Superiori di Pavia, allievo del linguista americano Noam Chomsky, presenta nel video che segue i suoi studi sulle cosiddette lingue impossibili, da lui definite anche una sorta di “grande inganno della natura”.

Ma che cosa sono le lingue impossibili? E cosa ci dicono sulle capacità intellettive dell’essere umano, sul funzionamento del cervello e sul nostro modo di esprimerci e di capirci?

Il ruolo della sintassi

Moro parte dalla sintassi. Essa è una sorta di impronta digitale del linguaggio umano ed è la capacità di generare significati cambiando gli elementi che compongono una frase. Una delle caratteristiche più sorprendenti della sintassi (o grammatica) è che essa è indipendente dal significato e anche dalla logica. La sintassi contribuisce a generare il significato di una frase (es. “Caino uccise Abele” vuol dire una cosa contraria rispetto a “Abele uccise Caino”). 

Questo ci dà la possibilità di dire e scrivere frasi senza senso come

“Questo cerchio è triangolare”

ma anche frasi senza alcun significato, come

“Il gulco gianigeva le brale”.

Non sappiamo cosa sia un “gulco”, né cosa significhi “gianigere”, né cosa sia una “brala”, ma grazie al potere della sintassi potremmo tranquillamente rispondere alla domanda “Chi gianigeva le brale?”.  

Il grande scandalo della Natura

Il grande scandalo della Natura, come lo chiama Moro, è che il linguaggio nasce in oggetto fisico, il cervello, ma sembra essere sfuggente rispetto all’oggetto che lo genera. Uno dei cardini della scienza galileiana e newtoniana è che, note le condizioni di partenza, un sistema fisico può essere sempre prevedibile.

Per esempio: se lascio andare una sfera lungo un piano inclinato, potrò sempre prevedere il comportamento della sfera, come la sua velocità, la sua posizione, quanto tempo impiegherà ad arrivare in fondo al piano.

Al contrario, nessuna espressione linguistica è davvero prevedibile. Non sappiamo mai con assoluta certezza quale parola o quale frase ascolteremo da un interlocutore, e forse non sappiamo mai davvero nemmeno quale parola useremo noi stessi. Questa natura così sfuggente del linguaggio fu tra i motivi che indussero il filosofo Cartesio a postulare l’esistenza di due realtà: una fisica, misurabile, e una intellettiva, che pensa (e parla, negli esseri umani).

Tuttavia, la libertà del linguaggio non è totale: questi limiti sono posti dalla grammatica. Lo studio dei limiti del linguaggio è uno dei principali programmi della linguistica contemporanea, in particolare del linguista americano Noam Chomsky.

Dal momento che ci sono dei limiti imposti dalle regole grammaticali, possiamo immaginare che esistano lingue impossibili. 

Lingue impossibili e neuroimaging

Nel video, Andrea Moro illustra i suoi studi sulle lingue impossibili realizzati con gli strumenti scientifici di indagine del cervello, come per esempio le tecniche di neuroimmagine.

Moro e i ricercatori hanno inventato delle vere e proprie lingue: alcune di queste erano lingue possibili, ovvero rispondevano alle regole che conosciamo (per esempio la regola delle scatole, una regola presente in tutte le lingue conosciute) mentre altre erano lingue impossibili, ovvero presentavano frasi che violavano appositamente le regole note.

Hanno poi sottoposto queste lingue inventate a persone scelte per l’esperimento. In presenza di lingue possibili, i partecipanti diventavano via via sempre più bravi e capaci di capire le lingue inventate ma possibili. Inoltre, i cervelli di queste persone mostravano un maggiore afflusso di sangue nell’area di Broca, la zona del cervello deputata al linguaggio.

Di fronte a lingue impossibili, invece, il cervello reagisce in modo del tutto diverso: l’afflusso del sangue verso l’area di Broca è decisamente minore. Più il soggetto apprende “regole impossibili”, più il cervello inibisce i circuiti naturali del linguaggio.

La scoperta conferma la correttezza delle intuizioni che Chomsky aveva elaborato sin dagli anni Cinquanta e dimostra che la carne, ovvero il cervello, pone un limite naturale al linguaggio degli esseri umani.


Crediti immagini: Pieter Bruegel il Vecchio, La grande torre di Babele, 1563. Olio su tavola, 114×155 cm. Vienna, Kunsthistorisches Museum (Wikipedia)

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