Qui di seguito due contenuti per conoscere meglio il digiunatore Giovanni Succi: questo è un articolo del CICAP, questo del materiale dal sito del Comune di Scandicci
La nobile arte del digiuno
Ma come si fa a digiunare e a rendere tutto questo uno spettacolo? Tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, i circhi e i varietà mettevano in mostra, per il diletto del pubblico di ogni età, una serie di bizzarrie e stranezze che attiravano folle entusiaste: uomini volanti, albini, donne barbute, membri di tribù esotiche catturati nei loro Paesi e trapiantati nel centro dell’Europa e dell’America, nani, individui deformi o altissimi, sgorbi, gemelli siamesi. I freak show attiravano il pubblico borghese, che accorreva in massa a osservare questi esemplari umani ridendone e provando allo stesso tempo disgusto e incredulità: non era possibile che esistessero dei tipi umani del genere, eppure erano lì. Naturalmente, spesso si trattava di un’illusione, di un trucco, ma la cosa importante era che si considerava una forma tra le più alte dell’intrattenimento popolare la semplice messa in scena della deformità e dei limiti umani. Così, costantemente monitorati dai medici, i digiunatori trascorrevano le giornate seduti, senza poter mai uscire dalle gabbie di vetro sorvegliate giorno e notte dove erano esposti, e non dovevano fare altro che non mangiare. Digiunare era un mestiere, una forma di spettacolo. A poco a poco, nel Novecento, l’interesse per questo tipo di spettacolo privo di qualunque forma di spettacolarità andò scemando, ma nel nuovo secolo ci fu almeno un personaggio fortemente attratto dall’arte del digiuno: Franz Kafka.
Letteratura e cibo: clicca qui per vedere un video tratto dal sito Rai Letteratura
…e il loro contrario: i mangiatori folli
Eppure la letteratura moderna comincia con delle pantagrueliche abbuffate: nel Gargantua e Pantagruele (pubblicato a partire dal 1532), opera capitale di Rabelais che racconta le vite di giganti che ospitano interi villaggi nella dentatura, disquisiscono su ogni cosa in modo coltissimo e sarcastico e visitano luoghi fantastici pieni di creature mostruose, l’assunzione di cibo è uno dei motori della narrazione. Alla nascita, Gargantua deve essere allattato ogni volta con il latte di 17.913 mucche, e per pagine e pagine Rabelais si diverte a descrivere gli impressionanti banchetti (da cui, appunto, l’aggettivo pantagruelico) che i giganti allestiscono ingurgitando migliaia di litri di vino, mangiando anche per molti giorni di seguito e condendo i loro pasti con un’allegria triviale e colta al tempo stesso.
Clicca qui per vedere uno slideshow delle illustrazioni di Gargantua e Pantagruele del grande illustratore Gustave Doré
«L'autore dovrebbe considerare se stesso non come un gentiluomo che offra un pranzo in forma privata o d'elemosina, bensì come il padrone d'una taverna aperta a chiunque paghi. Nel primo caso, colui che invita offre naturalmente il cibo che vuole, e quand'anche questo sia mediocre e magari sgradevole ai loro gusti, gli ospiti non debbono protestare; ché l'educazione impone loro d'approvare e lodare qualunque cosa venga loro posta dinanzi. Proprio il contrario accade al padrone d'una taverna. Quelli che pagano vogliono dar soddisfazione al proprio palato, anche quando questo sia raffinato e capriccioso, e se non è tutto di loro gusto, si sentono in diritto di criticare, di protestare, d'imprecar magari contro il pranzo, senz'alcun ritegno». È così che Henry Fielding, scrittore inglese tra i padri del romanzo moderno, apriva, nel 1949, il suo romanzo più celebre, il Tom Jones. La metafora della letteratura come banchetto allestito per i lettori è diventata molto famosa e citata, perché attraverso quest’immagine, per la prima volta, Fielding metteva su pagina il cosiddetto “patto narrativo”, ovvero il tacito accordo che, a ogni nuovo libro, l’autore e il lettore implicitamente stipulano.
Clicca qui per leggere un articolo sul patto narrativo dal blog "Collettanea"
Immagine di apertura: illustrazione dell'infanzia di Pantagruele di Gustave Doré (via Wikimedia Commons)
Immagine del box: illustrazione di Pantagruele di Gustave Doré (pubblico dominio, via Wikimedia Commons)